Nel Mantovano

Maxi chat su WhatsApp indicava i posti di blocco: così anche i criminali sfuggivano alle forze dell'Ordine

Un gruppo, con oltre 1.000 membri, al cui interno si trovavano anche soggetti con precedenti. In questo modo tutti eludevano i controlli quotidiani sul territorio

Maxi chat su WhatsApp indicava i posti di blocco: così anche i criminali sfuggivano alle forze dell'Ordine
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"Gruppi come questi hanno sicuramente aiutato malintenzionati a sfuggire ai controlli delle forze dell'Ordine". Sono queste le parole con cui il comandante della Polizia Locale di Porto Mantovano (Lombardia) ha commentato l'operazione messa in atto dalla Questura della provincia di Mantova riguardo una maxi chat di WhatsApp nella quale gli oltre 1.000 membri si segnalavano costantemente i posti di blocco di carabinieri e polizia in modo tale da girarci alla larga.

Un'attività che non solo consentiva ai componenti del gruppo di eludere i controlli quotidiani, ma permetteva anche ai responsabili di gravi reati di ridurre le loro possibilità di incrociare gli agenti in servizio sulle strade.

Grazie alla maxi chat su WhatsApp i criminali sfuggivano ai posti di blocco

"Un'operazione del genere di certo può essere una manna dal cielo per chi commette reati o ha qualcosa da nascondere: si possono eludere controlli e posti di blocco con facilità e in tempo reale ed essere sicuri, o almeno piuttosto sicuri, di riuscire a farla franca".

Il comandante della Polizia locale di Porto Mantovano, interpellato direttamente dal nostro portale provinciale di riferimento, è sicuro del fatto che, grazie alla maxi chat creata su WhatsApp, malviventi di ogni tipo siano riusciti più volte a sfuggire ai controlli delle forze dell'Ordine sulle strade del territorio mantovano.

"La polizia e la procura stanno facendo gli opportuni accertamenti e tutte le indagini del caso - prosegue - e su due piedi è difficile dire se si siano verificati episodi criminosi andati a buon fine proprio grazie a quel gruppo di messaggistica istantanea. Però, di certo, non si può escludere nulla: nemmeno che qualche crimine sia stato commesso con l'aiuto di quella comunità social".

Attività criminali che però, ora, non potranno più contare sul supporto di questo grande gruppo di segnalazione dei posti di blocco dopo che la Questura di Mantova, in merito, ci ha voluto vedere chiaro.

Le indagini, infatti, hanno permesso di venire a conoscenza di questa maxi chat, con oltre 1.000 membri all'attivo, nella quale, in tempo reale, veniva condivisa la posizione di equipaggi delle Forze di Polizia sul territorio di questa provincia e di quelle limitrofe. Chat che come detto, non solo permetteva di eludere i quotidiani pattugliamenti finalizzati ad accertare e sanzionare irregolarità a volte molto gravi per la sicurezza di tutti gli utenti della strada, ma ha potenzialmente agevolato anche i responsabili di gravi reati anche di natura predatoria che, in tal modo, hanno avuto la possibilità di sottrarsi ai controlli delle Forze di Polizia.

Analizzando i membri di questo gruppo su WhatsApp, infatti, si è scoperto che al suo interno si trovavano anche persone con precedenti per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti per le quali la costante localizzazione delle pattuglie potrebbe aver consentito di perpetrare con maggiore tranquillità le loro attività delittuose.

Nei guai il creatore della chat

Dato che la chat ha raggiunto il numero massimo di mille iscritti, il suo creatore ha deciso di crearne un'altra con il medesimo scopo. L’esistenza della chat, individuata da personale della Squadra Volante della Questura, dopo i necessari accertamenti di polizia giudiziaria, è stata oggetto di segnalazione alla locale Procura della Repubblica la quale ha disposto una perquisizione nei confronti dell’amministratore del gruppo.

Porto Mantovano, quindi, il personale della D.I.G.O.S., della Squadra Volante e della Sezione provinciale per la Sicurezza Cibernetica di Mantova (Polizia Postale), ha dato esecuzione alla perquisizione presso il domicilio del creatore del gruppo acquisendo documentazione informatica utile per il prosieguo delle indagini.

Tra le ipotesi di reato contestate al soggetto vi è quella del delitto di interruzione di Pubblico Servizio mentre è tuttora al vaglio la posizione dei numerosi altri iscritti, al fine di definirne le singole responsabilità, dal momento che alcuni utenti, in maniera molto più attiva di altri, hanno segnalato, attualizzato e condiviso la posizione delle pattuglie delle Forze di Polizia, accompagnando spesso i relativi post sulla chat del gruppo con espressioni oltraggiose e denigratorie.

Sulle indagini volte a far chiarezza sui membri di questa chat si è espresso il Questore di Mantova Giannina Roatta:

"Si tratta di un significativo, ed evidentemente diffuso malcostume che denota come minimo mancanza di senso civico - afferma il Questore - vogliamo pensare infatti che almeno una parte degli oltre 1000 partecipanti alla chat, numero rilevante se si pensa al limitato raggio di azione, abbia agito con 'leggerezza' e non si sia resa conto della gravità di tale comportamento e delle inevitabili conseguenze.

L’ubicazione dei posti di controllo delle forze di polizia sono informazioni che fanno gola ai malintenzionati che, conseguentemente, possono agire più indisturbati in altre aree cittadine o della provincia per i loro malaffari - continua - Tra i partecipanti alla chat, tra l’altro, come appurato da primi accertamenti, vi sono numerosi soggetti con precedenti. Ovviamente verificheremo la posizione di tutti i partecipanti, alcuni dei quali, molto attivi, hanno anche usato nomignoli od immagini oltraggiose nei confronti degli operatori di polizia.

In estrema sintesi - conclude - oltre a denotare assenza di senso civico, coloro che hanno diffuso quelle notizie in chat hanno in qualche modo favorito i malviventi che le hanno sfruttate a scapito della sicurezza dei cittadini. Ma una considerazione va anche fatta sull’ipotizzata 'leggerezza': se non si ha nulla da nascondere, perché mai si dovrebbe temere un normale controllo di polizia?".

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