Femminicidio Vigonza: Giada Zanola aveva confidato a un'amica che lui minacciava di diffondere filmati intimi
Gettata dal ponte dopo esser stata drogata o uccisa: l'autopsia per ora non ha fornito evidenze
Non parla Andrea Favero, 39 anni, accusato del tragico femminicidio della compagna 33enne Giada Zanola, avvenuto nella notte di mercoledì, 29 maggio 2024, lungo l'autostrada A4 all'altezza del comune Vigonza, in provincia di Padova, Veneto.
Il presunto assassino che avrebbe anche inscenato un falso suicidio, sotto interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Ma non solo il cellulare della vittima, elemento fondamentale per fare chiarezza sull'accaduto, ancora non si trova: lo ha fatto sparire sempre lui?
Mentre dall'autopsia sul corpo della vittima non sono emerse evidenze sull'orario del decesso e quindi non si sa se la 33enne, madre di un bambino di 3 anni, sia morta prima o dopo essere precipitata dal cavalcavia: è però ben difficile sollevare di peso una persona cosciente oltre un parapetto alto due metri, ilc he porta a supporre che la 33enne fosse già morta, quando è stata buttata dal ponte, oppure che fosse stata drogata o stordita in qualche modo.
Nel frattempo, tuttavia, gli inquirenti si starebbero focalizzando anche su un'altra pista particolarmente agghiacciante: quella di un ricatto a luci rosse.
Dall'autopsia no evidenze sull'orario del decesso, Favero non risponde al Gip
Come racconta Prima Padova, nella giornata di ieri, venerdì 31 maggio, sul corpo di Giada Zanola, travolto da un camion dopo la caduta dal cavalcavia dell'A4 a Vigonza, è stato eseguito l'esame autoptico condotto dal medico legale Claudio Terranova con i due periti di parte. Il primo responso, purtroppo, non ha consentito di fare chiarezza sull'accaduto. Le condizioni del cadavere, infatti, non hanno permesso di ottenere elementi significativi per stabilire se la morte sia avvenuta prima o dopo che la commessa 33enne sia precipitata dal cavalcavia.
Per fare luce sulla vicenda, quindi, si dovranno aspettare gli esiti degli esami tossicologici. Il medico legale, infatti, ha raccolto campioni biologici per verificare eventuali intossicazioni. Una delle ipotesti da verificare è se Giada Zanola sia stata drogata o anche strangolata in casa e che solo dopo, mentre era incosciente o già morta, sia stata gettata dal cavalcavia dell'autostrada per simulare un suicidio.
Nel frattempo, il compagno Andrea Favero, unico e principale sospettato, dopo una prima ammissione alla polizia, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nell'udienza di mercoledì davanti alla giudice per le indagini preliminari Laura Alcaro. Quest'ultima ha comunque convalidato lo stato di fermo, disponendo l'arresto e la custodia in carcere.
Accertamenti sul cellulare di Favero, quello di Giada non si trova
Gli inquirenti stanno inoltre eseguendo accertamenti sul cellulare del compagno 39enne. Durante gli interrogatori, Favero avrebbe detto agli investigatori di essersi svegliato verso le 7.30 e di essersi accorto che Giada non fosse in casa. Da lì, ha poi affermato di averle mandato un messaggio, in cui le aveva scritto:
"Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato!!".
Messaggio che chiaramente è stato sottoposto agli investigatori. Su questo, si ipotizza la messa in scena del suicidio, date anche le prove rinvenute tramite le telecamere di videosorveglianza.
Un altro elemento particolarmente misterioso in questa vicenda sta nel fatto che, al momento, il cellulare di Giada Zanola non sia stato ancora ritrovato. Da capire, in questo caso, se lo smartphone sia stato fatto sparire o sia andato distrutto a seguito dell'impatto in autostrada.
Aperta la pista del ricatto a luci rosse
Le investigazioni sulla morte di Giada Zanola, tuttavia, hanno recentemente aperto anche una nuova pista. Gli inquirenti, infatti, si stanno focalizzando anche sull'ipotesi di un ricatto a luci rosse.
La 33enne, infatti, avrebbe confidato a un'amica di essere preoccupata per ciò che Favero avrebbe potuto fare con alcuni video realizzati mentre erano in intimità. Il suo timore era quello che lui li potesse diffondere sulla Rete come forma di minaccia. In tal senso è necessario indagare su cellulari e pc della vittima e di Favero, anche se, come anticipato, quello di Giada non è stato ancora trovato.
Una fiaccolata per Giada
Mentre tutti gli accertamenti sul caso di Giada Zanola vanno avanti, a Vigonza, Comune dove viveva la vittima, nella giornata di lunedì, 3 giugno 2024, si terrà una fiaccolata in ricordo della 33enne. La partenza sarà nel punto del cavalcavia dal quale Giada è stata gettata sull'autostrada.
"A nome della Città di Vigonza, e mio personale, e di tutta l’amministrazione, esprimo vicinanza e cordoglio alla famiglia di Giada per questo fatto molto grave che ha sconvolto tutti - ha dichiarato il sindaco Gianmaria Boscaro - Stiamo seguendo la vicenda in contatto con le forze dell’ordine che stanno svolgendo le indagini. Esprimiamo anche un pensiero di affetto al piccolo al quale come amministrazione assicuriamo ogni aiuto e sostegno che sarà necessario.
In questa vicenda c’è poi una triste coincidenza: proprio pochi giorni fa l’Assessore al Sociale Sabrina Boscaro aveva pubblicato e diffuso i numeri da contattare a disposizione delle donne vittime di violenza, perché ci sono ancora troppe situazioni di difficoltà e di donne vittime di violenza e di abusi che non vengono denunciati o segnalati per paura o per timore e questa cosa non possiamo accettarla".