Nel Lodigiano

Il West Nile fa un'altra vittima: morta una donna di 54 anni

I primi sintomi erano arrivati un mese fa, poi il ricovero in ospedale a causa di una forma neuroinvasiva della malattia.

Il West Nile fa un'altra vittima: morta una donna di 54 anni
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Un lungo calvario che, dalla manifestazione dei primi sintomi, è durato circa un mese. La malattia, in tutto questo tempo, è andata ad aggravarsi sempre di più rendendo necessario il ricovero ospedaliero. Una patologia che però, alla fine, non le ha lasciato alcuno scampo. Il West Nile, il cosiddetto virus delle zanzare, ha fatto un'altra vittima: si tratta di una donna di 54 anni, residente nel Lodigiano.

West Nile, morta una donna di 54 anni nel Lodigiano

Cresce, seppur lentamente, la conta delle vittime causate dal West Nile. Come raccontato da Prima Lodi, nella mattinata di ieri, domenica 11 settembre 2022, ha perso la vita una donna di 54 anni a causa del virus portato dalle zanzare culex. La 54enne, originaria di Somaglia, aveva manifestato i primi sintomi circa un mese fa, motivo per il quale si era subito rivolta al suo medico.

Da quel giorno, tuttavia, la malattia si era aggravata sempre di più, peggiorando il suo quadro clinico e rendendo necessario il ricovero in ospedale, dove la donna è rimasta per diversi giorni, fino al suo tragico epilogo. La 54enne non ha potuto nulla di fronte ad una forma neuroinvasiva del West Nile. Il suo decesso, tuttavia, non ha riguardato il primo in Lombardia: tra la fine agosto e la prima settimana di settembre, infatti, in provincia di Mantova sono venuti a mancare due anziani rispettivamente di 75 e 79 anni che erano ricoverati all'ospedale Carlo Poma di Mantova da circa un mese.

La situazione del West Nile in Italia

Stando all'ultimo bollettino dell'Iss (Istituto superiore di sanità) di giovedì 8 settembre 2022, nel nostro Paese, da inizio giugno, sono stati registrati 440 casi di West Nile (nell'ultima rilevazione erano 386) e ben 24 decessi. Di questo totale:

  • 216 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (28 Piemonte, 18 Lombardia, 108 Veneto, 4 Friuli-Venezia Giulia, 51 Emilia-Romagna, 3 Toscana, 4 Sardegna);
  • 66 casi identificati in donatori di sangue (7 Piemonte, 21 Lombardia, 24 Veneto, 14 Emilia-Romagna),
  • 149 casi di febbre (3 Piemonte, 10 Lombardia, 123 Veneto, 10 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna),
  • 8 casi sintomatici (1 Lombardia, 6 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia)
  • 1 caso asintomatico (1 Veneto)

Per quanto riguarda i decessi, questo è il quadro: 5 vittime in Piemonte, 3 Lombardia, 13 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia e 2 Emilia Romagna.

"Il vaccino per il West Nile c'è, ma non viene prodotto"

Com'è noto il virus West Nile viene trasmesso dalla zanzara culex. Nella stragrande maggioranza dei casi, quando si verifica, la malattia non prova alcun sintomo. In alcuni casi però può provocare febbre, dolori articolari e via dicendo. In una parte ancora inferiore di casi, invece, la Febbre del Nilo si manifesta con una forma neuroinvasiva grave che può portare anche al decesso del paziente.

A riguardo, qualche settimana fa, il presidente dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), Giorgio Palù aveva spiegato che per affrontare il West Nile esiste un vaccino, ma che quest'ultimo non viene prodotto dalle case farmaceutiche.

"Nel 2014 - afferma il virologo al Corriere del Veneto - con un gruppo di ricercatori europeo, abbiamo sperimentato un vaccino basato sulla proteina E di superficie che è in grado di riconoscere il recettore cellulare (DC-SIGN, integrine). Il vaccino ebbe successo sui macachi poiché vedemmo che preveniva l'infezione".

A quel punto, tuttavia, il processo di sviluppo per un siero adatto all'uomo venne bloccato perché da parte dell'industria farmaceutica non c'era interesse a svilupparlo.

"Questo perché il virus ha una scarsa patogenicità, letalità bassissima e legato alla stagionalità. Il West Nile inoltre non è un virus pandemico, ma epidemico-endemico nel periodo estivo, un dato che scoraggia lo sviluppo di un vaccino".

Il microbiologo padovano ha infatti asserito che l'80% dei casi è di persone contagiate, ma asintomatiche, il 20% ha una sindrome simil-influenzale e l'1% può portare ad una meninge-encefaletica:

"Un caso su dieci di questa minima porzione può portare a gravi conseguenze"

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