Giudice con la fobia del Covid: per non andare in bagno, riempiva l'armadio di bottiglie...
Il lato scioccante della vicenda era che il magistrato le conservava, piene ancora di urina, dentro un armadio del suo studio.
Una vicenda a dir poco sconvolgente, soprattutto perché riguarda un uomo di giustizia che, a prescindere da tutto, dovrebbe essere il primo a rispettare regole, normative e leggi. Un'assurda scoperta avvenuta un mese fa in uno degli uffici del Tribunale di Catania in piazza Verga: dentro ad un armadio destinato al trasloco sono state rinvenute decine e decine di bottigliette da mezzo litro con all'interno urina.
Sul caso è stata aperta quindi un'indagine che ha portato ad una rivelazione ancora più scioccante: uno dei giudici del Palazzo di Giustizia, durante la pandemia, con la fobia di incrociare troppe persone nei bagni, si era inventato un modo tutto suo per fare la pipì senza doversi recare alla toilette.
Bottiglie in un armadio del Tribunale di Catania
Chissà per quanto tempo sarebbero rimaste lì intatte se nessuno si fosse preso la briga di aprire le ante di quell'armadio. Ha dell'assurdo la vicenda, raccontata dal quotidiano La Sicilia, avvenuta lo scorso mese all'interno del Tribunale di Catania e venuta a galla unicamente perché nel Palazzo di Giustizia di piazza Verga era in corso l'arrivo in città dei nuovi funzionari dell’Ufficio per il processo. Un avvenimento, quest'ultimo, che aveva creato una spasmodica ricerca di stanze e scrivanie in cui collocare i nuovi arrivati, mettendo così in atto un vero e proprio trasloco di oggetti e mobili.
E' stato proprio in quell'occasione che, durante lo spostamento di un enorme armadio-libreria in un ufficio condiviso da alcuni magistrati, si è verificata la clamorosa scoperta. Dentro al grosso mobile sono state rinvenute decine e decine di bottigliette da mezzo litro al cui interno si trovava un liquido di colore giallastro, dal contenuto incerto. A quel punto, quindi, sono partite le indagini per cercare di capire di che cosa si trattasse. Le analisi del caso hanno scoperto che dentro quelle bottigliette, dello stesso tipo e delle stesse marche di quelle del distributore automatico del Tribunale, era contenuta urina.
Durante la pandemia, evitava di andare al bagno
Una volta individuato il contenuto delle bottigliette, nel Tribunale di Catania, sotto la direzione del presidente Francesco Mannino, si è cercato di risalire all'autore del gesto. Poche semplici indagini hanno consentito di individuare il responsabile di quello sconvolgente gesto. Si era trattato di un giudice che, durante il periodo della pandemia, considerata la grande paura di contrarre il Covid-19, aveva deciso di evitare il più possibile di andare in bagno, luogo dove avrebbe potuto incrociare parecchie persone, inventandosi di sana pianta un modo per fare la pipì senza usare la toilette. Ecco allora spiegato come fosse possibile che delle bottigliette contenente urina si trovassero all'interno di quell'armadio.
Il magistrato, incalzato dalle domande sulla vicenda, ha ammesso tutto quanto, affermando inoltre di aver nascoste altre bottigliette di quel tipo in un secondo mobile della stanza. Alla domanda sul perché tutte quelle bottigliette si trovassero ancora lì e non fossero state portate via, il giudice ha spiegato che tale fatto era legato a motivi di "leggerezza e sbadataggine". Ecco perché, nel tempo, si sono sempre più accumulate nell'armadio.
Di fronte, quindi, ad un fatto tanto sconvolgente, non confermato, ma neppure smentito dal presidente del tribunale di Catania, Francesco Mannino, a che tipo di sorte andrà incontro il giudice incriminato? Al di là di un provvedimento disciplinare per il giudice, atto dovuto, ma con ben pochi elementi su cui fondare l’iter, su quanto accaduto pare difficile ipotizzare un reato.