Ennesimo episodio

Follia alla partita di calcio Under 19: tifoso tenta di accoltellare giocatore in panchina

Stavolta teatro dell'assurda aggressione è il campo del Bione (Lecco) dove si sfidavano Aurora San Francesco e Lissone

Follia alla partita di calcio Under 19: tifoso tenta di accoltellare giocatore in panchina
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Di violenza e follia alle partite di calcio giovanile oramai ne abbiamo parlato moltissimo. E ogni volta l'asticella si alza (o si abbassa, a seconda dei punti di vista). L'ultimo episodio è avvenuto al centro sportivo Bione di Lecco, dove durante la partita tra le formazioni Under 19 dell'Aurora San Francesco e del Lissone (Monza), un amico di un giovane calciatore seduto in  tribuna ha tentato di accoltellare un giocatore in panchina.

Partita di calcio shock: tifoso tenta di accoltellare giocatore

La vicenda emerge in tutta la sua gravità dal referto del giudice sportivo, che certifica la sospensione della partita a metà del secondo tempo  "a seguito di gravissimo atto compiuto da un sostenitore della società Aurora San Francesco nei confronti di un calciatore componente la panchina della società avversaria" (come si legge nel documento).

Nella ricostruzione dell'arbitro, all'inizio del secondo tempo un giovane spettatore - identificato come un conoscente di un giocatore dell'Aurora - ha iniziato a insultare la panchina della squadra ospite. Una situazione che si è protratta per una decina di minuti, sino a quando il direttore di gara si è avvicinato alla panchina del Lissone, dove l'allenatore gli ha fatto notare che "il ragazzo da fuori aveva cercato di aggredire un giocatore infilando un coltello nella panchina perforandola e rischiando per pochi centimetri di colpirlo".

A quel punto l'arbitro ha sospeso la partita, suscitando l'ira dell'aggressore, che "si arrampicava sulla recinzione provando a tagliarla per entrare in campo placandosi solo al richiamo dell’amico che lo incitava a fermarsi".

L'uscita dal campo

L'arbitro, inoltre, ha anche messo a referto che al momento di lasciare il campo veniva avvicinato  "da persona attribuibile alla società Aurora San Francesco" che lo ha importunato dopo la sua decisione di sospendere definitivamente la gara. Il tutto mentre un giocatore dell'Aurora "aggrediva verbalmente e poi fisicamente con calci e pugni un avversario e subito dopo prendeva per il collo un altro avversario buttandolo a terra". Insomma, un vero e proprio Far West.

Le sanzioni

Il giudice sportivo, sentito ulteriormente il direttore di gara, ha deciso per delle sanzioni pesanti: sconfitta a tavolino per l'Aurora, multata anche per 500 euro. Ma non solo: la società dovrà disputare anche le prossime cinque gare a porte chiuse e sarà penalizzata in classifica di 5 punti (da scontare durante la prossima stagione). Un calciatore della squadra di casa, inoltre, è stato squalificato per cinque partite.

La vicinanza delle giostre e la difesa della società

Il giudice ha anche aggiunto che “per quanto riguarda le sanzioni da assumere non si può non tenere conto del fatto che la presenza del Luna Park oltre la recinzione ed all’esterno del terreno di gioco (che peraltro coincide con la delimitazione con recinzione dell’impianto sportivo), ha reso difficoltoso alla società locale il controllo dell’ordine pubblico”.

“La portata negativa dell’evento è evidente e certo la responsabilità, come su detto, ai sensi dell’art 26 del CGS, è attribuibile alla società Aurora San Francesco. Tuttavia non può non evidenziarsi il fatto che se sempre più spesso si verificano durante le gare episodi violenti le cause di ciò non possono ricercarsi limitandosi alla ristretta cerchia dell’ambiente della società sportive ma con ogni probabilità vanno attribuite più in generale al malessere che, i giovani in particolare, riscontrano nella normale vita sociale. A seguito di questi fatti pur tenendo in considerazione quanto su indicato la gravità dell’episodio è tale da dover essere sanzionata in modo esemplare”.

Ma la società sportiva lecchese si difende. Il presidente Francesco Mori, intervistato da Sprint e Sport, ha negato ogni addebito per l'Aurora San Francesco:

"Stiamo valutando se fare ricorso perché ci sentiamo parte lesa. Se il problema è avvenuto fuori dal centro sportivo e dal contesto della partita noi siamo assolutamente penalizzati, anche a livello di immagine, per una cosa che non ci comporta. Il nostro campo di gioco confina con le giostre, ma noi non possiamo essere essere responsabili di ciò che succede nel Luna Park".

Sempre secondo quanto dichiarato da Mori sarebbe da escludere che il responsabile del gesto sia un tifoso dell'Aurora.

"Qualcuno probabilmente lo conosceva ed è andato a dirgli di smetterla, ma non era un tifoso. Se vedo qualcuno che conosco, anche se non ha niente a che fare con la squadra, e che tenta di scavalcare è normale andare lì a fermarlo. Se questa parola ha fatto sì che fosse un nostro tifoso e creasse delle responsabilità a non finire è un'altra faccenda".

Violenza in campo: gli ultimi precedenti

Di recente i casi simili sono stati numerosi, quantomeno quelli diventati di dominio pubblico (perché purtroppo di episodi del genere ne capitano ogni fine settimana). L'ultimo in ordine di tempo era stato davvero odioso. La vittima, Stefano Turchi, ex calciatore professionista e oggi dirigente del Brusaporto (Bergamo) era stato aggredito a bordocampo durante la partita con il Sarnico. A rendere ancora più terribile l'accaduto è il fatto che Turchi è in carrozzina, malato di Sla.

Stefano Turchi

Aveva fatto scalpore la rissa tra giocatori di Arzanese e Tritium, nella Bergamasca, con tanto di invasione di campo dei genitori. Qualcuno aveva anche girato un video, che era diventato virale sui social network.

Nel Bresciano, invece, un arbitro donna era stata costretta a interrompere la sfida tra Darfo e Carpenedolo per una maxi rissa che aveva coinvolto più giocatori.

Anche in questa occasione si era verificata un'invasione di campo e la direttrice di gara era riuscita a rifugiarsi negli spogliatoi. Ma è quello che è successo dopo a lasciare sgomenti, anche se molto probabilmente si è trattato di uno sbaglio non voluto. L'arbitra, infatti, quando si è ripresa dallo shock, è uscita ma ha scoperto di essere rimasta sola, chiusa dentro lo stadio dove si era disputata la partita.

L'arbitro di colore che sospende la partita per insulti razzisti

Nessuna invasione di campo, ma un episodio comunque assai spiacevole, quello accaduto in provincia di Treviso, dove l'arbitro di colore  Mamady Cissé ha sospeso a pochi minuti dal termine la gara tra Bessica e Fossalunga, valida per il campionato di Seconda Categoria.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso in questa occasione sono stati gli insulti razzisti piovuti dalla tribuna quando l'arbitro ha fischiato un calcio di rigore per la squadra ospite, che aveva così pareggiato all'87'. Cissè, insultato a lungo dagli spalti, ha deciso così di porre fine alla partita, andandosene negli spogliatoi

 

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