Monia Bortolotti: la bugia sull'amica mai arrivata e l'episodio sospetto segnalato da un'infermiera
Il pomeriggio in cui il piccolo Mattia è morto, la donna avrebbe detto ai familiari di essere in attesa di una visita (di cui non c'è riscontro)
Emergono alla spicciolata nuovi, inquietanti, dettagli relativi a Monia Bortolotti, 27 anni: la madre di Pedrengo, in provincia di Bergamo, arrestata con l'accusa di duplice infanticidio. La giovane avrebbe infatti mentito circa una visita programmata con un’amica, proprio nel pomeriggio in cui il suo secondogenito, il piccolo Mattia Zorzi, è morto.
Secondo gli inquirenti la ragazza avrebbe raccontato al compagno e al padre, che si davano i turni per non lasciarla sola con il neonato, di essere in attesa di un’amica: evento che non ha trovato riscontro. La conoscente, infatti, non è mai arrivata.
Altro episodio che getta una luce sinistra è la denuncia di un’infermiera che aveva sorpreso Monia stringere il piccolo al suo petto in maniera troppo forte: motivo per il quale era intervenuta ed erano stati allertati i servizi sociali.
Monia Bortolotti e la bugia sull'amica mai arrivata
Nel 2021 la morte della piccola Alice, di soli 4 mesi. Un anno dopo è toccato a Mattia, di due mesi, il 25 ottobre 2022. Nel caso della primogenita si era pensato a morte per cause naturali, a causa di alcune tracce di rigurgito nei polmoni, ma poi sono aumentati i sospetti, soprattutto dopo il decesso del secondo figlio. Le analogie con la precedente prematura morte della sorella hanno dato il là alle indagini, poi la prova regina: l’autopsia sul corpicino del maschietto ha confermato "un'asfissia meccanica acuta da compressione del torace", come causa del decesso.
Il drammatico giorno in cui il piccolo Mattia morì, a fine ottobre 2022, Monia era da sola in casa, ma lo era all'insaputa dei familiari che si davano i turni. Il suo compagno e il padre adottivo non la lasciavano mai sola da quando il bimbo era stato dimesso dall'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dopo un ricovero durato più di un mese. Monia, detta Mia, aveva assicurato che la stava per andare a trovare un'amica. Non soltanto quell'amica non si è mai presentata, ma nessuno avrebbe nemmeno trovato tracce di un appuntamento fissato o disdetto, o di un contatto telefonico, o di un messaggio in chat.
Si insinua dunque l’ipotesi, che al momento resta sale, che la 27enne volesse dunque rimanere da sola con il secondogenito? Il resto, purtroppo, è cronaca. Mattia è morto in quel pomeriggio d’autunno.
L'episodio sospetto durante il ricovero in ospedale
Non si tratta dell’unico campanello d’allarme. Il secondo figlio di Monia aveva già rischiato di soffocare due mesi prima della sua morte. Anche in quel caso si trovava solo in casa con la madre. Era stato quindi ricoverato: un'apnea dopo la poppata secondo la giovane, di diverso avviso gli inquirenti, che l’hanno letto con un primo tentativo di schiacciarlo.
"E forse non il primo – scrive Repubblica - Perché durante il ricovero la donna, che in quei giorni viveva a stretto contatto col bambino - tutti gli accertamenti lo hanno decretato sano - aveva manifestato uno stato di grossa insofferenza. E un fatto più di altri aveva allarmato il personale medico. Un'infermiera ha sentito il piccolo piangere e l’ha trovata a stringere forte il bambino al petto, troppo. Tanto da intervenire per evitare il peggio. Un comportamento ritenuto anomalo e segnalato ai superiori". Furono attivati i servizi sociali.
L'arresto senza lacrime e i timori di un gesto estremo
Bortolotti venne fatta visitare da uno psicologo e anche da uno psichiatra: i professionisti non riscontrarono patologie, ma consigliarono ai famigliari di non lasciarla da sola con il bambino.
I carabinieri l'hanno arrestata un anno dopo, a casa del papà adottivo, dove era tornata a vivere da qualche tempo: la relazione con il compagno, infatti, devastato da queste perdite, era andata in crisi. Pare che l’uomo avesse iniziato a sospettare di lei.
Quando i militari l’hanno portata via Monia non ha pianto, e ora si trova nella cella di sicurezza del Papa Giovanni, dove è stata trasferita dopo che in carcere ha detto di volerla fare finita.
Per gli inquirenti Monia Bortolotti ha ucciso i propri figli "per l'incapacità di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini, escludendone la possibile connotazione colposa". I carabinieri precisano che "non è emerso, dall'esame della documentazione sanitaria dell'indagata prima e dopo gli eventi criminosi, un disturbo di tipo psichico della donna".
Per chi indaga, Monia, detta Mia, ha agito "nella piena capacità di intendere e di volere, apparendo lucida, ben orientata, con grande capacità di linguaggio, razionalizzazione e freddezza, caratteristiche palesate, tra l'altro, nell'organizzazione della propria difesa, dopo aver scoperto di essere sospettata dei due infanticidi".