A Lodi

Coppia di imprenditori sequestrata e aggredita nell'attico

Uno dei malviventi alla gamba portava un fissatore dopo un'operazione chirurgica. Da quell'elemento gli investigatori sono risaliti all'identità di tutti

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Una violenta rapina eseguita ai danni di una coppia di imprenditori, proprio nel loro attico, durante la quale sono stati legati con scotch e fascette e picchiati per quasi un'ora. E' successo lo scorso gennaio. La polizia di Lodi, in collaborazione con quella di Milano, dall'analisi delle telecamere di sorveglianza dell'appartamento, sono risaliti all'identità dei malviventi. A risultare decisivo il dettaglio di un fissatore sulla gamba di uno dei ladri, segno che si fosse appena sottoposto a una specifica operazione chirurgica.

Il video shock degli imprenditori massacrati e sequestrati nell'attico

I poliziotti della Questura di Lodi, in collaborazione con quelli di Torino e Milano, coordinati dalla Procura della
Repubblica di Lodi, hanno portato a termine un'articolata indagine su una grave rapina eseguita lo scorso 23 gennaio 2023, arrivando all'arresto di tre soggetti, uno di origine albanese e due italiani, in esecuzione di altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP di Lodi. Altre due persone, un italiano ed un cittadino romeno, inoltre, sono indagate poiché ritenute coinvolte con un ruolo di supporto nella medesima rapina.

Stando alla ricostruzione dei fatti, i tre malviventi, completamente travisati, alle prime luci dell’alba, dopo essere entrati all’interno di uno stabile di via Ungaretti, hanno raggiunto l’alloggio di una coppia di imprenditori titolari di una azienda operante nel settore dei cosmetici della zona sud di Milano, residenti al piano attico del palazzo.

Dopo aver atteso per quasi un’ora e mezza che le vittime aprissero la porta di ingresso per recarsi al lavoro, hanno fatto irruzione nell’alloggio intorno alle 07,25 aggredendole con violenza, legandole con scotch e fascette da elettricista, continuando a picchiarle per circa quaranta minuti, facendosi poi consegnare denaro contante, oltre ad orologi e gioielli di valore, custoditi in una cassaforte che si facevano aprire con la minaccia e la violenza.

Al termine della rapina sono usciti dall’appartamento alle 8,10 circa, raggiungendo il quarto complice che li stava attendendo in strada facendo "da palo". Alla fine sono fuggiti in auto facendo perdere le loro tracce.

Le telecamere di videosorveglianza dell'appartamento hanno ripreso quei drammatici istanti. Qui di seguito vi mostriamo il momento della violenta aggressione ai due imprenditori, consigliamo cautela nella visione.

Gli accertamenti hanno permesso di individuare il mezzo sul quale avevano viaggiato gli autori materiali della rapina, sul quale gli autori avevano applicato una targa rubata ad un veicolo di pari marca e modello.

Ladri identificati per una vite in una gamba

L’acquisizione dei filmati di video sorveglianza dell’alloggio delle vittime ha consentito di appurare che uno dei tre rapinatori aveva applicato sulla tibia della gamba sinistra un fissatore esterno, e che quindi aveva subito senza dubbio un intervento chirurgico nei mesi precedenti.

Sono iniziati quindi molteplici accertamenti compiuti presso il Ministero della Sanità finalizzati ad acquisire i dati di quelle persone che avevano subito operazioni chirurgiche di quel tipo, che hanno permesso - tra le decine di dati forniti - di risalire a un soggetto di origine albanese operato presso una struttura sanitaria di Torino, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio.

I servizi di pedinamento svolti da questa Squadra Mobile hanno consentito di individuare con certezza l’uomo come uno degli autori materiali della rapina commessa a Lodi, poiché indossava i medesimi capi di abbigliamento e aveva applicato lo stesso fissatore sulla caviglia della gamba sinistra.

Il piano della rapina

L’indagine ha permesso di delineare la struttura dell’organizzazione che aveva pianificato la rapina e delineare in particolare i ruoli di altri due soggetti, anche loro pluripregiudicati per reati contro il patrimonio che hanno svolto un preminente ed importante ruolo organizzativo: il primo, residente in provincia di Lodi, ha avuto modo di acquisire informazioni sulle vittime, sul loro tenore di vita, sui luoghi da loro frequentati e sulle loro abitudini; il secondo, residente in provincia di Milano, figura con importanti agganci non solo nel mondo criminale milanese e del nord Italia ma anche con ambienti criminali del meridione.

Quest’ultimo è risultato essere di fatto il soggetto di collegamento con il gruppo che ha materialmente commesso la rapina, interamente proveniente da Torino, ed in passato il medesimo era stato affidato ad una comunità vicina ai luoghi frequentati dalle vittime.

Dalle indagini è emerso quindi un preciso ed articolato disegno criminale portato avanti da una “catena” di soggetti collegati tra di loro, che hanno, ognuno per la propria parte, avuto un ruolo decisivo nel portare a termine la rapina aggravata. L’attività investigativa ha evidenziato che l’evento è stato pianificato almeno due anni fa ed ha richiesto uno sforzo organizzativo di rilievo, a partire dall’individuazione delle vittime, avvenuta verosimilmente in un ristorante dove erano solite recarsi, frequentato anche dal soggetto residente in provincia di Lodi, che le ha “scelte" come potenziale obbiettivo. Ne sono seguite una capillare acquisizione di informazioni, un meticoloso “lavoro” di sopralluoghi nonché l’adozione di strategie volte ad eludere le indagini delle forze dell’ordine.

L'arresto

L’attività di Polizia Giudiziaria delegata dalla Procura della Repubblica di Lodi alla Squadra Mobile è stata pienamente accolta dal Giudice del Tribunale Lodigiano che ha emesso a carico di tre indagati altrettante misure di custodia cautelare in carcere.

Nei confronti degli altri indagati sono state perquisizioni locali e personali. Durante le fasi dell’arresto e delle perquisizioni sono stati rinvenuti circa 20mila euro in contanti, un’arma comune da sparo completa di munizionamento ed alcuni degli indumenti utilizzati durante la rapina.

Tanto si comunica per la rilevanza pubblica dell'informazione, segnalando che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, e che nei confronti degli indagati sussiste la presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva.

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