Il processo

Omicidio Giulia Cecchettin, chiesto l'ergastolo per Filippo Turetta

Il pm: "Mi sembra difficile trovare una premeditazione più di questa"

Omicidio Giulia Cecchettin, chiesto l'ergastolo per Filippo Turetta
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Filippo Turetta rischia l'ergastolo per l'omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin. E' la richiesta del pubblico ministero Andrea Petroni al termine della requisitoria di stamattina, lunedì 25 novembre 2025, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.

Omicidio Giulia Cecchettin, chiesto l'ergastolo per Filippo Turetta

Turetta, per la seconda volta in aula, ha assistito impassibile e senza mai alzare la testa alla ricostruzione di fatti del pm. Non c'era invece Gino Cecchettin, il papà di Giulia.

"Mi sembra difficile trovare una premeditazione più di questa, si parte non 12 ore ma quattro giorni prima, attraverso azioni eseguite quotidianamente: azioni preparatorie ed esecutive e soprattutto in un rapporto costante con la persona offesa".

Il pm ha poi ripercorso la lista delle "cose da fare" di Turetta, iniziata giorni prima durante una lite in chat con Giulia.

"Turetta l'ha creata alle 22.51 del 7 novembre mentre litigava in chat con la vittima, poi dal 9 all'11 ogni giorno ha eseguito alcuni di questi punti. Ogni volta che viene allontanato reagisce eseguendo le cose della lista. L'ha modificata alle 15.25 dell'11 novembre, poco prima di incontrarla l'ultimo giorno, perché spuntava le cose fatte, e l'ha cancellata alle 4.30, dopo l'occultamento del corpo. Il piano ha seguito la lista e quando Turetta ha finito l'ha cancellata".

La ricostruzione del delitto

Prima delle conclusioni, il sostituto procuratore aveva ricostruito nei dettagli il delitto, secondo quanto riportato dalle indagini.

La Fiat Grande Punto del giovane veneto arriva a Vigonovo alle 23.08. Dieci minuti dopo la telefonata al 112 di un uomo che avvisa le forze dell'ordine che "c'è una ragazza picchiata che chiede aiuto".

"L'aggressione a Vigonovo è durata non più di 6 minuti, tra le 23.12 e le 23.18, quindi la versione dell'imputato di una lunga discussione prima  non regge".

"I dati raccolti confermano che c'è stata una seconda aggressione in auto, che è sporca di sangue sulla parte alta e dove Giulia Cecchettin si è difesa, dato che sono state trovate 25 lesioni da difesa sulle mani".

Alle 23.40 l'auto arriva nella zone industriale di Fossò, dove avviene l'ultima aggressione, ripresa dalle telecamere di sicurezza che immortalano l'estremo tentativo di Giulia di sfuggire al suo aggressore e il momento della morte della ragazza.

"La morte è avvenuta per soffocamento prodotto da emorragia, a causa di 2 lesioni sulla nuca, un doppio colpo sullo stesso punto, profonde 6 centimetri. Le altre sono più leggere: sono state riscontrate 75 ferite da arma, 25 da difesa attiva e passiva. Le lesioni sono state inferte con una certa violenza e i dati ci dicono che non sono state inferte a Fossò in quel video ma prima".

Turetta poi ha caricato il corpo di Giulia in auto ed è ripartito, abbandonando il corpo della ragazza in una strada che porta al lago di Barcis. Il resto della storia, purtroppo, lo conosciamo tutti.

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