L'appello dopo la sentenza

Mario Roggero e il risarcimento da 460mila euro alle famiglie dei rapinatori uccisi: la famiglia apre una raccolta fondi

Intanto è polemica tra Matteo Salvini e l'associazione magistrati

Mario Roggero e il risarcimento da 460mila euro alle famiglie dei rapinatori uccisi: la famiglia apre una raccolta fondi
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Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che il 28 aprile 2021 uccise due rapinatori, è stato condannato a 17 anni di carcere per duplice omicidio volontario. E in più il giudice ha deciso che dovrà versare 460mila euro di risarcimento alle famiglie dei malviventi rimasti uccisi quel giorno. Una cifra importante, e ora la famiglia chiede aiuto avviando una raccolta fondi online.

Mario Roggero condannato a 17 anni

La storia la ricordano probabilmente quasi tutti. Era il 28 aprile 2021 quando verso le 18.45 due uomini fecero irruzione nella gioielleria della famiglia Roggero con una pistola giocattolo. Minacciarono i presenti, presero il bottino e fuggirono.

Dopodiché Roggero uscì fuori dal locale in fretta e furia e lì inseguì sparandogli dei colpi fatali di pistola (ben 5 di revolver).

Morirono due rapinatori, Andrea Spinelli, 45enne di Bra Giuseppe Mazzarino, 58enne di Torino. Il terzo complice,  Alessandro Modica, 34enne di Alba, originario di Erice (Trapani), rimase ferito a una gamba.

Non fu legittima difesa

Il pubblico ministero Davide Greco aveva chiesto 14 anni di reclusione per il gioielliere. Il giudice è andato oltre, condannandolo a 17 anni. 

"La parola difesa stona con un video in cui abbiamo visto un'esecuzione" aveva detto il pubblico ministero Davide Greco nella requisitoria. Roggero ha sostenuto di avere sparato quattro colpi contro l'auto parcheggiata dei rapinatori perché temeva che i banditi avessero rapito sua moglie. "Le ero passato di fianco con la pistola in mano, senza vederla. Ancora adesso sono rimasto stupito quando ho visto i filmati, non ho quel fotogramma in testa".

Il risarcimento alle famiglie dei rapinatori

Alle famiglie dei due rapinatori assistite dagli avvocati Marino Careglio, Angelo Panza e Giuseppe Caruso è stata assegnata anche una provvisionale di 460mila euro, che dovrà sborsare la famiglia Roggero. Che ora chiede aiuto attraverso la propria pagina social.

Lo fa Silvia Roggero, figlia di Mario, sulla sua pagina Facebook.

"Se volete aiutare la mia famiglia dopo la terribile condanna del giudice verso mio papà, Mario Roggero, questo è il momento giusto!
Ecco il Conto Etico per la raccolta fondi
Intestazione: IOSTOCONMARIOROGGERO
Banca d’Alba filiale di Grinzane Cavour
IBAN: IT87L0853046380000000014216"

