rifiutò matrimonio combinato

Omicidio di Sana Cheema: a processo il padre e il fratello (che avevano confessato)

La 25enne italo pakistana che risiedeva a Brescia, secondo l'accusa, fu uccisa il 19 aprile 2018 nella terra d'origine dei genitori in quanto ritenuta colpevole di volersi sottrarre a nozze forzate.

Omicidio di Sana Cheema: a processo il padre e il fratello (che avevano confessato)
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A processo il padre e fratello di Sana Cheema, che dovranno rispondere dell'accusa di omicidio di una figlia e di una sorella. La 25enne italo pakistana che risiedeva a Brescia, secondo l'accusa, fu uccisa il 19 aprile 2018 nella terra d'origine dei genitori in quanto ritenuta colpevole di volersi sottrarre ad un matrimonio combinato dalla famiglia.

A processo il padre e il fratello di Sana Cheema

Come racconta Prima Brescia, l'appuntamento per i due famigliari (Mustafa e Adnan Cheema) è in programma il prossimo 20 dicembre davanti alla Corte d'assise, anche se non si sa ancora se si presenteranno davvero in aula, risultando ancora irreperibili.

La decisione del giudice

La data è stata decisa martedì 17 maggio dal giudice dell'udienza preliminare Matteo Grimaldi chiudendo così l'udienza preliminare che era stata aperta un anno fa e dopo aver respinto la richiesta dell'avvocato del padre e del fratello di Sana, Klodjan Kolaj, di prendere in considerazione la sentenza con la quale nel mese di febbraio 2019 il tribunale di Gujrat aveva assolto gli assistiti. Kolaj ha fatto appello al principio del ne bis in idem ovvero nel divieto di un nuovo processo per lo stesso fatto. La 25enne italo-pachistana, era stata portata via da Brescia nell'aprile del 2018, dai familiari, per costringerla a nozze combinate nel Paese d'origine della famiglia. La giovane venne poi uccisa perché si sarebbe rifiutata di sottostare alle richieste dei familiari. Il genitore l’avrebbe immobilizzata nella camera da letto dell’abitazione, il fratello le avrebbe stretto la gola con il “dupat“, un foulard tradizionale, strangolandola.

Il processo e l'assoluzione

I Cheema erano già stati processati in Pakistan: dopo tre mesi, il giudice Amir Mukhtar Gondal, del tribunale di Gujrat, nel Punjab, aveva ordinato il rilascio del padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, dello zio Mazhar Cheema e del fratello Adnan per mancanza di prove che scongiurino "ogni ragionevole dubbio". Durante le indagini, i tre familiari confessarono di aver ucciso Sana perché aveva "disonorato" la famiglia, la confessione fu però ritrattata successivamente.

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