Picchiato dal collega di lavoro per avergli detto di mettersi le scarpe anti-infortunistiche
Oltre alla ferita al labbro e il trauma facciale, l'elettricista ha ricevuto un provvedimento disciplinare da parte dell’azienda poi ritirato

Un pugno alla sicurezza, in tutti i sensi. È quanto accaduto il 3 febbraio scorso in un cantiere edile dove un gesto di responsabilità si è trasformato in una vicenda dai risvolti drammatici, culminata con un’aggressione fisica e un ricovero in ospedale. E la sicurezza resta un miraggio.
Elettricista picchiato dal collega
Un elettricista 45enne, dipendente di una ditta specializzata di Treviso e in quel momento responsabile del cantiere, ha invitato un collega a indossare le scarpe antinfortunistiche, un obbligo previsto dalla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Una richiesta di buon senso e di legge che però ha provocato una reazione violenta e inspiegabile. Il collega, infastidito dall’osservazione, ha risposto con due pugni al volto.
Il lavoratore colpito ha riportato una ferita al labbro e un trauma facciale tanto da richiedere il ricovero all’ospedale, se l'è cavata con una prognosi di dieci giorni.
Il provvedimento dell'azienda
Ma la violenza fisica non è stata l’unica ferita subita. Subito dopo l’episodio, il 45enne si è visto recapitare anche un provvedimento disciplinare da parte dell’azienda. Oltre al danno, pure la beffa.
La misura è stata poi ritirata, ma nessuna comunicazione dell’infortunio è stata inviata all’INAIL, come invece previsto dalla legge.
"Siamo di fronte a un grave episodio sul posto di lavoro - dichiara l’avvocato Mauro Zanatta, legale del lavoratore aggredito - il mio assistito è stato colpito per aver fatto semplicemente il proprio dovere".
Il licenziamento e la denuncia
Offeso dal comportamento dell'azienda, l’elettricista ha quindi deciso di rassegnare le dimissioni per giusta causa e di intraprendere un’azione legale per ottenere il risarcimento dei danni fisici e morali subiti.
Dopo la denuncia e la presentazione della documentazione medica, il collega responsabile dell’aggressione non ha ancora risposto formalmente.
Intanto, l’elettricista ha trovato una nuova occupazione, ma la ferita lasciata da quell’aggressione e dall’atteggiamento dell’azienda rimane profonda. Il suo caso accende i riflettori su un tema troppo spesso sottovalutato: la sicurezza sul lavoro non è una scelta, ma un diritto e un dovere.