infuria la polemica

Morto dopo essere stato fermato con il taser: è il terzo caso in un solo mese

La Procura apre un fascicolo, mentre il caso riaccende le polemiche già esplose dopo i decessi di Olbia e Genova

Morto dopo essere stato fermato con il taser: è il terzo caso in un solo mese

Un uomo di 42 anni, Claudio Citro, è deceduto ieri mattina, 15 settembre 2025, all’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia poco dopo un intervento della polizia in cui era stato utilizzato un taser per immobilizzarlo.

Per la terza volta, in un mese, un uomo colpito col taser è morto. Durante l’estate due episodi ravvicinati in sardegna e Liguria avevano acceso il dibattito sull’opportunità di dotare le Forze dell’ordine dello strumento, che in realtà viene utilizzato (o dovrebbe esserlo) nel rispetto di rigidi protocolli operativi.

Reggio Emilia, muore dopo essere stato fermato con il taser

Secondo le prime ricostruzioni, intorno alle 5:30 Citro, già noto alle forze dell’ordine e con precedenti per usura ed estorsione, avrebbe dato in escandescenze nella frazione di Massenzatico, spaventando anche diverse persone. Pare che il 42enne avesse dormito a casa del padre, nei paraggi, per poi lanciarsi all’alba, scalzo e fuori controllo, dal primo piano dell’abitazione di famiglia. Testimoni riferiscono di averlo visto tirare un pugno contro il defibrillatore in dotazione di un locale in quei minuti di follia; chi l’ha incrociato, parla di una persona fuori di sé, in evidente stato confusionale.

Gli agenti intervenuti sul posto hanno tentato di contenerlo ricorrendo alla pistola elettrica. Dopo il colpo, l’uomo si è accasciato a terra: immediato l’arrivo dei sanitari del 118 che hanno tentato a lungo di rianimarlo, senza successo.

La Procura di Reggio Emilia ha aperto un fascicolo per chiarire le circostanze dell’accaduto. Verranno acquisiti i rapporti della pattuglia intervenuta, così come i risultati degli accertamenti della polizia scientifica. Saranno inoltre disposti esami tossicologici per verificare se Citro avesse assunto alcol o sostanze stupefacenti.

Il sostegno del sindacato di polizia

Sul caso è intervenuto il SIULP di Reggio Emilia, che ha espresso solidarietà al collega coinvolto nell’operazione:

“Siamo convinti che l’intervento sia avvenuto nel rispetto delle procedure e che l’uso del taser sia stato dettato da una situazione di estrema necessità”, si legge nella nota. Il sindacato ha ribadito il sostegno all’impiego dello strumento come alternativa meno letale rispetto alle armi da fuoco, sottolineando al tempo stesso il dolore per la morte dell’uomo e la vicinanza alla sua famiglia.

Che cos’è il taser e i rischi connessi

Il taser, acronimo di Thomas A. Swift’s Electric Rifle, è un’arma non letale in dotazione alle forze di polizia di diversi Paesi, pensata per immobilizzare temporaneamente una persona attraverso una scarica elettrica. In Italia il suo utilizzo è regolato da protocolli stringenti: prima del lancio dei dardi, l’operatore deve avvisare il soggetto mostrando il dispositivo e, se possibile, utilizzare un “warning arc”, ossia una scarica di avvertimento.

Reggio Emilia, muore dopo essere stato fermato con il taser: terzo caso in un mese
Il taser

Pur considerato uno strumento meno pericoloso rispetto alle armi da fuoco, il taser non è privo di rischi: nei soggetti con patologie cardiache, in stato di alterazione da alcol o droga, o particolarmente debilitati, la scarica può provocare aritmie gravi e, in rari casi, arresto cardiaco.

In caso di portatori di pacemaker, l’impulso del taser potrebbe interrompere il battito cardiaco per 10-15 secondi, con conseguenze gravi. Tuttavia, ci sono pochi dati disponibili e le uniche ricerche provengono dagli Stati Uniti, dove l’arma è comunemente utilizzata dalla polizia. Questi studi confermano che la corrente del taser arriva al cuore già attenuata dalla pelle, dai muscoli e dal grasso, ma che comunque un rischio minimo di mortalità cardiaca esiste.

I precedenti e le polemiche

La vicenda di Reggio Emilia riporta alla memoria altri episodi controversi legati all’uso del taser. Nel luglio 2024 un uomo era morto a Bolzano dopo essere stato colpito durante un intervento dei carabinieri.

Nell’agosto di quest’anno due casi ravvicinati avevano acceso il dibattito politico: il 16 agosto un 57enne è deceduto a Olbia dopo un fermo dei carabinieri, mentre il giorno successivo, a Genova, un 47enne ha perso la vita in circostanze simili. In entrambi i casi le Procure avevano disposto l’iscrizione degli agenti coinvolti nel registro degli indagati e l’autopsia sui corpi delle vittime.

Gli episodi avevano diviso il fronte politico. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva difeso l’utilizzo del taser, definendolo “strumento imprescindibile per evitare l’uso delle armi da fuoco” e respingendo come “pregiudiziali e infondate” le critiche contro le forze dell’ordine.

Reggio Emilia, muore dopo essere stato fermato con il taser: terzo caso in un mese
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

Anche il vicepremier Matteo Salvini aveva espresso pieno sostegno ai carabinieri, invitando a “non prendersela con chi difende sé stesso e i cittadini”.

Di tutt’altro avviso alcuni esponenti del centrosinistra. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo (Pd), aveva escluso la dotazione del taser alla polizia municipale, sostenendo che la priorità dovesse essere l’aumento degli organici e la presenza capillare sul territorio piuttosto che l’introduzione di nuove armi.

A Pavia, dove l’anno scorso la giunta di centrosinistra aveva sospeso l’utilizzo del taser, è stato introdotto il bolawrap. Si tratta di un laccio telecomandato con una velocità di 160 metri al secondo, capace di avvolgere gambe o addome di soggetti considerati pericolosi da una distanza tra i 3 e gli 8 metri.

L’assessore Rodolfo Farini lo ha presentato come “uno strumento di coazione decisamente meno pericoloso del taser”.

Indagini in corso

Ora sarà la magistratura reggiana a stabilire se la morte di Claudio Citro sia stata una conseguenza diretta dell’utilizzo del taser o se abbiano inciso altre condizioni, come un eventuale stato di alterazione psicofisica.

Nel frattempo, la vicenda è destinata a riaccendere il confronto sull’opportunità e sui limiti di questo strumento nelle operazioni di polizia.

“Questa notte a Reggio Emilia i colleghi della volante, per fermare una persona in forte stato di agitazione e con precedenti penali, sono stati obbligati a utilizzare il taser, purtroppo dopo l’intervento la persona è deceduta. Ora auspichiamo che prima delle consuete, sterili polemiche si attendano gli esiti degli accertamenti, che siamo sicuri verranno effettuati con la massima attenzione e oculatezza. Che sia fatta chiarezza sulle cause del decesso è interesse di tutti”. Lo ha affermato il Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni.