In provincia di Modena

"Evitata un'altra Saman": matrimonio combinato e violenze in Emilia, 19enne si rifugia dalla sua preside

La ragazza ha raccontato tutto sia a scuola, sia alla legale Barbara Iannuccelli: oltre ai maltrattamenti fisici, è rimasta in casa senza mangiare per due giorni

"Evitata un'altra Saman": matrimonio combinato e violenze in Emilia, 19enne si rifugia dalla sua preside
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Dopo la tragedia toccata a Saman Abbas, ragazza 18enne di origini pakistane (in copertina), scomparsa da casa il 30 aprile 2021, il cui cadavere è stato trovato il 18 novembre 2022, un'altra vicenda che presenta alcune analogie, soprattutto il rifiuto a un matrimonio combinato, si è verificata in un Comune dell'Appennino modenese. Fortunatamente, diversamente dal caso di Saman Abbas, la ragazza di 19 anni è riuscita a fuggire da un contesto familiare in cui veniva sottoposta a continue vessazioni e maltrattamenti. La giovane ha deciso di denunciare i genitori per maltrattamenti e costrizione al matrimonio.

Emilia, 19enne fugge da matrimonio combinato e violenza

Dopo il momento più difficile, ora si trova al sicuro, in una struttura protetta. Come raccontato da Prima Modena, una ragazza indiana di 19 anni ha denunciato i genitori per maltrattamenti e costrizione al matrimonio. La 19enne, stremata da una situazione familiare al limite, ha contattato tramite Instagram l'avvocatessa Barbara Iannuccelli, la stessa che al momento si occupa del caso di Saman Abbas. La ragazza indiana ha raccontato alla legale che la famiglia la teneva segregata in casa da mesi, sottoponendola a continue vessazioni e maltrattamenti.

"Non voleva fare la fine di Saman"

Come riferito dall'avvocatessa, la ragazza ha trovato la forza di denunciare la famiglia grazie all'amore nato nei confronti di un suo coetaneo, con cui condivide anche cultura e religione. Quando suo padre è venuto a sapere della relazione, l'ha presa a calci e ha minacciato di tagliarle la gola.

Ma anche le donne della famiglia - madre e nonna - non erano dolci con lei: la facevano uscire soltanto per andare a scuola, perché dopo aver preso il diploma si sarebbe svolto in India il matrimonio con l'uomo che la famiglia aveva pensato per lei.

La questione, dunque, non è la relazione con questo ragazzo, quanto piuttosto la volontà di reprimere l'autodeterminazione della ragazza.

Al culmine delle violenze, la 19enne in lacrime si è sfogata a scuola con gli insegnanti, raccontando di essere rimasta chiusa in casa per due giorni senza mangiare nulla. I famigliari le avrebbero dato da bere del latte dal sapore molto strano, poi si è addormentata, e a risveglio aveva mal di testa. Spaventata, ha deciso allora di confidarsi e cercare aiuto, perché trovandosi in Italia da pochi anni, non ha altri riferimenti oltre a quegli stessi famigliari che le stanno facendo vivere un incubo.

In lacrime ha raccontato a Barbara Iannuccelli che "non voleva fare la fine di Saman Abbas".

"Un'altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico. Ieri ho ricevuto una richiesta di aiuto da parte di questa ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare.

E' riuscita a comunicare con me grazie ai social, mi ha chiesto di vederci questa mattina. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata e le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo".

L'aiuto della preside della scuola

Ad aiutarla e ad accompagnarla in commissariato del Bolognese la preside della scuola:

"Non c'era nessuna possibilità di collocamento in protezione, se non metterla da sola in un b&b e se volevo avrei potuto dormire io con lei - ha dichiarato l'avvocatessa Iannuccelli - E' stata affidata alla preside, una privata cittadina, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando. Io mi sarei aspettata che lo Stato rispondesse: è un codice rosso, sono reati gravissimi. Invece dopo cinque ore di pianti, ci si schianta contro la realtà. Gli strumenti ci sono ma non vengono applicati".

Nella giornata di ieri, giovedì 27 aprile 2023, però, la buona notizia: finalmente qualcosa si è mosso e la ragazza è stata affidata ad un centro di protezione, rimasto però anonimo per tutelare la sua incolumità.

"Oggi è andata bene, abbiamo chiuso la fase di messa in sicurezza: ora siamo concentrati sul fronte della giustizia. Il caso di Saman Abbas forse ha insegnato qualcosa, abbiamo fatto un passo avanti".

La tragedia di Saman Abbas

Come affermato in precedenza, la 19enne indiana ha voluto raccontare, a scuola e all'avvocatessa Barbara Iannuccelli, le violenze e i maltrattamenti subiti in famiglia perché il suo incubo più grande era quello di fare la stessa fine della 18enne Saman Abbas.

caso saman
Saman Abbas

Come tutti ormai tristemente ricorderanno, la ragazza pakistana era scomparsa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 da Novellara in provincia di Reggio Emilia.

Poi la fuga dei parenti e dei genitori, l'arresto dello zio e dei cugini e, nelle scorse settimane, anche l'arresto del padre, in carcere in Pakistan, mentre la madre risulta tuttora latitante.

Saman era stata condannata a morte per la sua decisione di integrarsi, di vivere all'occidentale, ma soprattutto per il suo rifiuto a un matrimonio combinato con un cugino più grande di lei. Il suo cadavere è stato rinvenuto a Novellara il 18 novembre 2022, conferma arrivata il 4 gennaio 2023 grazie al riconoscimento un difetto dei denti.

Per il suo omicidio ci sono cinque imputati: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell'udienza che decida sull'estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in Patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

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