Omicidio Anica Panfile: tutte le possibili bugie dell'indagato Franco Battaggia
C'è solo la sua parola su molti dei dettagli di quel maledetto 18 maggio: se non ha detto la verità, il delitto è da riscrivere completamente
Sono arrivati anche gli uomini del Ris di Parma ieri, mercoledì 14 giugno 2023, ad Arcade, in provincia di Treviso, nell'abitazione di Franco Battaggia, il 76enne indagato dalla Procura di Treviso per l'omicidio (e occultamento di cadavere) di Anica Panfile , la mamma 31enne di origine rumena trovata morta nel Piave lo scorso 21 maggio 2023 a Spresiano.
Omicidio Anica Panfile: i Ris ad Arcade
Su incarico della pm Valeria Peruzzo, i Ris hanno effettuato analisi e accertamenti irripetibili su tutte le proprietà sequestrate al "Boss del pesce" dal passato burrascoso e considerato vicino alla mala del Brenta: la sua villetta in via Europa 7, le sue auto (un pick-up bianco, una Mercedes station wagon rossa, e altri sette mezzi per l'attività della pescheria), la sua pescheria "Il Tiburon" in via Dante Alighieri.
Gli inquirenti non nascondono che tutto è volto ad accertare o scartare una precisa tesi, e cioè che Anica sia stata uccisa dal 76enne suo ex datore di lavoro proprio nella sua casa di via Europa e poi il cadavere sarebbe stato trasportato fino a Spresiano e gettato in un canale affluente del Piave dal ponticello dove si congiungono via del Fante e via Barcador.
Già perché la narrazione riguardo alle ultime ore di vita di Anica Panfile potrebbe essere molto diversa rispetto a quanto ricostruito sinora.
Molti dei dettagli di quel maledetto 18 maggio, giorno della scomparsa della giovane, derivano proprio dalla versione offerta da Battaggia, quindi il nesso logico è automatico: se l'unico indagato non ha detto la verità, il delitto è da riscrivere completamente.
Tutte le possibili bugie dell'indagato Franco Battaggia
Battaggia non è esattamente un personaggio qualunque. Il 76enne, soprannominato “Boss del pesce” per la sua attività imprenditoriale, è un personaggio controverso: condannato a 18 anni per l'omicidio (nel 1988) di un nomade che voleva chiedergli il pizzo, era tornato in semilibertà dopo 21 anni nel 2010, ma evase dai domiciliari per rimanere latitante per nove mesi, prima di essere nuovamente catturato. Il suo ruolo di "primula rossa" in latitanza è rimasto nell'immaginario collettivo, nel Trevigiano e non solo.
Ma quali sono le possibili bugie raccontate da Battaggia?
Innanzitutto, inizialmente si pensava che Anica fosse giunta ad Arcade coi mezzi pubblici (non aveva la macchina) per recarsi a fare le pulizie in casa del suo ex datore di lavoro, e Battaggia ha rivelato alla trasmissione Quarto Grado su Retequattro di essere andato lui in auto fino a Treviso proprio per incontrare la 31enne e portarla a casa sua ad Arcade per darle il Cud per il suo precedente lavoro alla pescheria "Il Tiburon".
Assumendo che sia andata davvero così, almeno fino al viaggio fra Treviso e Arcade, sarà vera la storia del Cud o c'è altro alla base dell'incontro? Se Battaggia doveva solo consegnare un Cud, però, perché ha portato Anica fino ad Arcade? Tra l'altro l'unica copia del documento è stata sequestrata nella pescheria "El Tiburon" di Spresiano, dove i due non sono mai stati assieme il 18 maggio, giorno della scomparsa.
Ma non è finita. Battaggia racconta anche che la giovane mamma gli parla di difficoltà economiche e di un debito da 10mila euro. Di più, aggiunge che quando arrivano a casa sua le regala 5mila euro in contanti. Il compagno della 31enne Luigino De Biasi, 58 anni ex autotrasportatore, nega che la coppia avesse difficoltà economiche.
Come si fa a ritenere attendibile anche tutta la questione del debito e soprattutto la cessione dei 5mila euro, se non è ricostrabile in base a elementi oggettivi? I soldi non sono mai stati trovati, Battaggia ha detto che erano tutto quello che lui aveva in casa in quel momento.
Battaggia potrebbe avere mentito anche su un altro punto. Sin dall'inizio s'è dato per scontato che Anica arrotondasse facendo pulizie in case di privati e che sarebbe arrivata quel giorno ad Arcade anche per quello, ma pure su questo punto non c'è certezza perché a dirlo è solo Battaggia:
La vittima faceva davvero le pulizie in casa al 76enne? Quanto spesso? Le faceva davvero?
Poi Battaggia dice anche che, dopo averle dato i soldi, prende di nuovo la macchina e accompagna Anica davanti al negozio di bici di via Trieste (malgrado disti solo 150 metri dalla sua abitazione), su espressa richiesta della ragazza che doveva incontrarsi con qualcuno.
Ora, anche qui c'è solo la parola dell'anziano: che dovesse incontrarsi con qualcuno (chi?) lo dice lui, ma soprattutto non esistono prove (nè testimoniali nè dal sistema comunale di videosorveglianza) del passaggio in auto da via Europa e via Trieste.
L'unica certezza è che il cellulare della donna si spegne alle 16.15 di quel giovedì, proprio mentre lei si trova ancora in casa di battaggia in via Europa.
A questo punto, è inevitabile mettere completamente i dubbio anche il presunto ultimo avvistamento davanti all'Arcade Bike, con addosso una felpa rossa verso le 16.30 di giovedì 18 maggio (non si è mai capito davvero chi l'avesse vista, ma a questo punto è probabile che tutto derivi dal racconto del 76enne), mentre era già stata smentita dagli inquirenti la notizia dell'esistenza di un filmato del sistema comunale di videosorveglianza che riprende la giovane mentre sale su una macchina.