drammatico anniversario

Gino Cecchettin: “L’educazione affettiva a scuola non fa male”. La Lega cambia idea sul divieto alle medie

A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, Padova ricorda la giovane con un’iniziativa studentesca

Gino Cecchettin: “L’educazione affettiva a scuola non fa male”. La Lega cambia idea sul divieto alle medie

A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 e divenuta un caso simbolo della violenza di genere in Italia, Padova torna a ricordarla con un’iniziativa promossa dagli Studenti per Udu Padova e dalla Rete degli Studenti Medi.

In piazza Portello, martedì 11 novembre, un momento di silenzio e riflessione intitolato “Un minuto di rumore per Giulia, per tutte”, per ricordare non solo la giovane studentessa ma anche le oltre mille donne uccise dal partner o ex partner negli ultimi dieci anni.

Ma l’anniversario coincide anche con un passaggio politico significativo: in Parlamento, Gino Cecchettin, padre di Giulia e presidente della Fondazione che porta il suo nome, è intervenuto in Commissione d’inchiesta sul femminicidio per difendere con forza l’importanza dell’educazione affettiva nelle scuole.

Gino Cecchettin: “L’educazione affettiva a scuola non fa male”

“So bene che ci sono paure, resistenze e incomprensioni, ma vi assicuro che l’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione – ha detto –. Non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge consapevolezza, rispetto e umanità”.

Nel suo intervento, Cecchettin ha parlato con la voce di un padre e non di un politico:

“Non sono un esperto, sono un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre. Ho perso una figlia curiosa, generosa, piena di vita. Non potevo restare fermo. Così è nata la Fondazione Giulia Cecchettin: non per coltivare la memoria del dolore, ma per trasformarla in impegno”.

Il suo appello è chiaro: la violenza non si previene con leggi più dure, ma con un cambiamento culturale profondo.

“Non sono qui per chiedere più punizioni. La giustizia arriva sempre dopo. Serve la prevenzione, e la prevenzione comincia dall’educazione. La violenza di genere non è un’emergenza: è un fenomeno strutturale, radicato nei nostri linguaggi e nei modelli di relazione. Parlare di affettività a scuola non è ideologia, è civiltà”.

Gino Cecchettin: “L’educazione affettiva a scuola non fa male”. La Lega fa dietrofront sul divieto alle medie
Gino Cecchettin, funerali di Giulia

Il dietrofront della Lega sul divieto alle scuole medie

Mentre Gino Cecchettin parlava in Commissione, sul fronte politico si registrava un cambio di passo. Dopo settimane di polemiche, la Lega ha ritirato l’emendamento che vietava l’introduzione di corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole medie.

La modifica era stata inserita nel cosiddetto disegno di legge Valditara sul consenso informato, già approvato in Commissione Cultura alla Camera, e prevedeva un divieto per le scuole dell’infanzia e primarie, poi esteso alle medie su richiesta dello stesso partito. Ora, con un nuovo emendamento, la Lega ha fatto marcia indietro, riportando il testo alla versione originaria: i corsi saranno vietati solo per l’asilo e le elementari.

Anche gli alleati di governo — Fratelli d’Italia e Forza Italia — avevano sostenuto il divieto, motivandolo con la volontà di evitare la diffusione della cosiddetta “ideologia gender”, espressione spesso utilizzata negli ambienti conservatori per criticare programmi educativi sull’identità di genere e l’affettività.

Le reazioni del mondo dell’educazione, delle associazioni e dell’opinione pubblica hanno però spinto la maggioranza a un ripensamento. Nella nuova versione, i corsi di educazione alla sessualità e all’affettività potranno essere attivati anche nelle scuole medie, a condizione che i genitori diano un consenso informato, dopo aver visionato materiali e temi trattati.

Il ddl Valditara resta comunque un testo ancora in discussione: dovrà passare al voto della Camera e successivamente al Senato.

“L’amore non è possesso”

Nel suo intervento, Gino Cecchettin ha ricordato che la vera prevenzione parte dai banchi di scuola, dove si formano cittadini consapevoli e capaci di relazioni sane.

“Parlare di educazione affettiva significa insegnare ai ragazzi a conoscersi, a gestire le emozioni, a rispettare i confini. Significa dire che l’amore non è possesso, che la forza non è dominio, che il rispetto è la base di ogni relazione”.

A due anni dal femminicidio di Giulia, il dolore resta vivo.

“Il tempo a volte scorre piano, altre veloce. Ma questi due anni li ho passati nel dolore. So che nessuna pena potrà restituirmi mia figlia. Per questo ho scelto di usare le mie energie per ciò che serve davvero: creare valore, costruire consapevolezza”.

Il ricordo e l’impegno del territorio

In Veneto, la memoria di Giulia resta fortemente sentita. Il presidente Luca Zaia ha voluto ricordarla con parole di vicinanza:

L’orrenda dinamica della morte di Giulia Cecchettinha segnato la nostra comunità. Oggi nessuno può più fingere di non vedere. Il Veneto abbraccia ancora papà Gino, la sorella e il fratello”.

Anche la Uil Veneto ha rilanciato un appello a non assuefarsi alla violenza. Il segretario regionale Roberto Toigo ha ricordato che nel 2025 sono già 65 i femminicidi in Italia, di cui 60 in Veneto tra il 1999 e il 2023.

“La violenza va combattuta alla radice, a partire dalle famiglie. La scuola è fondamentale, ma il cambiamento deve nascere dagli esempi quotidiani. Con l’impegno di Gino Cecchettin ci sentiamo tutti più motivati a fare di più e meglio”.

Una memoria che diventa cultura

Da quella tragedia del novembre 2023, la storia di Giulia Cecchettin è diventata un simbolo collettivo, capace di unire scuole, famiglie e istituzioni attorno a un’idea semplice ma rivoluzionaria: educare al rispetto per prevenire la violenza.

Gino Cecchettin: “L’educazione affettiva a scuola non fa male”. La Lega fa dietrofront sul divieto alle medie
Giulia Cecchettin

E in un Paese dove la parola “educazione affettiva” divide ancora, la sua voce — ferita ma ferma — continua a chiedere ciò che ogni padre desidera per i figli: una società in cui amare non significhi possedere, e in cui la scuola insegni a essere liberi e responsabili.

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