A Sassuolo

Inscenò il finto suicidio della moglie: libero dopo 13 anni

La rabbia dei parenti dopo la semilibertà concessa al marito-assassino: "Giulia è uccisa di nuovo da quella che qualcuno osa chiamare giustizia".

Inscenò il finto suicidio della moglie: libero dopo 13 anni
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Con un fine pena fissato nel 2028, poi anticipato al 2025, dallo scorso febbraio Marco Manzini si trova in semilibertà e in prova ai servizi sociali. Tredici anni fa aveva ucciso la moglie Giulia Galiotto, cercando di nascondere il fatto inscenando un finto suicidio. La rabbia dei parenti della vittima:

"La sera dell'omicidio ci prese pure in giro. A noi non ci interessano i soldi. Giulia è uccisa di nuovo da quella che qualcuno osa chiamare giustizia".

Nel 2009 aveva ucciso la moglie, oggi è in semilibertà

Uno sconto di pena che fa storcere il naso a tutti i parenti della vittima. Come raccontato da Prima Modena, Marco Manzini, 48 anni, a 13 anni dell'assassinio della moglie Giulia Galiotto a Sassuolo, oggi si trova in stato di semilibertà. Nonostante fosse stato condannato in via definitiva a 19 anni e quattro mesi nel 2013, dallo scorso febbraio il 48enne sarebbe uscito di prigione e messo in prova ai servizi sociali. Il fine pena, che era fissato nel 2028, è stato anticipato al 2025.

Aveva ucciso la moglie e inscenato un suicidio

La morte di Giulia Galiotto era avvenuta nel 2009. Il marito Marco Manzini l'aveva uccisa colpendola alla testa con una pietra e gettando il suo corpo nel fiume Secchia, inscenando così un suo suicidio. Quella notte aveva attirato la moglie nella casa dei genitori di lui, a San Michele dei Mucchietti. Al culmine di un'ennesima lite, avvenne l'omicidio.

Giulia Galiotto

Per nascondere il delitto, Marco Manzini aveva persino scritto un biglietto d'addio, facendolo passare come opera della moglie per confermare il gesto estremo.

"Quella sera ci ha pure preso in giro"

Gli avvocati dell'uomo hanno inviato una lettera ai genitori di Giulia Galiotto informandoli della concessione a Manzini della semilibertà dove annunciano anche che nei limiti delle sue disponibilità economiche l'uomo verserà loro 600 euro l'anno in ottica "di manifestazione della volontà di avvicinamento del Manzini ad un'ipotesi di mediazione penale".

Ma la madre della vittima, Giovanna Ferrari, ha commentato con parole dure e non può certo dimenticare quello che successe quella notte:

"Quella notte dopo aver ammazzato mia figlia, ci ha chiamato prendendoci in giro. Oggi chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare? Abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un'azienda: quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito. A noi non interessano i soldi: ciò che uccide nuovamente Giulia è quella che qualcuno osa chiamare giustizia. Noi non accettiamo alcuna mediazione - continua  la madre - se Manzini mi vuole incontrare lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale".

Anche la sorella di Giulia, Elena Galiotto, che fu una delle prime a sollevare dubbi nel 2009 sull'ipotesi che la sorella si fosse uccisa, si è sfogata così sul suo profilo Facebook:

"Ciao Giulia - scrive Elena Galiotto - oggi ho saputo che il tuo assassino è stato liberato. Ecco, il mio cervello ha davvero difficoltà a concepire questi due dati di fatto: tu non esisti più e il tuo assassino è libero".

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