da prima bergamo

Esposto dei genitori di Yara contro Netflix: in onda i loro pianti disperati senza autorizzazione

"Siamo indignati. Faremo un esposto al Garante della privacy: c'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità"

Esposto dei genitori di Yara contro Netflix: in onda i loro pianti disperati senza autorizzazione
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Hanno vissuto lo strazio del peggior dolore che possa toccare ad un essere umano con una composta riservatezza, se vogliamo, concretezza, tipica della loro terra. Poco o nulla hanno concesso alla morbosità mediatica mentre si cercava disperatamente - e nel tempo con rassegnazione - la loro piccola Yara. Medesimo e laconico registro quando il suo corpo martoriato è stato rinvenuto in un campo, nonché durante tutte le fasi del processo che ha portato alla condanna il muratore di Mapello, Massimo Bossetti, per l'omicidio di Yara Gambirasio.

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Genitori di Yara Gambirasio

A far perdere le staffe ai genitori della 13enne di Brembate, provincia di Bergamo, assassinata nel 2010, è stata la docuserie Netflix "Il caso Yara-Oltre ogni ragionevole dubbio". La coppia ha presentato un esposto contro la produzione.

I genitori di Yara denunciano la docuserie Netflix: "Il caso Yara-Oltre ogni ragionevole dubbio"

La serie, al momento della sua uscita nell'estate 2024, aveva fatto molto discutere in Bergamasca (e non solo). Adesso torna al centro dell'attenzione per un esposto dei genitori della ginnasta di Brembate di Sopra, che tramite i loro legali verrà mandato al Garante della privacy.

Come racconta Prima Bergamo, i coniugi non hanno affatto gradito i loro pianti spettacolarizzati - che si sentono nelle puntate - provenienti da intercettazioni telefoniche immediatamente successive alla scomparsa della tredicenne, poi ritrovata morta in un campo di Chignolo. Intercettazioni che per via della loro irrilevanza giudiziaria non erano nemmeno state ascoltate al processo, ma che sono incluse nella serie, senza chiedere loro l'autorizzazione.

"Amore, sono la mamma, deve sei?". Si sente nel messaggio lasciato in segreteria da Maura Panarese, la madre di Yara Gambirasio, sul telefonino della figlia al momento della sua sparizione, nella serata del 26 novembre 2010. I giorni successivi, gli inquirenti avevano messo sotto controllo il telefono della famiglia Gambirasio, ma non si registrò niente di fondamentale per le indagini, bensì appunto la disperazione nei pianti della coppia.

"Siamo indignati"

Momenti privati e delicati, da gestire secondo loro in maniera diversa:

"Siamo indignati. Faremo un esposto al Garante della privacy: c'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione" hanno dichiarato i legali dei Gambirasio, Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo, al settimanale di Cairo editore, Giallo.

Senza autorizzazione

Le intercettazioni non erano state inserite negli atti dell'inchiesta perché, secondo gli avvocati della famiglia, risultavano inutili ai fini della ricostruzione giudiziaria della vicenda e, infatti, non erano mai state nemmeno sentite ai processi. Motivo per cui adesso ci si chiede come la produzione abbia ottenuto quelle registrazioni e come mai, nonostante si trattasse di materiale da trattare con una certa attenzione, non abbiano prima chiesto loro il permesso per l'utilizzo.

Una serie molto discussa

La docu-serie in cinque puntate, diretta da Gianluca Neri, ripercorre le investigazioni in seguito alla sparizione della ragazzina e al tragico ritrovamento, fino all'individuazione del principale sospettato nel muratore di Mapello, che ancora oggi, nonostante la condanna in Cassazione, continua a dichiararsi innocente.

Intervista a Bossetti nella serie Netflix

Fra gli elementi approfonditi negli episodi, diversi controversi aspetti, fra cui le accuse di depistaggio ed i sospetti sui metodi investigativi. Un lavoro iniziato nel 2017 con la raccolta del materiale da venti archivi diversi, per poi procedere a delineare la serie a partire dal 2021.

Oltre alla ricostruzione degli eventi e alle testimonianze, sono comprese delle interviste esclusive, tra cui quella allo stesso Bossetti e alla moglie Marita. Una sintesi di sessantamila pagine di faldoni giudiziari, centinaia di gigabyte di immagini, audio e video. Migliaia di ore di filmati visionati, sintetizzati in 118 minuti che raccontano uno dei casi di cronaca più discussi ancora oggi.

Yara Gambirasio

Nella serie era stato dato anche ampio spazio alla vicenda che ha visto coinvolto la pm Letizia Ruggieri, indagata per per frode in processo e depistaggio in relazione alla conservazione dei 54 campioni di Dna – estratti dagli abiti di Yara Gambirasio e contenenti la traccia mista di vittima e assassino – spostati dal frigo dell’ospedale San Raffaele all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Negli scorsi giorni, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia, Alberto Scaramuzza, sposando la tesi dell’accusa, ha disposto l’archiviazione per la pubblico ministero. Insomma, anche qui, secondo i giudici, nessun complotto dall'alto.

Molte voci critiche si sono levate, sottolineando come il taglio sia innocentista, tutto in favore di Massimo Bossetti. E, se vogliamo, che vada a strizzare l'occhio anche a complottisti e revisionisti: "l’innocentismo complottista", che starebbe dilagando nelle serie tv, per mere ragioni di audience, come ben riassunto da Aldo Grasso, che su questa serie, non è andato per il sottile:

"Una metaserie tv morbosa (e il titolo sarebbe dovuto essere "Bossetti è innocente").

In quel "morboso", il noto critico, aveva già colto e stigmatizzato la diffusione di materiali intimi, come appunto il pianto disperato dei genitori di Yara. Che, ci si chiede, cosa aggiungesse ad una narrazione tesa a cercare una presunta "altra verità".

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