TRAGEDIA VIVA

“Istituire il reato di bullismo scolastico”: ricorso contro l’archiviazione del caso di Leo Calcina

Accorato appello dei genitori di Leonardo, il 15enne di Senigallia, nelle Marche, toltosi la vita nell'ottobre dello scorso anno

“Istituire il reato di bullismo scolastico”: ricorso contro l’archiviazione del caso di Leo Calcina

Istituire il reato dibullismo scolastico” e la necessità di una normativa più severa per tutelare le vittime.

E’ l’accorato appello che hanno lanciato in queste ore i genitori di Leonardo “Leo” Calcina, il 15enne di Montignano (frazione di Senigallia), nelle Marche, morto suicida nell’ottobre dello scors0 anno.

Una vicenda drammatica, ancora dai tanti punti oscuri, che ha riacceso il dibattito su un problema quanto mai delicato: il bullismo e le vessazioni a scuola, tra coetanei.

Leonardo Calcina

Il caso di “Leo” Calcina, cosa era successo

Come detto, la vicenda risale all’ottobre dello scorso anno, quando il giovane si tolse la vita utilizzando l’arma del padre.

Subito nei giorni seguenti era emerso, dal racconto dei genitori e da alcune testimonianze nell’ambito scolastico, che il 15enne subisse atti di bullismo.

Nella fattispecie, insulti in classe, prese in giro per il cognome, e persino un messaggio vocale offensivo che circolava tra i compagni.

Ecco allora che la Procura dei minori aveva aperto un’indagine con l’ipotesi di istigazione al suicidio, ma dopo gli accertamenti il Gip ha disposto l’archiviazione.

La motivazione, secondo la Procura, è che non erano emersi elementi sufficienti per configurare né un nesso diretto tra il bullismo denunciato e il gesto estremo, né atti persecutori prolungati.

I genitori proseguono la loro battaglia

Non è però l’opinione dei genitori, Viktoryia e Francesco, che in questi giorni hanno confermato l’intenzione di portare avanti la loro “battaglia”.

Anche perché, dell’archiviazione del caso sono venuti a conoscenza non con comunicazioni ufficiali, ma solo grazie a un accesso agli atti richiesto dal loro legale.

Tanto è vero che proprio l’avvocato della famiglia, Pia Perricci, ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione del Gip.

Dito puntato contro la scuola, tanti punti oscuri e l’omertà

Parallelamente, la famiglia intende avviare una azione di risarcimento danni nei confronti del Ministero dell’Istruzione e della scuola frequentata da Leo, l’istituto Panzini di Senigallia.

Secondo l’avvocata Perricci, la scuola non avrebbe fatto abbastanza per proteggere Leo nonostante i segnali di sofferenza evidenziati dal giovane.

Gli insegnanti, sostengono i genitori, non hanno segnalato episodi né attuato interventi concreti.

Secondo alcune testimonianze, alcuni studenti della scuola avvertivano Leo delle prese in giro su di lui.

Inoltre, secondo la ricostruzione del legale, c’era un messaggio WhatsApp offensivo che circolava tra alcuni compagni.

Un messaggio che non risulta sia arrivato direttamente a “Leo”, ma riguardo al quale anche in questo caso sarebbe stato avvertito da altri coetanei.

Viktoryia Romanenko madre di Leo Calcina in un incontro col Ministro Valditara

La mobilitazione: biciclettata per la giustizia

Nel frattempo, per continuare a dare voce al loro dolore e affinché su questa vicenda non cada l’oblio del silenzio, i genitori di Leo hanno organizzato una biciclettata simbolica.

Dal 22 al 24 novembre, Paolo Baldini, amico della famiglia – pedalerà dalle Marche, appunto da Montignano fino a Roma per consegnare una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri all’Istruzione e Politiche Sociali.

Nella lettera, Viktoryia e Francesco chiedono con forza l’istituzione di un reato specifico di bullismo.

Secondo la famiglia, il vuoto normativo attuale non garantisce una reale responsabilizzazione dei “bulli” e lascia le vittime in una condizione di grave vulnerabilità portando anche a gesti estremi come accaduto al loro figlio.

In buona sostanza, un vero e proprio appello:

Basta silenzio, basta impunità. Il bullismo deve essere riconosciuto come reato penale autonomo, con sanzioni chiare e percorsi di prevenzione obbligatori nelle scuole”.

Il bullismo in Italia, l’altro caso: la tragedia di Paolo a Latina

Il caso di Leo non è isolato.

Secondo l’ultima indagine ISTAT (2023), il 68,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha dichiarato di aver subìto almeno un comportamento offensivo o violento – online o offline – nei 12 mesi precedenti.

E ben impressa nella memoria c’è ancora anche la tragedia che aveva visto il suicidio del giovane Paolo Mendico, il 14enne di Latina che a settembre si era tolto la vita poco prima dell’inizio dell’anno scolastico proprio per il “terrore” delle vessazioni che avrebbe ricominciato a subire dai compagni da lì a pochi giorni.

E sull’importanza del giusto contesto scolastico era state argomentate anche le conclusioni degli ispettori del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Nel documento dei referenti del Ministero si era riportato infatti che nella tragedia di Paolo a Latina “il bullismo a scuola era stato sottovalutato”. 

LEGGI ANCHE: Leonardo, suicida a 15 anni per i bulli? I genitori: “Un docente sapeva”. Preside e fidanzatina negano le vessazioni