Nel Lazio

Ospiti a scrocco per anni dal parroco: ora le due finte suore non se ne vogliono pure andare

Per risolvere la situazione si è scomodato addirittura il vescovo che ha scritto di ricorrere alle forze dell'Ordine per mettere alla porta le sedicenti religiose.

Ospiti a scrocco per anni dal parroco: ora le due finte suore non se ne vogliono pure andare
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Non proprio un momento d'oro per l'ordine religioso cattolico. Se ieri vi avevamo raccontato la vicenda di due preti modenesi rimossi dall'incarico perché accusati di aver usato i soldi della parrocchia al casinò, oggi, invece, due suore del Lazio sarebbero finite nell'occhio del ciclone per aver occupato abusivamente per dieci anni una casa parrocchiale. Che poi definirle proprio suore non sarebbe neanche propriamente corretto...

Suore occupano per dieci anni una casa parrocchiale

Se la religione cattolica insegna a porgere l'altra guancia, con tutta probabilità, in questa situazione si era giunti al limite. Motivo per cui monsignor Lorenzo Loppa, vescovo della diocesi di Anagni-Alatri (Lazio), ha deciso di usare "il pugno duro", mettendoci una pezza.

Maria Soledad Dorda Perez Lozao e Alicia Maria Arango Munoz, due suore di Trevi, dovranno sloggiare dalla casa parrocchiale dove hanno risieduto per ben dieci lunghi anni. La ragione principale è che in quella struttura religiosa, le due sorelle ci vivevano in modo abusivo, accolte e ospitate dal parroco tempo or sono, ma semplicemente come sistemazione temporanea. Il secondo aspetto della vicenda, invece, riguarda il fatto che le due suore, da tre mesi, siano senza luce e senz'acqua.

Due problematiche non da poco che, in questo senso, hanno fatto scomodare persino monsignor Lorenzo Loppa, il quale ha dato al sacerdote di Trevi il via libera per ricorrere alla forza pubblica al fine di mettere alla porta le due religiose.

Non avevano neanche preso alcun ordine religioso

Il lato più sconvolgente di tutta questa storia, tuttavia, arriva solo adesso: Maria Lozao e Alicia Munoz, giunte a Trevi dieci anni fa e ospitate dal parroco temporaneamente nella casa parrocchiale, non sarebbero nemmeno delle suore effettive perché le due non avrebbero mai preso alcun ordine religioso.

Appena erano arrivate nel piccolo centro della Ciociaria, le due si erano presentate vestite da religiose, sostenendo di esserlo a tutti gli effetti. Per questa ragione il sacerdote aveva dato loro il benestare, anche se, e in tal senso il proverbio casca a pennello, in quell'occasione era caduto nel tranello de "l'abito non fa il monaco".

Per Maria Lozao e Alicia Munoz, che nell'abitazione parrocchiale avevano pure ospitato l'anziana madre di una delle due, ora non resta altro che sloggiare:

"Mi sento in obbligo d'intervenire d'autorità - ha specificato il vescovo Lorenzo Loppa - perché la casa parrocchiale, indebitamente occupata, ritorni in possesso della comunità cristiana di Trevi e venga utilizzata dal parroco. Se ciò risulterà di qualche difficoltà potrà giovarsi anche delle forze dell'ordine, prima di dover ricorrere alle autorità giudiziarie".

I preti accusati di giocare d'azzardo

Come affermato in precedenza, per la chiesa cattolica, oltre alla vicenda delle suore, sarebbe emersa la problematica relativa a due preti modenesi, don Giovanni Braglia e don Dariusz Mikod della chiesa di San Benedetto Abate, accusati di aver usato i soldi della parrocchia per giocare d'azzardo.

Un'imputazione forte rivolta ai due sacerdoti, ai quali è stata mossa l'accusa di aver fatto fallire la parrocchia e aver perso ingenti somme di denaro al casinò, nonché 80mila euro "investiti" nella fibra ottica. A metà settembre i due religiosi sono stati sollevati provvisoriamente dall’Arcidiocesi di Modena e Nonantola dal ministero di parroci (pur continuando ad essere sacerdoti e a percepire il contributo economico dal Sostentamento clero) per "ipotesi di reato penalmente perseguibile".

Mentre la Diocesi continua ad indagare sulla situazione della chiesa di San Benedetto Abate, la comunità è spaccata fra coloro che difendono a spada tratta l'operato dei preti e chi alimenta le voci di presunte perdite di gioco rilevanti con i soldi dei parrocchiani. Vero motivo, secondo queste voci di corridoio non confermate ufficialmente dalla Diocesi, dell'allontanamento.

A smentire le accuse, che circolano con una certa insistenza, si è mosso l’avvocato dei due parroci, Roberto Perghem:

"Di certo non corrisponde al vero la voce fatta girare da una ristretta minoranza di fedeli, secondo i quali i due sacerdoti avrebbero fatto fallire la parrocchia. Qualcuno li avrebbe addirittura accusati di aver perso al casinò ingenti somme di denaro. È vero, al contrario, che i due sacerdoti, all’epoca della pandemia dovuta al Covid, nonostante la mancanza di tante rette dell’asilo, l’assenza di contatti giornalieri, hanno fatto si che nel 2021 il disavanzo dell’ente sia stato irrisorio. Ciò la dice lunga sull’atteggiamento e sulle dichiarazioni della curia in proposito, quando afferma che sono stati spesi circa 80 mila euro per la fibra ottica. La verità è che non tutti sanno che per continuare ad avere la copertura assicurativa ed a mettere a norma la Chiesa, condizione essenziale è che doveva essere sistemato l’intero impianto elettrico".

L'avvocato ha raccontato poi della presenza di un preventivo di 80mila euro e di fatture a meno di 50mila euro, compresa quella della fibra ottica:

"Il punto è che vi è stato un chiaro "dietrofront" della Curia riguardo l’accordo quasi raggiunto a giugno scorso. Non sono a noi noti i motivi per i quali la curia abbia fatto saltare l’accordo e i sacerdoti, al momento, preferiscono non rilasciare nessuna dichiarazione".

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