Incendio in una cella di San Vittore: 18enne morto carbonizzato, salvato il compagno
Secondo le prime informazioni, il rogo sarebbe stato appiccato al materasso, con le fiamme che si sono poi propagate in tutta la cella
Tragedia nella notte del 5 settembre 2024 nel carcere di San Vittore, a Milano. Un ragazzo di 18 anni, detenuto nel penitenziario, è morto carbonizzato nella sua cella, "che condivideva con un altro ristretto". Il dramma sarebbe stato causato da "un incendio appiccato, sembrerebbe, da loro stessi come ormai avviene con assidua frequenza", afferma la polizia penitenziaria.
Morto carbonizzato detenuto 18enne a San Vittore
Secondo le prime informazioni, il rogo sarebbe stato appiccato al materasso, con le fiamme che si sono poi propagate in tutta la cella. Il corpo del 18enne è stato trovato in bagno, dove probabilmente stava cercando di prendere dell'acqua o dove si era rifugiato per sfuggire all'incendio.
Il giovane si trovava in carcere con l'accusa di rapina, in attesa di giudizio. Si chiamava Loka Moktar Joussef Baron ed era nato nel febbraio del 2006.
"Non crediamo possa parlarsi di suicidio, ma è un’altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra", l'amaro commento di Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato.
"Crisi del sistema penitenziario"
“Quanto accaduto a San Vittore mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario e se le conseguenze non sono state ancora più gravi lo si deve solo al pronto e professionale intervento della polizia penitenziaria che, depauperata negli organici, stremata nelle forze e mortificata nell’orgoglio è intervenuta mettendo in salvo il secondo recluso e impedendo che le fiamme si propagassero al resto del carcere", ha aggiunto De Fazio.
De Fazio ha poi posto l'accento sul fatto che San Vittore sia il carcere più sovraffollato d'Italia:
“A San Vittore sono letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247%, sorvegliati da 580 appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e compresi gli addetti agli uffici e ai servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%. Il governo, oltre al gossip di questi giorni, dovrebbe occuparsi compiutamente e, se mai, versare qualche lacrima per quanto si continua a perpetrare nelle carceri".
E ancora:
"Va immediatamente deflazionata la densità detentiva, sono 15mila i detenuti oltre la capienza, necessita potenziare il corpo di polizia penitenziaria, mancante di oltre 18mila unità, va assicurata l’assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri e sicure le strutture. E poi va riorganizzato l’intero sistema. Altrimenti - ha concluso -, nostro malgrado, con necrologi quotidiani continueremo a contare le morti che non possono non avere dei responsabili, non solo morali”.
Una situazione fuori controllo
L'estate 2024 è stata funestata da episodi drammatici, rivolte e decessi nelle carceri del Paese.
Sovraffollamento, condizioni di detenzione inappropriate, patologie fisiche e mentali trascurate, risse, vessazioni... la condizioni delle carcere italiane è drammatica.
Apocalisse nel carcere Mammagialla di Viterbo il 10 luglio 2024. Una sommossa violenta è scoppiata in seguito al ritrovamento del corpo senza vita di un detenuto nella sua cella. Circa sessanta prigionieri si sono barricati in una sezione del carcere, incendiando materassi e mobili. Un modo per protestare non soltanto a seguito del decesso di un compagno, ma anche contro il caldo e il sovraffollamento.
L'uomo deceduto, tossicodipendente, era detenuto da pochi giorni. Si esclude che la morte sia legata ad un gesto volontario o ad un evento violento, sul corpo non sarebbero individuate ferite. Il decesso potrebbe essere legato, ma questa è solo una primissima ipotesi, all'uso di sostanze stupefacenti.
Nemmeno 48 ore dopo gli eventi di Viterbo, è toccato al carcere di Trieste. In questo caso, però, sarebbe stata proprio la rivolta a cagionare la morte di un detenuto. Un uomo, il 12 luglio 2024, è stato trovato morto nella sua cella. Secondo quanto si è appreso, e come ha confermato il Garante dei diritti dei detenuti per il Fvg, Paolo Pittaro, l'uomo sarebbe morto per una overdose di metadone.
Probabilmente la vittima era riuscita a procurarsi la sostanza in seguito al saccheggiamento e danneggiato dell'infermeria avvenuta poche ore prima. Ai disordini hanno partecipato oltre cento detenuti dei 260 che sono chiusi nel carcere, mentre la struttura potrebbe invece ospitare fino a un massimo di 150 persone
Musica neomelodica e fuoco nel corridoio della dodicesima sezione del padiglione C del carcere di Torino. E' quanto si vede in uno dei video caricati su TikTok dai detenuti che sabato 13 luglio 2024 hanno protestato per le condizioni all'interno della struttura chiedendo amnistia o indulto subito.
Aveva 37 anni ed era in carcere per spaccio. Quando hanno trovato il suo corpo senza vita ormai era troppo tardi per soccorrerlo. Nella notte tra il 14 e il 15 luglio 2024 un detenuto è stato trovato morto suicida nella sua cella della casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia. Era originario di San Donà di Piave.
Dramma fotocopia a Monza. Erano circa le 18.20 di sabato 13 luglio 2024 quando il detenuto straniero si è soffocato chiudendosi la testa in un sacchetto di plasticanella sua cella, che occupava da solo.
Come racconta Prima Monza, nella medesima struttura, nel primo pomeriggio di domenica 14 luglio 2024 è stato necessario evacuare un’intera sezione detentiva per un incendio che è stato appiccato da un giovane detenuto di nazionalità nord-africana, in custodia cautelare in carcere per violenza sessuale che ha scavalcato la recinzione del cortile passeggi della prima accoglienza nella casa circondariale. Secondo quanto ha reso noto il sindacato Osapp pare fosse un gesto compiuto esclusivamente per creare scompiglio all’interno della struttura e della sezione detentiva.
A chiudere questa carrellata degli orrori un evento consumatosi nelle carceri di Cremona.
"A Cremona, un detenuto ha colpito con una sedia un Sovrintendente, solo perché disturbato dalle quotidiane attività di prevenzione all’interno delle sezioni".
Inizia così la denuncia di Sergio Gervasi, segretario generale del sindacato Uilpa Polizia Penitenziaria Lombardia, che punta i riflettori sulle gravi condizioni in cui operano gli agenti penitenziari nelle carceri.
La proposta di Nordio
Nelle scorse ore, tornando sull'urgenza del tema, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha delineato alcune strategie che potrebbero alleviare questa situazione, ponendo l'accento su tre fronti principali: il trasferimento dei detenuti stranieri nei paesi d'origine, l'inserimento dei tossicodipendenti in comunità di recupero anziché in carcere, e la limitazione dell'uso della custodia cautelare.
Nordio ha riconosciuto che, al momento, "non ci sono soluzioni immediate" al problema del sovraffollamento. Tuttavia, ha evidenziato che il governo sta esplorando l'utilizzo di spazi alternativi, come le caserme dismesse, per ospitare i detenuti. Il recente incarico di un commissario straordinario per gestire la situazione è un passo in avanti, ma rimane il problema di molti detenuti che, pur avendo diritto agli arresti domiciliari, non dispongono di un domicilio adatto.
Concordo al 100% con l'On. Nordio !