L'Italia nella morsa degli incendi. Chi sono i piromani e perché lo fanno
La maggior parte degli incendi è di natura dolosa. Il presidente della Calabria Roberto Occhiuto pubblica un video di un piromane smascherato
L'Italia brucia. Soprattutto al Sud (Sicilia, ma anche in Calabria e in Puglia) decine di incendi stanno devastando il territorio. Ma non solo: oltre ai danni ambientali ci sono anche quelli alle case, con centinaia di persone sfollate, e pure qualche vittima.
Italia nella morsa degli incendi: caccia ai piromani
Le immagini che arrivano dal Sud Italia stanno impressionando tutti. In questi giorni tantissimi incendi stanno funestando il Mezzogiorno.
Condizioni di caldo estremo, manutenzioni a volte carenti, ci sono tanti fattori alla base di questa situazione. Che spesso però è di origine dolosa. E, puntuale, torna come ogni estate l'allarme piromani. Nei giorni scorsi il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto ha pubblicato anche un video in cui si vede un piromane immortalato dalle telecamere di sicurezza.
Piromani: cosa fa il Governo
Della questione ha parlato anche la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni.
"Gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova l’Italia. Il Governo ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone e stiamo istruendo le richieste di stato di emergenza avanzate dalle Regioni colpite per deliberare le prime risorse. Siamo al lavoro per dare risposte immediate ed efficaci".
Chi sono i piromani e perché lo fanno
Ma chi sono i piromani? E perché lo fanno? Per cercare di capirlo ci viene in aiuto un report di qualche anno fa (2016) della Forestale, che però è comunque molto utile per capire i soggetti con cui abbiamo a che fare.
Oltre il 40 per cento degli incendi italiani sono colposi: c’è chi brucia qualcosa e perde il controllo delle fiamme, chi non spegne bene la griglia, chi getta la sigaretta accesa fra le sterpaglie.
Del restante 60 per cento una minima parte è conducibile a patologia psichica, il grosso a un incredibile mix di ripicche, liti di vicinato, teppismo e piccole vendette che diventano enormi inferni.
Il Corpo Forestale dello Stato, per incarico del Governo, ha condotto una indagine approfondita sulle cause principali degli incendi boschivi, al fine di delineare un quadro articolato del fenomeno e intraprendere azioni mirate alla prevenzione e al contrasto degli incendi stessi.
L’indagine ha riguardato l’intero territorio nazionale ed è stata effettuata dal Servizio Antincendio del CFS con la collaborazione degli Uffici Forestali nelle Regioni a statuto ordinario e dei Servizi Antincendio delle Regioni e Province Autonome. Si sono considerate cinque categorie di cause: naturali, accidentali, colpose, dolose e dubbie, che sono state disaggregate in un ventaglio di motivazioni in relazione ai profili sociali, economici e produttivi delle diverse realtà territoriali.
Cause naturali: Solo una piccolissima percentuale di incendi può essere considerata naturale, causata cioè da eventi propri della natura e quindi inevitabili. Fra le cause naturali l’unica che ha rilevanza in Italia è il fulmine. La sua incidenza è variabile ma comunque contenuta. Fra le altre cause naturali sono da considerare le eruzioni vulcaniche e le autocombustioni. Le prime sono rare e circoscritte ad aree particolari: gli incendi si originano quando la lava incandescente entra in contatto con la vegetazione del bosco. Il fenomeno dell’autocombustione è praticamente impossibile: non si verifica nelle condizioni climatiche che caratterizzano il nostro territorio.
Cause accidentali: Le cause accidentali sono quelle che non dipendono direttamente dall’azione umana, sia colposa che dolosa, anche se sono riconducibili alla presenza e alle attività dell’uomo sul territorio.
Sono compresi in questa classe di cause gli incendi provocati:
- dalle scintille che si originano dall’attrito degli impianti frenanti dei treni sui binari,
- dalle variazioni di tensione sulle linee elettriche e dalla rottura e conseguente caduta a terra di conduttori di impianti ad alta tensione.
In entrambi i casi la presenza di materiale vegetale al suolo, secco e facilmente infiammabile, può favorire l’insorgere dell’incendio. La mancata adozione di misure idonee volte a prevenire tali fenomeni, quali la ripulitura delle fasce di rispetto delle strutture e degli impianti a rischio, potrebbe configurare ipotesi di incendio colposo e quindi escludere
queste fattispecie dalla casistica delle cause accidentali. Ma anche in questo caso parliamo di una percentuale veramente ridotta.
Cause colpose: Gli incendi colposi, o involontari, sono provocati da comportamenti umani non finalizzati alla specifica volontà di arrecare il danno. Tali incendi si originano quando si opera con negligenza, imprudenza o imperizia, spesso in violazione di norme e regolamenti. Gli incendi colposi sono riconducibili ad una diversificata serie di comportamenti che attengono all’uso del territorio, quale sede di attività produttive e di rilevanza economica, come l’agricoltura e la pastorizia, cui si unisce un’altra casistica di eventi, legati alla frequentazione dei contesti rurali e boscati da parte di turisti, escursionisti, automobilisti ed altri, che con le loro azioni possono determinare l’insorgere di incendi. Negli anni è cresciuta (e continua a crescere) la percentuale di incendi derivanti dall’incauto comportamento dei fruitori degli ambienti naturali. Nel 2001 sono stati attribuiti a cause colpose 2.452 incendi pari al 34,4% del totale.
Cause dolose: Veniamo ora alle cause alle quali si attribuisce circa il 60% degli incendi, riconducibili alla deliberata volontà di appiccare il fuoco per recare danno all’ambiente e alle cose. Dai dati rilevati si evidenzia come il fattore doloso sia la causa preponderante degli incendi boschivi sul territorio nazionale. Il drastico incremento del numero dei fuochi che si è registrato in questi ultimi anni è direttamente correlato all’aumento della dolosità. L’uomo si muove tra i boschi spesso senza la necessaria prudenza e talvolta con volontà di vendette trasversali, di provocazioni mirate o di distruzioni spettacolari. Altre cause di incendio, connaturate all’origine dolosa, si verificano nella previsione errata che le aree boscate distrutte dal fuoco possano essere utilizzate successivamente a vantaggio di interessi privati o a beneficio della maggiore coltivazione agraria.
Talvolta si sono individuate “azioni mirate” che, facendo leva sull’emotività ed indignazione dell’opinione pubblica, di fatto sollecitano da parte delle istituzioni interventi e provvedimenti in termini di risorse umane, strumentali e finanziarie, intorno alle quali non mancano atteggiamenti e comportamenti criminosi.
Sussistendo il dolo o la colpa grave, la mano armata dalla furia incendiaria si identifica in quei fenomeni criminali che derivano da un comportamento subdolo e volontario o comunque fortemente imprudente, da parte di soggetti che erroneamente vengono denominati “piromani” (termine che denota una malattia), ma che invece devono essere qualificati “incendiari”, ovvero dediti al delitto di incendio doloso o colposo previsto dal codice penale (artt. 423 e segg. c.p.).
Cosa rischia chi appicca un incendio: cosa dice la legge
Non servirebbe neppure spiegarlo, ma naturalmente chi appicca un incendio commette un reato. A disciplinare la materia è l'articolo 423 del Codice penale:
"Chiunque cagiona un incendio è punito con la reclusione da tre a sette anni".