dopo 17 ore di travaglio

Non solo ha perso il suo bimbo, la mamma di Roma costretta anche a subire esami tossicologici (negativi)

"Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery"

Non solo ha perso il suo bimbo, la mamma di Roma costretta anche a subire esami tossicologici (negativi)
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La tragedia del neonato morto dopo soli tre giorni di vita, involontariamente schiacciato dalla madre - addormentatasi dopo averlo allattato - aggiunge un nuovo tassello: la donna è risultata negativa agli esami tossicologici effettuati su di lei.

Non solo ha perso il suo bimbo, la mamma di Roma...

I test erano stati richiesti dal personale sanitario per cercare di capire perché la neomamma sembrasse intrappolata in un sonno così profondo. Insomma non solo la tragedia, nella quale la mancata sorveglianza proprio da parte dei sanitari ha probabilmente giocato un ruolo determinante (l'allattamento è iniziato nel tardo pomeriggio e l'infermiera in servizio s'è accorta del decesso solo dopo la mezzanotte): dopo aver perso il suo bimbo, la donna è stata costretta anche a subire un test sull'uso di droghe.

Una situazione che, seppur di fronte a un atto probabilmente dovuto (in relazione all'indagine per capire l'esatta dinamica della tragedia), suona addirittura come un oltraggio per la donna, soltanto vittima di sfortunate circostanze.

Neonato morto al Pertini: esami tossicologici sulla mamma negativi. Era soltanto esausta

Dopo 17 ore di travaglio e il dover immediatamente accudire un neonato anche di notte (secondo il racconto della 29enne infermiere e ostetriche non avrebbero portato il bimbo al nido per concederle riposo in quei due giorni, nonostante le sue richieste) non risulta così difficile credere che una persona sprofondi in un sonno profondissimo...

Costretta anche a subire esami tossicologici (negativi)

Nessun farmaco o sostanza che avrebbe potuto compromettere la lucidità della mamma. Soltanto una terribile (e comprensibile) stanchezza.

La 29enne racconta al Corriere il dramma:

"Ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio. Ero entrata in ospedale il giorno precedente, avevamo scelto il Pertini perché ero affezionata a questo posto visto che ci sono nata anche io. Per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me. Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery. E lo stesso è accaduto la notte di sabato. Anzi, mi sentivo peggio dei giorni precedenti. Ho chiesto ancora di prendere il bimbo, non l’hanno fatto. Due notti ho resistito, l’ultima ero davvero affaticata. “Non è possibile”, mi è stato risposto ancora una volta".

E ancora:

"Le infermiere mi hanno dato alcune indicazioni su come mettermi sul letto per allattarlo, ma a parte la stanchezza avevo sempre una flebo attaccata al braccio. Mi muovevo con difficoltà. Poi quella notte sono crollata, non ce la facevo proprio. Da quel momento non ricordo più nulla".

"Non ricordo nulla"

Poi, durante la notte, la giovane viene svegliata dalle infermiere, si rende conto che al suo fianco il bimbo non c'è più:

"Senza dirmi una parola, mi hanno fatto alzare e mi hanno portato in una stanza vicina: lì mi hanno comunicato che il bimbo era morto. Non ricordo che fosse presente una psicologa, e nemmeno che mi abbiano dato una spiegazione più approfondita. Di sicuro non mi hanno detto come era successo. A quel punto non ho capito più niente, mi è crollato tutto addosso. Forse sono anche svenuta".

Le indagini

L’indagine è scattata d’ufficio: la procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo, e sono state acquisite le cartelle cliniche del bambino e della madre, oltre che i turni di servizio di medici e infermiere di Ostetricia dal 4 all’8 gennaio scorso.

Il padre del piccolo, nei giorni scorsi, aveva più volte denunciato le condizioni di estremo sfinimento in cui la compagna sarebbe stata lasciata, obbligata - inoltre - sempre secondo la sua versione, a dover accudire ininterrottamente il bimbo:

"Era sfinita. Ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento. E hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi. Avrebbe chiesto di portare il piccolo al nido per qualche ora per riposare un po’. Ma la risposta era sempre “no, non si può”. Quando ha scoperto tutto mi ha chiamato al telefono. Ma quando sono arrivato non c’era più nulla da fare. Non l’hanno nemmeno svegliata. Non sappiamo bene chi se ne sia accorto. All’1,40 di notte è stato dichiarato il decesso. Molte donne sono lasciate sole nei reparti. Anche a causa delle restrizioni anti-Covid. Che impediscono ai familiari di aiutare le neo-mamme. I protocolli andrebbero rivisti. Se non è capitato ad altri è solo perché sono stati fortunati".

A prescindere dal caso romano, di cui devono ancora essere accertate eventuali responsabilità, sorprende come questo dramma abbia innescato una valanga di messaggi sui social di neomamme che denunciavano situazioni similari di totale sfinimento e abbandono con il piccolo. Proprio nei reparti maternità. Peraltro dopo un pesante sforzo fisico come il parto. Un tema su cui varrebbe la pena riflettere, anche in termini di protocolli.

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