Dopo il rientro in Italia

Cosa succede ora a Filippo Turetta

Sarà messo in un reparto protetto del carcere. Intanto rischia l'ergastolo in caso di conferma della premeditazione

Cosa succede ora a Filippo Turetta
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Sabato 25 novembre 2023 Filippo Turetta è tornato in Italia. Arrivato con un volo militare, l'assassino reo confesso di Giulia Cecchettin, è stato trasferito in carcere a Verona, scortato dai Carabinieri, a una settimana esatta dall'arresto in Germania. Ma cosa succede ora?

Filippo Turetta: cosa succede ora

Turetta è stato sottoposto a visita psichiatrica, dopodiché martedì 28 novembre 2023 sarà interrogato dal gip che ha firmato l'ordinanza d'arresto. 

Il giovane veneto è considerato un detenuto a rischio  e pertanto è classificato come "a grande sorveglianza". In sostanza viene monitorato 24 ore al giorno per evitare gesti autolesionistici o problemi con gli altri detenuti (il carcere ha "regole non scritte" che potrebbero mettere a rischio la sua incolumità).

on sarà però in isolamento. Condividerà la cella con un altro detenuto, in carcere per reati altrettanto gravi. Una scelta dettata anche dalla necessità di non lasciarlo solo (sempre per evitare atti autolesionistici). Avrà a disposizione l'ora d'aria in cortile, ma non in contemporanea con altri detenuti "comuni".

Soltanto dopo l'interrogatorio di garanzia di martedì potrà vedere la sua famiglia. 

Fino all'interrogatorio di garanzia dovrebbe restare quindi in un'area isolata rispetto agli altri detenuti, in cella con un compagno che è dentro per reati altrettanto gravi: due letti, un tavolo, due sgabelli, un mobiletto, il bagno, niente tv, una finestrella con le grate. Anche la scelta di farlo stare con un compagno in queste prima ore dietro le sbarre è dettata da motivi di sicurezza. Non deve restare da solo. Ora d'aria in cortile ma non contemporaneamente agli altri detenuti comuni. Potrà incontrare i genitori solo dopo l'interrogatorio di martedì.

Perché sarà trasferito in un reparto protetto

Successivamente sarà trasferito in un reparto protetto. Qui ci sono solitamente detenuti ritenuti a rischio. Come detto, anche il carcere è una piccola comunità dove vigono "regole non scritte". E chi ha comportamenti contrari all'etica della maggioranza della popolazione è considerato soggetto a rischio. Tra questi ci sono soprattutto coloro che sono in carcere per reati di natura sessuale (pedofilia in primis) e autori di omicidi particolarmente efferati,  ma anche chi decide di collaborare con la giustizia.

Il cambio di avvocato

Intanto, va registrato il cambio di avvocato. Emanuele Compagno, il legale d'ufficio che lo ha seguito nella prima settimana, ha rinunciato all'incarico per ragioni che - a detta sua - nulla hanno a che vedere con le polemiche che lo hanno travolto negli ultimi giorni a causa di alcuni post sui social network.

"Con l'arrivo in Italia considero concluso il mio incarico d'ufficio. Ha potuto nominare difensori di fiducia, tra cui anche me. Ho depositato, però, rinuncia nel pomeriggio a tale nomina. Fin dall'inizio avevo rappresentato ai genitori, che mi avevano espresso stima, l'opportunità di una nomina di fiducia, pertanto non vi è alcun legame con le polemiche che qualcuno ha sollevato recentemente. Resto umanamente vicino al dolore delle famiglie".

Emanuele Compagno

Il nuovo legale (che già era stato affiancato a Compagno) è Giovanni Caruso, che lo ha incontrato dopo il suo arrivo in Italia.

"E' molto provato, ma in condizioni accettabili. Non abbiamo parlato di quello che è successo".

La premeditazione: cosa rischia Filippo Turetta

Intanto, mentre proseguono le indagini, la situazione di Turetta sembra aggravarsi alla luce delle nuove risultanze. La Procura infatti potrebbe presto contestargli le aggravanti dell'occultamento di cadavere e - soprattutto - della premeditazione.

Nei giorni precedenti il delitto è stato scoperto che aveva acquistato del nastro adesivo (quello che probabilmente ha utilizzato per far tacere Giulia) e le indagini si stanno concentrando anche sui sacchi neri che aveva in auto, sui guanti e i coltelli utilizzati, oltre che sulle ricerche online di kit di sopravvivenza e mappe del Tirolo. Da verificare anche l'ipotesi che nei giorni precedenti Turetta avesse fatto un sopralluogo nella zona industriale di Fossò, dove si è consumata la seconda aggressione a Giulia. 

Se tutti questi elementi dovessero essere confermati, il rischio per Turetta è quello dell'ergastolo, con l'impossibilità di chiedere il rito abbreviato (con la conseguente riduzione della pena).

 

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