Incidenti sul lavoro: operaio precipita dal tetto di un'abitazione. La strage di Calenzano si poteva evitare
A Firenze sarebbe bastato non permettere manutenzione e carico in contemporanea. Sempre in Toscana si è verificato un incidente sul lavoro a Grosseto

Nuovi incidenti sul lavoro in queste ultime ore in Italia. Nelle Marche un operaio è precipitato dal tetto di un'abitazione e anche in Toscana si è verificato un infortunio sul lavoro. Nel frattempo arrivano novità dall'inchiesta riguardante la strage di Calenzano, per la quale sono indagate ben 9 persone. Secondo la Procura, l'incidente sarebbe stato evitabile.
Precipita dal tetto di un'abitazione
Grave incidente sul lavoro nella mattina di mercoledì 19 marzo 2025 a Cuccurano, nel comune di Fano in provincia di Pesaro e Urbino (Marche), lungo la Strada Nazionale Flaminia, dove un operaio di 44 anni proveniente dall’Est Europa, è precipitato dal tetto di un’abitazione privata durante lavori di ristrutturazione. Il 44enne stava sistemando la copertura dell’edificio quando la struttura ha ceduto improvvisamente, facendolo cadere da un’altezza di circa quattro metri.
Un’ambulanza del 118 è giunta sul posto per valutare le condizioni dell’operaio, riscontrando traumi multipli da caduta. Data la gravità della situazione, è stato richiesto l’intervento dell’elisoccorso Icaro, che ha trasportato il ferito all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona.
Operaio in grave condizioni
A Grosseto, in Toscana, nella mattina di martedì 18 marzo 2025, un uomo di 48 anni si trova in gravi condizioni dopo un incidente sul lavoro. La centrale dell’Asl Toscana sud est è stata attivata poco prima delle 9 e i soccorsi sono intervenuti lungo la strada delle Squadre. Il 48enne è stato trasportato alle Scotte di Siena dall’elisoccorso Pegaso 2, in codice rosso.
La strage di Calenzano si poteva evitare: nove gli indagati
Arrivano novità dalla Procura di Prato sull'esplosione al deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, (Toscana). Una tragedia nella quale persero la vita 5 operai e 28 rimasero feriti. Come riporta PrimaFirenze, a seguito delle indagini, sono stati iscritti nel registro degli indagati nove persone, tra cui sette dirigenti di Eni spa e due rappresentanti della società appaltatrice Sergen. I reati ipotizzati vanno dall’omicidio colposo plurimo al disastro colposo, passando per le lesioni personali e la rimozione delle cautele infortunistiche.

Secondo le indagini coordinate dal procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, il disastro è stato il risultato di gravi negligenze nella gestione della sicurezza. L’incidente sarebbe stato scatenato dalla presenza di fonti di innesco, in particolare il motore a scoppio di una piattaforma elevabile, che ha generato calore in un’area ad alto rischio mentre erano in corso simultaneamente operazioni di carico delle autobotti e attività di manutenzione.
L’indagine ha evidenziato che Eni aveva incaricato il raggruppamento temporaneo di imprese Sergen/Nolitalia di Viggiano (Potenza) di eseguire una modifica dell’impianto per convertire una linea di benzina dismessa alla fornitura di Hydrotreated Vegetable Oil (HVO), un biocarburante avanzato. Durante i lavori, una flangia svitata ha causato la fuoriuscita di benzina a pressione, formando una nube di aerosol. Quando alle 10:21 del 9 dicembre si è attivata una pompa per il carico di benzina, il getto di carburante ha innescato l’esplosione.

La Procura sottolinea che l’esplosione avrebbe potuto essere evitata se fossero state rispettate le procedure di sicurezza. L’errore è definito “grave e inescusabile” in quanto le operazioni di carico non avrebbero dovuto svolgersi in concomitanza con i lavori di manutenzione. Un elemento chiave dell’inchiesta è il fatto che Eni abbia permesso la prosecuzione del carico delle autobotti per non interrompere la produttività e mantenere i guadagni stimati per quella giornata, che si aggiravano intorno ai 255.000 euro.
Secondo il procuratore Tescaroli, il disastro è stato il risultato di una scelta aziendale volta a garantire la produttività a scapito della sicurezza. La pratica di svolgere simultaneamente attività di carico e manutenzione non sarebbe stata un caso isolato, ma una prassi comune in altri depositi Eni su scala nazionale. Questo aspetto potrebbe avere rilevanza nell’inchiesta, aprendo interrogativi sulla gestione della sicurezza in tutta la rete aziendale.