retroscena

Milano-gate, il "metodo delle varianti": "Grattacieli di 20 piani invece che palazzine basse con una semplice autocertificazione"

Operazioni autorizzate in deroga ai piani regolatori, con ritorni economici quasi esclusivamente a favore dei soggetti promotori privati. Intanto congelata la vendita dello stadio alle società, se ne riparla a settembre (forse)

Milano-gate, il "metodo delle varianti": "Grattacieli di 20 piani invece che palazzine basse con una semplice autocertificazione"
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L’indagine urbanistica condotta dalla Procura di Milano si allarga e getta luce su una rete estesa di trasformazioni urbane che, secondo gli inquirenti, avrebbero favorito interessi privati a scapito dell’interesse pubblico.

Al centro dell’inchiesta vi è un sistema di "accordi di programma in variante" che avrebbe consentito la costruzione di insediamenti privati su aree pubbliche o demaniali – tra cui scali ferroviari dismessi, ex caserme e aree strategiche come Piazzale Loreto – eludendo le regole ordinarie del piano urbanistico generale.

L’accusa: “Varianti su richiesta dei privati, in deroga ai piani urbanistici”

I pubblici ministeri Marina Petruzzella, Paolo Filippini, Mauro Clerici e l’aggiunto Tiziana Siciliano, insieme al Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, parlano di un sistema fondato su una moltitudine di varianti urbanistiche, spesso “dichiarate o occulte”, che costituiscono secondo l’accusa un indice rilevante di corruzione.

Queste varianti sarebbero state attivate direttamente a partire dalle proposte dei soggetti privati e approvate anche in fase di istruttoria amministrativa, senza un confronto trasparente e approfondito con l’interesse collettivo.

Milano-gate, il "metodo delle varianti": "Grattacieli di 20 piani invece che palazzine basse con una semplice autocertificazione"
Grattacieli Milano

Uno dei passaggi centrali dell’inchiesta è contenuto nella memoria integrativa depositata al giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini, con cui vengono formalizzate sei richieste di misure cautelari, tra cui quella a carico dell’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, dimessosi nelle scorse ore.

Scali ferroviari: Porta Romana e Santa Giulia

Tra i casi emblematici citati, spicca l’accordo del 2017 sugli scali ferroviari milanesi, siglato da Comune di Milano, Regione Lombardia, Ferrovie dello Stato, RFI, Sistemi Urbani e Savills.

Questo accordo ha aperto la strada alla trasformazione dell’area di Porta Romana, oggi destinata a ospitare il Villaggio Olimpico. L'intervento è stato affidato a Coima, società guidata da Manfredi Catella, con un’estensione anche verso l’area dell’arena olimpica di Santa Giulia.

Secondo la Procura, i lavori nell’area di Scalo Romana sono iniziati senza un piano attuativo completo, ovvero senza la necessaria pianificazione dei servizi pubblici da offrire ai cittadini.

Questo – spiegano i magistrati – rappresenta una grave anomalia che dimostra come le operazioni siano state autorizzate in deroga ai piani regolatori, con ritorni economici quasi esclusivamente a favore dei soggetti promotori privati.

Il concetto di “rendita fondiaria privata sulle opere pubbliche”

La Procura contesta anche la dinamica per cui, anche quando i privati si impegnano a realizzare infrastrutture pubbliche, come il potenziamento del trasporto ferroviario, i benefici ricadano sui progetti edilizi successivi: in sostanza, tali investimenti aumentano il valore immobiliare delle aree interessate, generando una rendita fondiaria privata, senza vantaggi concreti per la collettività.

Non solo scali: ex caserme e Piazzale Loreto

Oltre agli scali ferroviari, l’inchiesta si sofferma su altre aree pubbliche o ex demaniali: le ex caserme Garibaldi, Montello e Santa Barbara, di proprietà del Ministero della Difesa, e il progetto di riqualificazione di Piazzale Loreto, attualmente in fase avanzata. Anche in questi casi, secondo i magistrati, le logiche seguite rientrerebbero in un sistema di urbanistica contrattata al ribasso, dove le esigenze economiche dei proponenti prevalgono sull’interesse generale.

Il ruolo dell’autocertificazione: la Scia sotto esame

Già nella primavera del 2025 la Procura aveva puntato l’attenzione su un altro strumento chiave del sistema: la Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Il Comune di Milano, secondo gli inquirenti, avrebbe applicato in modo troppo permissivo questo meccanismo, permettendo ai costruttori di avviare cantieri anche di grandi dimensioni attraverso un’autocertificazione, bypassando controlli più rigorosi come quelli previsti per il permesso di costruire.

Secondo l'accusa, questo approccio ha portato alla realizzazione di edifici di notevole altezza e volumetria, presentati formalmente come semplici ristrutturazioni. Tale uso improprio della Scia sarebbe stato agevolato da un presunto “sistema”, composto da funzionari comunali, membri della Commissione Paesaggio, progettisti e imprenditori privati, uniti da rapporti opachi e convergenti interessi.

Dopo le prime verifiche, il Comune ha stabilito che per progetti oltre i 25 metri d’altezza e ristrutturazioni che modificano la sagoma degli edifici esistenti non basterà più la Scia: servirà un piano attuativo. Inoltre, anche il cambio di destinazione d’uso – ad esempio da commerciale a residenziale – sarà sottoposto a controlli più severi.

Il caso San Siro: un affare da 1,3 miliardi rimandato a settembre

Un altro snodo cruciale dell’inchiesta è rappresentato dal progetto per il nuovo stadio di San Siro. Il sindaco Giuseppe Sala, intervenendo in Consiglio comunale il 21 luglio 2025, ha confermato che la decisione sulla vendita dello stadio a Inter e Milan è rinviata a settembre, anche per via della presenza di un vincolo sul secondo anello, che rende di fatto impossibile la demolizione dell’attuale struttura.

Milano-gate, il "metodo delle varianti": "Grattacieli di 20 piani invece che palazzine basse con una semplice autocertificazione"
San Siro

Il progetto prevede la realizzazione di 98 mila metri quadrati edificabili, con un ritorno economico stimato in 1,3 miliardi di euro. Oltre al nuovo impianto da 71.500 posti, sono previsti dieci anni di cantieri per la costruzione di strade, piazze, parcheggi e aree commerciali.

Secondo le intercettazioni raccolte dalla Procura, numerosi soggetti avrebbero cercato di inserirsi nel progetto: il presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, scriveva a un manager della società J+S promettendo di ottenere informazioni riservate dall’assessore Tancredi. L’architetto Stefano Boeri, invece, si sarebbe rivolto direttamente al sindaco Sala proponendo investitori per le aree adiacenti all’ex pista di allenamento SNAI.

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Sala-Boeri

Gli inquirenti annotano che questo fitto scambio di messaggi e pressioni testimonia un contesto dominato da forti conflitti di interesse, in cui le aree più strategiche di Milano venivano contese tra soggetti con legami trasversali tra pubblico e privato.

L’inchiesta milanese sull’urbanistica punta, dunque, a smantellare un presunto sistema articolato di varianti urbanistiche “su misura”, fondato su rapporti opachi tra amministrazione, tecnici e privati, dove l’interesse collettivo sembra sistematicamente subordinato agli utili di pochi. La trasformazione della città – tra grattacieli, grandi opere e nuove centralità urbane – si trova ora al centro di un’indagine che potrebbe cambiare il modo in cui Milano ripensa il proprio futuro.