IN LOMBARDIA

Davano mazzette per promuovere le agenzie di pompe funebri direttamente... in obitorio

In dieci a finire nei guai, le indagini erano partite dalle segnalazioni ricevute dalla direzione sanitaria dell'ospedale.

Davano mazzette per promuovere le agenzie di pompe funebri direttamente... in obitorio
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Una brutta storia dove non c'era pace per i morti nemmeno subito dopo l'ultimo respiro. Davano infatti mazzette per promuovere le agenzie di pompe funebri direttamente... in obitorio.

A finire nei guai sono in dieci dopo un'indagine partita dopo e segnalazioni ricevute dalla direzione sanitaria dell'ospedale.

Subito dopo l'ultimo respiro il business del caro estinto

Come detto una brutta storia raccontata dai colleghi di Prima Saronno e che in questi ha avuto uno sviluppo giudiziaria con dieci provvedimenti di misure cautelari.

Gli inquirenti hanno così luce su un giro di mazzette "elargite" da funzionari di un'agenzia di pompe funebri a diversi dipendenti dell'obitorio dell'ospedale di Saronno. Lo scopo era indirizzare da loro le famiglie dei defunti.

Mazzette in obitorio, in dieci nei guai

L'operazione è scattata alle prime ore di stamattina, lunedì 28 novembre 2022, tra la provincia di Varese e la città di Como.

Dopo una fase investigativa, a entrare in azione sono stati i carabinieri della Compagnia di Saronno che hanno dato esecuzione a un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali coercitive e interdittive emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio, su richiesta della Procura, nei confronti di 10 persone.

Carcere e sospensione dal lavoro, ecco i provvedimenti

Una è finita in carcere, una ai domiciliari, per due è scattato il divieto di esercizio della professione medica, quattro non potranno esercitare l'attività di impresario funebre.

Per due infine è scattata la sospensione dall'esercizio delle mansioni di addetto all'obitorio, con divieto di concludere contratti di lavoro con la pubblica amministrazione.

Dovranno rispondere dei reati di corruzione di incaricato del pubblico servizio, peculato, furto, truffa e falsità ideologica commessa da Pubblico Ufficiale.

Come erano partite le indagini

La vicenda di fatto risale a due anni fa. Le indagini erano infatti partite dopo alcune segnalazioni giunte alla Direzione sanitaria nel novembre del 2020, riguardo una somma di denaro che era stata ricevuta da un addetto dell'obitorio dell'ospedale di Saronno da un impresario funebre della zona.

Subito era partita l'attività investigativa e i Carabinieri si erano messi al lavoro. Un'attività d'indagine che si era sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche e video, riscontri documentali, escussioni e servizi in borghese del Nucleo operativo della Compagnia di Saronno.

Tutto ciò in questi giorni ha permesso di stringere il cerchio intorno alle dieci persone destinatarie delle misure.

La conclusioni delle indagini: il quadro dei reati

Ecco allora che l'attività investigativa ha permesso di delineare il quadro dei reati:

  • quattro titolari di onoranze funebri, disgiuntamente tra loro, elargivano somme di denaro in favore di alcuni dipendenti (uno di questi colpito da misura in carcere) dell’obitorio dell’ospedale di Saronno al fine di orientare i parenti dei defunti alla scelta dell’impresa cui affidare il servizio funebre, ottenere informazioni, effettuare trattamenti di vestizione e tanatocosmesi sulle salme quando non previsto, ostentare le salme ai congiunti anche quando queste risultavano positive al Covid-19, in violazione delle norme anti-contagio.
  • due medici di base dello stesso ambulatorio accreditato Asst, rilasciavano false attestazioni di malattia a dipendenti pubblici e privati che ottenevano così indebite percezioni per assenza dal lavoro.
  • un’addetta all’obitorio dell’ospedale di Saronno, durante i periodi di assenza dal lavoro per malattia prestava la propria opera lavorativa come impiegata presso l’ambulatorio dei medesimi sanitari.
  • due dipendenti dell’obitorio dell’ospedale di Saronno si impossessavano di materiale sanitario e di pulizia di proprietà dell’ospedale di Saronno per poi cederli a terzi.
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