Da Lazio Tv

Il datore di lavoro di Satnam Singh già indagato da tempo per caporalato

Emergono nuovi particolari sulla vicenda del bracciante indiano scaricato con un braccio amputato davanti a casa dopo un tragico incidente sul lavoro

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La morte del bracciante indiano Satnam Singh ha colpito tutta l'Italia. Non solo perché si è trattato dell'ennesimo tragico incidente sul lavoro, ma soprattutto per quanto accaduto dopo, quando Antonello Lovato, figlio di Renzo Lovato, titolare dell'azienda per cui lavoravano in nero il 32enne indiano e la moglie, lo ha abbandonato davanti a casa in condizioni disperate, con un arto amputato.

E con il passare dei giorni emergono particolari sempre più sconvolgenti sull'intera vicenda. Come racconta Lazio Tv, infatti, Renzo Lovato è indagato già in un altro procedimento per caporalato.

Morte Singh, Renzo Lovato indagato per caporalato

Lovato è sospettato di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento”. I fatti contestati si riferiscono a un arco temporale che va dal novembre 2019 al maggio 2020.  Durante questo periodo l’uomo avrebbe approfittato dello stato di bisogno dei lavoratori corrispondendo loro una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale.

Inoltre, avrebbe violato la “normativa sull’orario di lavoro, sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro” e avrebbe sottoposto i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”.

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L'indagine in corso, peraltro, non ha impedito all'imprenditore di ricevere fondi dell’Unione Europea per il suo settore. Mentre la truffa all’Inps funzionava così: si assumevano i lavoratori che venivano fatti lavorare per i giorni necessari a maturare il sussidio di disoccupazione. Poi si licenziavano per finta e li si teneva a lavorare alle stesse condizioni.

L'incidente di Satnam Singh e la "leggerezza"

Lovato senior nei giorni scorsi era finito nella bufera per aver definito l'incidente figlio di una "leggerezza" della vittima.

"Avevamo avvisato il lavoratore di non avvicinarsi al mezzo, ma lui ha fatto di testa sua, leggerezza purtroppo. Il dispiacere c'è perché è morto un ragazzo sul lavoro, ma questa leggerezza è costata a tutti", ha dichiarato.

Per la morte del giovane bracciante indiano è indagato dalla Procura di Latina per omesso soccorso il figlio Antonello Lovato. Sarebbe stato lui a caricare il ragazzo amputato sul furgone per poi abbandonarlo davanti alla sua abitazione, come racconta la vicina, che ha poi chiamato i soccorsi. Né i caporali né gli altri braccianti avrebbero chiamato l'ambulanza, per almeno due ore, che potrebbero essere state fatali per l'indiano.

Satnam Singh

Il 31enne - senza permesso di soggiorno e al lavoro in nero - è rimasto agganciato a un macchinario avvolgi-plastica a rullo, tirato da un trattore: il mezzo gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato le gambe. Una scena terribile, avvenuta sotto gli occhi della moglie, che lavorava insieme a lui nei campi. Singh era stato caricato su un pulmino e poi abbandonato vicino a casa insieme alla donna. L’arto, quando sono arrivati i carabinieri, era appoggiato su una cassetta per ortaggi. Antonello Lovato ha raccontato ai carabinieri di essere andato nel panico quando c'è stato l'incidente.

Le condizioni del giovane indiano erano parse gravissime sin dall'inizio e alla fine è arrivato il tragico epilogo: il 31enne è morto mercoledì 19 giugno 2024 al San Camillo di Roma dove era stato trasportato il elicottero.

Le due versioni

Lovato sostiene che sia stata la moglie della vittima a chiedergli di andare a casa. La versione della donna, anch'essa lavoratrice in nero presso i Lovato, è differente:

"Ho implorato il padrone di aiutarci, l’ho pregato in ginocchio, ma ci ha scaricati davanti casa ed è scappato, buttando la cassetta con dentro il braccio staccato".

Il 31enne, clandestino, non era contrattualizzato. Lavorava a giornata e lunedì era stato prelevato con il pullman insieme alla moglie davanti casa.

Satnam avrebbe perso sangue per almeno un’ora e mezza prima che arrivasse l’ambulanza. Mentre il datore di lavoro si occupava già di pulire il camioncino per eliminare ogni traccia di sangue, secondo diverse versioni rese.

 

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