Il femminicidio di Giulia Cecchettin, che ha sconvolto l’Italia, arriva a un punto di svolta. Dopo la decisione di Filippo Turetta, il 23enne condannato all’ergastolo per il delitto, di non fare ricorso contro la sentenza di primo grado, anche la Procura di Venezia ha deciso di non impugnare la condanna, rendendo così l’ergastolo definitivo.

La vicenda giunge quindi alla sua conclusione, senza passare per il processo di appello.
La decisione della Procura e l’assenza di appello
La Procura Generale della Corte d’Appello di Venezia ha annunciato la sua decisione di non ricorrere contro la sentenza di primo grado che aveva condannato Turetta all’ergastolo. Questa scelta arriva subito dopo la rinuncia da parte dello stesso imputato a presentare un appello. La decisione, seppur inusuale, ha fatto sì che il processo non passasse per la Cassazione.
Il prossimo 14 novembre, come previsto, si terrà l’udienza di secondo grado presso l’aula bunker di Mestre, ma la formalizzazione della rinuncia sia da parte dell’imputato che della Procura renderà l’ergastolo una condanna definitiva. In quell’occasione, la Corte d’Assise d’Appello presieduta dal giudice Michele Medici prenderà atto della situazione senza ulteriori discussioni legali, sancendo la fine definitiva del caso.
La rinuncia dell’imputato e il “sincero pentimento”
Filippo Turetta, durante la sua detenzione nel carcere di Montorio (Verona), ha deciso di rinunciare all’appello, assumendosi la piena responsabilità del delitto e dichiarando di pentirsi sinceramente di quanto fatto.
In una lettera scritta al suo legale, Turetta ha espresso il suo “sincero pentimento” e il desiderio di espiare completamente la sua pena senza cercare sconti o attenuanti. Questa presa di posizione segna un forte contrasto con la difesa precedente, che aveva cercato di ridurre la gravità del crimine, contestando l’aggravante della premeditazione.

La sua rinuncia all’appello e la sua dichiarazione di pentimento si collocano nel contesto di un clima difficile che il giovane ha dovuto affrontare in carcere, con minacce e aggressioni fisiche da parte di altri detenuti, che avrebbero contribuito a determinare la sua scelta.
L’iniziale decisione della Procura di ricorrere in appello
Inizialmente, la Procura di Venezia aveva deciso di procedere con il ricorso in appello, con l’intenzione di far riconoscere aggravanti aggiuntive, come la crudeltà e lo stalking. Tuttavia, i giudici di primo grado non avevano riscontrato tali aggravanti, e la Procura ha deciso di non proseguire con il ricorso, chiudendo così la possibilità di discutere nuovamente il caso in Appello.
Le difese di Turetta, invece, avevano presentato ricorso chiedendo l’eliminazione dell’aggravante della premeditazione e la concessione di attenuanti generiche, sottolineando anche la collaborazione dell’imputato durante le indagini. Questa linea difensiva è venuta meno con la decisione di Turetta di rinunciare all’appello.
La famiglia Cecchettin e la volontà di voltare pagina
Nonostante il dolore profondo per la perdita di Giulia, la famiglia Cecchettin ha affrontato ogni fase del processo con dignità e determinazione.

In una dichiarazione, gli avvocati della famiglia hanno sottolineato come ora si sentano pronti a voltare pagina, trasformando il dolore in consapevolezza. L’obiettivo è sensibilizzare la società, soprattutto i giovani, sul tema della violenza di genere, affinché tragedie come questa possano essere prevenute e riconosciute in tempo.
Il femminicidio che ha scosso l’Italia
La storia di Giulia Cecchettin ha avuto un impatto profondo sull’opinione pubblica. La giovane, studentessa universitaria di 22 anni, è stata uccisa il 11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. Quel giorno, Giulia era uscita con il suo ex fidanzato, Filippo Turetta, per recarsi insieme a un centro commerciale di Marghera. Dopo una cena, Giulia non fece più ritorno a casa.

Le indagini successive hanno ricostruito un quadro inquietante di ossessione e controllo da parte di Turetta, culminato in una lite violenta durante la quale il giovane ha colpito Giulia con decine di coltellate. Le telecamere di sorveglianza hanno immortalato l’aggressione e il momento in cui il 22enne (all’epoca dei fatti) ha caricato il corpo della vittima nel bagagliaio della sua auto.
Dopo giorni di fuga tra il Veneto, il Friuli e l’Austria, Turetta è stato arrestato in Germania il 18 novembre, mentre si trovava con l’auto ferma lungo l’autostrada A9. Poco dopo, ha confessato l’omicidio.