Omicidio Pierina Paganelli, non c'è il DNA di Dassilva sul corpo della vittima. L'unico indagato verso la scarcerazione?
I legali del 35enne senegalese presenteranno istanza di scarcerazione
Un colpo di scena clamoroso, che potrebbe cambiare le carte in tavola nella vicenda dell'omicidio di Pierina Paganelli. Louis Dassilva, unico indagato e attualmente in carcere, potrebbe infatti venire presto rilasciato. Il DNA del 35enne, infatti, non è presente né sul corpo della vittima né sulla scena del crimine.
Omicidio Pierina Paganelli, non c'è il DNA di Dassilva
Il Gip del Tribunale di Rimini Vinicio Cantarini aveva affidato una perizia genetica al professor Emiliano Giardina per dipanare la matassa attorno al delitto della 78enne riminese. L'obiettivo era individuare se le tracce biologiche trovate sulla scena del delitto appartenessero al 35enne senegalese.
E l'esito potrebbe decisamente ribaltare la situazione.
Istanza di scarcerazione
Ora, a seguito di queste novità, i legali Riario Fabbri e Andrea Guidi, hanno annunciato l'intenzione di presentare istanza di scarcerazione.
"Questi esiti provano che Dassilva non era sulla scena del crimine - hanno spiegato i legali alla stampa locale - Se anche l'incidente probatorio sul filmato della cam3 (la telecamera della farmacia di via del Ciclamino che la sera dell'omicidio ha ripreso un soggetto che per gli investigatori è Dassilva, ndr) darà un esito ugualmente favorevole per Dassilva, provvederemo a presentare istanza di scarcerazione"
L'omicidio di Pierina Paganelli
Pierina Paganelli, testimone di Geova, è stata brutalmente uccisa nel garage del condominio dove viveva. Fin dall’inizio, le indagini si sono concentrate su Louis Dassilva, 34enne senegalese, arrestato il 16 luglio 2023 e ritenuto sospettato principale dalla Squadra Mobile di Rimini, sotto la direzione del sostituto procuratore Daniele Paci.
Dassilva - accusato di omicidio volontario pluriaggravato - sposato con Valeria Bartolucci, ha intrattenuto una relazione amorosa con la nuora della vittima, Manuela Bianchi. Ed è in questo dettaglio che si nasconderebbe, secondo le indagini, il movente dell'assassinio.
Il Gip ha ritenuto che l'uomo abbia commesso il fatto per “futili motivi, agito con crudeltà nei confronti della vittima e che abbia approfittato di condizioni di tempo, di luogo e di persona, tali da ostacolare la privata difesa. La moglie dell'accusato gli aveva fornito un alibi, giudicato falso dal Gip, smentito anche dalle riprese della telecamera, ma non riscontrato nemmeno dagli accertamenti tecnici compiuti sul telefono dell'indagato e sugli applicativi in esso installati.
Dassilva si è sempre dichiarato innocente.