Da Prima Firenze

Il bimbo partorito sulla nave da crociera morto per cause naturali, scarcerata la madre

Ha nascosto la gravidanza per paura di essere licenziata: teneva il bebè nell'armadietto della cabina per non farlo cadere, con lo sportello socchiuso per farlo respirare

Il bimbo partorito sulla nave da crociera morto per cause naturali, scarcerata la madre
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Il 17 maggio scorso, la 28enne filippina Chan Jheansel Pia Salahid aveva partorito a bordo della nave Silver Whisper, al largo dell'Argentario. Una storia scioccante, nata dal sospetto dei colleghi della donna, i quali avevano udito dei vagiti provenienti dalla sua camera. L'allarme al 112 poi l'intervento delle forze dell'ordine, fino al terribile ritrovamento del piccolo Tyler, senza vita nella camera della nave.

Abbandono di minore

La donna, completamente sotto choc per l'accaduto, era stata portata prima al pronto soccorso di Grosseto e poi in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Il reato però, in seguito all'esito dell'autopsia, ha subito una modifica.

Stando infatti ai primi risultati ottenuti dal medico legale, il decesso del neonato sarebbe da attribuire a cause naturali. Per questo motivo la mamma è stata scarcerata. A disporlo il giudice Compagnucci di Grosseto in base alla relazione preliminare del medico legale, Mario Gabbrielli.

Il reato è stato riqualificato da omicidio volontario a abbandono di minore.

Bimbo partorito sulla nave da crociera morto per cause naturali

Fin dal primo momento, era sembrato abbastanza chiaro come sul neonato non ci fossero segni di violenza e la stessa donna ha sempre negato di aver voluto provocarne la morte. L'ipotesi è quella della morte per un'infezione, contratta durante il parto, avvenuto in condizioni critiche nella camera della nave da crociera.

Interrogata per circa 3 ore, la donna ha raccontato di aver tenuta nascosta la gravidanza per paura di essere licenziata e di come non credesse di essere già arrivata al momento del parto. Avrebbe raccontato di averlo accudito ma anche di averlo lasciato solo in camera durante i turni di lavoro. Lo avrebbe sistemato dentro l'armadietto della cabina per evitare che cadesse da letto, con lo sportello socchiuso per farlo respirare ma anche per attutire i vagiti.

L'idea sarebbe stata quella di partorire a Nizza, ultima tappa del viaggio e di riportare poi il bambino nelle Filippine per affidarlo al padre naturale nonostante fra i due non vi sia più una relazione. Lei non avrebbe infatti potuto crescere il piccolo considerando l'impegno già gravoso nel mantenere una famiglia di sei persone.

Assieme a Chan Jheansel Pia Salahid inoltre, erano state arrestate anche le colleghe Mutundu Dorcas Njuguini, originaria del Kenya, di 25 anni, e Mphela Kgothadso Mabel Jasmine, 29enne del Sud Africa, accusate di averla aiutata nel parto, come nell'operazione del taglio del cordone ombelicale. Con il cambio di reato in abbandono di minore però, anche le due donne sono state scarcerate.

Neonato morto sulla nave da crociera: "Non volevo ucciderlo"

"Non volevo ucciderlo" aveva detto ai magistrati Chan Jheansel Pia Salahid, 28enne nata a Manila (Filippine), la mamma che ha dato alla luce il bambino sulla nave da crociera Silver Whisper al largo dell'Argentario .

Il piccolo è stato trovato morto a bordo di una nave da crociera al largo delle coste della Toscana. La madre, membro dell'equipaggio di bordo, è stata fermata con l'accusa di omicidio volontario.

Secondo l'avvocato Giovanni Di Meglio, difensore della 28enne filippina, la donna non aveva intenzione di uccidere il neonato.

"In quei due giorni di vita - aggiunge il legale - nonostante avesse nascosto a tutti la gravidanza e il successivo parto, lo ha sempre allattato. Se avesse voluto ucciderlo avrebbe agito in altro modo, non avrebbe continuato a nutrirlo".

Come racconta Prima Firenze, il bambino era nato venerdì 17 maggio 2024 a bordo della nave lungo la rotta fra Civitavecchia e Porto Santo Stefano dove la Silver Whisper è rimasta alla fonda al largo dell'Argentario per una notte.

Nascosto nell'armadietto

Emergono inoltre altri dettagli: pare che il neonato, quando restava solo per i turni di lavoro della donna, venisse nascosto nell'armadietto della cabina di alloggio, per evitare che cadesse dal letto. Ma anche per non farlo scoprire dal resto dell'equipaggio, ignaro della situazione, ad eccezione delle compagne di cabina della ragazza madre.

All'armadietto venivano lasciate aperte le ante per farlo respirare. Azioni queste, che fanno ritenere al difensore, che la 28enne non volesse uccidere suo figlio. Sarà proprio questo uno dei nodi che le indagini dovranno sciogliere: ovvero, se la morte del piccolo sia stata provocata volontariamente dalla madre o se le condizioni in cui veniva tenuto ne hanno causato stenti e privazioni.

Tre donne in carcere

Per la morte del bambino sono in stato di fermo in carcere con l'accusa di omicidio volontario, oltre alla mamma, due colleghe, Mutundu Dorcas Njuguini, originaria del Kenya, e Mphela Kgothadso Mabel Jasmine, del Sud Africa, le quali avrebbero concorso nel causare la morte del neonato. La cabina dove si trovava l'armadietto è l'alloggio di servizio delle tre dipendenti, imbarcate per mansioni di cucina o come cameriere. 

L'allarme

A dare l'allarme sono stati, secondo quanto ricostruito, i colleghi della 28enne, insospettiti dai vagiti che provenivano dalla sua cabina e che poi all'improvviso si sono fermati. A quel punto è scattata la chiamata al 112.

Sulla nave - la Silver Whisper, battente bandiera delle Bahamas - sono dunque arrivati i carabinieri con una motovedetta. Quando hanno perquisito la cabina dove dormiva la donna hanno trovato il piccolo, oramai privo di vita.

La donna, in stato confusionale, era stata portata al Pronto soccorso dell'ospedale di Grosseto.

Secondo quanto è stato ricostruito sinora, la 28enne sarebbe riuscita a tenere nascosta la gravidanza al resto del personale e avrebbe partorito in cabina. Dopodiché avrebbe abbandonato il piccolo nella stanza senza fornirgli adeguata assistenza medica. Una situazione che nel giro di un paio di giorni avrebbe portato alla morte del neonato. Sul corpo del piccolo non sono stati trovati segni di violenza o strangolamento.

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