DA PRIMA FIRENZE

Fabbrica lager a Prato, rotto il muro di omertà: il coraggio dell'immigrato cinese (pure clandestino) che denuncia i propri connazionali

Blitz della Guardia di Finanza in un capannone dove si lavorava per 13 ore al giorno, sette giorni su sette per 13 centesimi l'ora

Fabbrica lager a Prato, rotto il muro di omertà: il coraggio dell'immigrato cinese (pure clandestino) che denuncia i propri connazionali
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Se non è una svolta, di sicuro rappresenta un importante segnale che potrebbe dare coraggio in futuro a molte altre persone.

Perché quanto accaduto a Prato, in Toscana, in questi ultimi giorni rappresenta un caso di rottura del muro d’omertà raro, anche perché l'operaio cinese che ha denunciato irregolarità e vessazioni sul luogo di lavoro è un immigrato clandestino.

Sfruttati per una miseria, la denuncia

Come raccontato da Prima Firenze leindagini della Guardia di Finanza, partite dopo la denuncia di un lavoratore, hanno permesso di localizzare un "capannone lager" nella zona dell'Ippodromo di Prato.

Un quadro investigativo che ha fatto emergere uno scenario inquietante riguardo lo sfruttamento del lavoro: operai impegnati in laboratorio per 13 ore al giorno, 7 giorni su 7 per 13 centesimi a capo.

A fronte di questa di situazione gli operai dormivano nella ditta di abbigliamento gestita da un imprenditore sempre di nazionalità cinese.

Un capannone "lager", la scoperta degli investigatori

Dunque i lavoratori impegnati nella fabbrica dimoravano lì in un alloggio di fortuna. 

Ma non solo. Non solo, il lavoro era svolto in luoghi privi delle più basilari cautele prevenzionistiche, caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie carenti e da sovraffollamento, senza nessuna tutela o garanzia sindacale, e appunto con il corrispettivo di uno stipendio a dir poco miserevole, senza alcuna dignità. 

Le azioni della Procura

Dopo il blitz della Guardia di Finanza è stata, poi, data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Prato, sempre su richiesta della Procura, finalizzato alla confisca del profitto del reato, costituito dai debiti previdenziali dovuti, per un importo complessivo pari a oltre 184mila euro.

Sono state infine eseguite quattro misure cautelari, nei confronti di imprenditori cinesi, coinvolti, a vario titolo, in attività di sfruttamento lavorativo di numerosi operai presso due ditte di confezioni.

I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari di Prato, su richiesta dell’ufficio della procura della Repubblica di Prato.

In particolare, sono state eseguite due misure degli arresti domiciliari nei confronti di due gestori occulti di ditte individuali, mentre per due dei loro familiari è stata disposta la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Prato.

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