Inventa una finta molestia per ricattare un prete: voleva i soldi per farsi la plastica al seno
Il sacerdote, consapevole di non aver mai realizzato nulla di quanto affermato dalla donna, è andato dalle forze dell'Ordine a denunciare il ricatto.
Voleva farla in barba al prete inventandosi una molestia sessuale subita da lui parecchio tempo addietro. Il fine semplice: ricattarlo per farsi dare soldi per poi rifarsi il décolleté. Sfortunatamente per lei il parroco non ci è cascato ed è riuscito ad incastrarla.
Inventa una finta molestia per ricattare il prete
Tra tutte le persone a cui poteva estorcere denaro illecitamente, ha pensato che rivolgersi al prete poteva rappresentare la via più facile, puntando sullo scandalo che sarebbe nato da una notizia simile. Purtroppo per lei, il sacerdote non è cascato nel tranello ed è riuscito ad uscirne senza conseguenze.
Come raccontato da Prima Verona, una donna di 58 anni ha tentato di ricattare un prete inventandosi una finta molestia. Il suo piano è stato molto semplice: si è presentata davanti al parroco dicendogli di essere stata molestata da lui 18 anni prima, giurandogli anche di essere in possesso di alcune prove. A quel punto ha detto al prete che se non le avesse consegnato 10mila euro, avrebbe rivelato via mezzo stampa tutta la storia, facendo venire a galla l'intero scandalo. I soldi, infatti, sarebbero stati il "compenso" per il silenzio.
Il sacerdote veronese, tuttavia, non ha indietreggiato di un passo e, raccogliendo tutto il coraggio possibile, è andato dalle Forze dell'Ordine a denunciare quanto accaduto.
Aveva bisogno di soldi per rifarsi il décolleté
Una vicenda davvero delicata quella che si è consumata nel Veronese e che oggi, a distanza di due anni circa sta volgendo al termine, per fortuna, a favore del prete che ha sempre detto la verità.
Ma l'aspetto più assurdo di tale vicenda è il motivo che avrebbe portato la donna a mettere in piedi quella che poi si è configurata come una vera e propria estorsione. I 10mila euro chiesti al religioso, infatti, come spiegato dalla stessa donna in seguito, sarebbero serviti per rifarsi il seno.
Da un punto di vista puramente "giudiziario" al momento sono due le ipotesi accusatorie contestate dalla Procura di Verona all'imputata. Prima di tutto la tentata estorsione, poi la diffamazione. Dall'altra parte il prete è parte lesa. Al termine delle indagini il Pm ha chiesto il rinvio a giudizio della donna.