DA NON CREDERE

Dopo gli abusi chiama il centro antiviolenza, ma viene respinto perché... è un uomo

E' successo a Vicenza. E anche in Pronto soccorso non ci sono protocolli per la violenza subita da uomini.

Dopo gli abusi chiama il centro antiviolenza, ma viene respinto perché... è un uomo
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Una vicenda tanto drammatica nella genesi quanto surreale nello sviluppo, che apre però un dibattito molto importante. Un giovane a Vicenza è stato vittima di uno stupro, ma quando si è rivolto a un centro antiviolenza è stato respinto... perché è maschio.

Stuprato dall'uomo conosciuto in chat

La vicenda ha inizio come tante altre: due uomini che si incontrano tramite una App di incontri. Dopo qualche tempo trascorso a chattare viene il momento per il primo appuntamento. E fin lì tutto fila liscio. I due sembrano trovarsi, tanto che decidono di rivedersi. Ma la seconda serata diventa un incubo per uno dei due: a casa dell'uomo appena incontrato viene sottoposto ad abusi, tanto da dover richiedere l'aiuto dei soccorritori del 118.

Il centro antiviolenza lo respinge

Una vicenda già drammatica di per sé, che si è poi arricchita di un incredibile seguito: il giovane dopo lo stupro si è rivolto a un centro antiviolenza ma è stato respinto perché uomo.  Il servizio, infatti, sarebbe stato rivolto solo alle donne vittime di violenza sessuale o molestia. Non agli uomini.

Le parole del legale

Prima Vicenza ha intervistato in merito alla questione Alessandra Bocchi, il legale del ragazzo vicentino vittima della violenza:

"Stamattina ho ricevuto un paio di mail da un medico e da uno psicologo di Lonigo che ha dato la sua disponibilità a dare sostegno psicologico al mio cliente a titolo gratuito".

"Ringrazio tutti quelli che mi hanno contattato.  Prima di formalizzare la denuncia il mio cliente ha bisogno di sostegno. Per la denuncia poi, c'è tempo fino ad un anno dal fatto. Ora però serve che lavori sull'accettazione del trauma per liberarsi dall'ansia e dagli attacchi di panico. Io ho sensibilità ma non le competenze in campo medico, mi occupo di penale e di diritti umani con soggetti vulnerabili e deboli."

L'avvocato ha tenuto anche a chiarire che il suo assistito, secondo protocollo, dovrebbe intraprendere un percorso al consultorio familiare che però non è adatto alla sua situazione, servono specialisti con una preparazione più specifica.

Procedura poco corretta anche al pronto soccorso

Lo stupro di questo ragazzo ha scoperchiato un sistema che non era preparato ad aprire gli occhi sulla violenza in modo trasversale, non solo contro le donne. Lo ha spiegato l'avvocato Bocchi.

"E' stato rifiutato dal centro antiviolenza, ma in pronto soccorso non gli è stato assegnato né il codice rosa, attivato per la prima volta nel 2017 nella regione Toscana per la violenza sulle donne, né il codice rosso. E' un altro gap nel sistema sanitario, per questo ho contattato anche l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, oltre ad Elena Donazzan. Serve una legislazione regionale per le vittime di questo tipo, per avere un codice di triage degno del trauma subito. Non è un fatto infrequente come si crede, anzi ci sono molti più casi di quello che si pensa ed è per questo che serve armonizzare il servizio pubblico nei confronti di tutte le vittime di violenza con con leggi applicabili direttamente anche all'utenza maschile altrimenti si tratta di discriminazione, prima di tutto sui diritti umani."

La norma infatti attualmente ha solo un tipo di utenza, quella femminile, perché nell'immaginario collettivo rappresenta il "sesso debole", ma la violenza non ha genere. E questo caso lo dimostra benissimo...

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