Poi Silvia Roggero ripercorre quel giorno

"Vorrei condividere con tutti voi il modo in cui io ho vissuto personalmente le tristi vicende che hanno coinvolto le mie sorelle e i miei genitori.
Il giorno della rapina stavo lavorando quando ho ricevuto una telefonata da mio cognato, il marito di mia sorella minore.
Mi ha detto che c’era stata di nuovo una rapina in gioielleria e mi ha spiegato che questa volta i rapinatori erano 3 e la situazione era ancora più grave.
Immediatamente nella mia mente è affiorato il ricordo della rapina precedente.
In quella occasione mia sorella maggiore, Laura, aveva accolto in negozio i due malviventi camuffati da “clienti”.
Mio papà, all’età di 65 anni, era stato picchiato selvaggiamente ricevendo senza preavviso un pugno in faccia così forte da spaccargli il naso.
Quando ero arrivata in negozio avevo visto uno dei pesanti banconi di marmo caduto a terra e le schegge immerse nella pozza di sangue scuro e denso dove c’era stata la colluttazione.
Mio papà era stato preso violentemente a calci che gli hanno procurato danni fisici che hanno impiegato mesi, anni a guarire.
Ha dovuto subire persino un intervento alla spalla per ricucire un tendine.
In una frazione di secondo ho rivisto il volto di mia mamma, che poco prima era andata a prendersi un caffè al bar e al ritorno era stata avvisata dall’altra sorella, che era riuscita a fuggire, di non entrare.
Dall’esterno del negozio avevano sentito lo schianto del bancone caduto scambiandolo per uno sparo.
Non potevo neanche lontanamente immaginare il suo stato d’animo pieno di paura e senso di impotenza, sapendo che il marito e la figlia maggiore erano all’interno del negozio con i due aggressori.
In una frazione di secondo è affiorato nella mia mente il racconto di Laura, che era stata minacciata con una pistola puntata alla testa, chiusa in bagno e immobilizzata con delle fascette ai polsi.
Mi aveva raccontato che aveva chiesto loro, in lacrime, di non sparare perché aveva due figli a casa.
E di nuovo, a distanza di 2 anni, ecco un’altra aggressione alla mia famiglia.
Questa volta c’erano stati 2 morti.
Mio papà aveva ucciso due rapinatori su tre, mi aveva detto mio cognato al telefono.
In uno stato di shock ho preso la macchina e mi sono precipitata al Gallo, poco distante.
Ho dovuto parcheggiare davanti alla gelateria Berlica, perché dalla Banca d’Alba avevano messo le transenne ed era pieno di gente.
Non volevo incrociare lo sguardo di nessuno, volevo solo raggiungere la mia famiglia.
Camminando a passo svelto ho visto un corpo a terra, coperto da un telo e subito dopo un altro.
Raggiunto l’ingresso nel retro del negozio ho visto mio papà sulla soglia, in un evidente stato di alienazione, che cercava di spiegarmi cosa era successo e mia mamma, con una espressione di paura e i pantaloni bagnati.
Si era fatta la pipì addosso dalla paura dopo aver ricevuto brutalmente un pugno in faccia!
Ho visto mia sorella Laura, che ancora una volta aveva subito la stessa sorte, di nuovo ammanettata e minacciata con una pistola.
Di fronte a quella ennesima situazione disperata cercavo di mantenere la calma facendo respiri profondi.
Ho sentito il desiderio di espormi quella sera, scrivendo un messaggio sul mio profilo Facebook che poi ha fatto il giro d’Italia attraverso tutti i telegiornali.
Ho scritto che pregavo per quelle due anime e che credevo nella giustizia.
Adesso, a distanza di due anni e mezzo da questa triste vicenda, mi sento inerme di fronte alla spietata sentenza del giudice: 17 anni di carcere che equivalgono a un ergastolo, considerata l’età di mio papà!!
Per non parlare della sanzione che deve essere pagata entro 15 giorni, oltre a tutti i soldi già sborsati…
Quindi, amici miei, se volete darci un sostegno concreto, vi ringrazio in anticipo dal profondo del cuore".

Le polemiche: l'attacco di Salvini e la difesa dell'Anm

La questione - come già accaduto in passato in questi casi - è diventata politica. Il leader della Lega Matteo Salvini ha difeso apertamente Roggero:

"Piena solidarietà a un uomo di 68 anni che, dopo una vita di impegno e di sacrifici, ha difeso la propria vita e il proprio lavoro. A meritare il carcere dovrebbero essere altri, veri delinquenti, non persone come Mario".

Il vicepremier ha anche chiamato il gioielliere, esprimendogli la sua vicinanza.

Ma le sue parole non sono piaciute all'Associazione nazionale magistrati. La sezione Piemonte e Valle d'Aosta dell'Anm ha emesso una nota in merito:

“Il legittimo diritto di critica, anche incisiva e forte, deve essere esercitato nel rispetto della attività della magistratura e della funzione giurisdizionale, rifuggendo da affermazioni delegittimanti e ingiuriose, che paiono giustificate da un afflato populistico piuttosto che da fondate ragioni di diritto”.

"Anm rappresenta la propria disapprovazione per i toni utilizzati ed il ricorso a termini quali verdetto “inconcepibile”, “capovolgimento della realtà”, “vergogna di Stato”.

“Gli attacchi che si sono letti sulla stampa paiono ancora più ingiustificati ove si consideri che le motivazioni della sentenza della corte d’Assise di Asti - che ricordiamo che è stata resa da otto giudici, sei dei quali normali cittadini - non sono ancora state rese pubbliche”.

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