la mano dello stesso killer?

Cold case di Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci uccise nel '92: si indaga su un 60enne legato all'ambiente cattolico

Le due giovani, scomparse in circostanze misteriose a un mese l'una dall'altra nel 1992, frequentavano le stesse associazioni cattoliche

Cold case di Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci uccise nel '92: si indaga su un 60enne legato all'ambiente cattolico
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Chiara e Cristina non si conoscevano, ma avevano frequentato la stessa scuola a Cesena - in classi diverse - e si muovevano nello stesso ambiente legato al volontariato cattolico. Ora, dopo 30 anni dalla loro scomparsa in circostanze misteriose, i cold case romagnoli - archiviati allora senza risposte, soprattutto nel caso di Cristina - tornano in primo piano e gli inquirenti ipotizzano un legame in queste due vite spezzate così prematuramente. La procura di Forlì indaga per omicidio e vuole vederci chiaro.

Si indaga su un 60enne legato all'ambiente cattolico

Nell'indagine sulla scomparsa di Cristina Golinucci e sulla morte di Chiara Bolognesi, sparite a un mese di distanza nel 1992, gli inquirenti della Procura di Forlì sembrano indirizzati su una pista precisa. Vi sarebbero recenti testimonianze da parte di donne, legate all’ambiente della parrocchia e del volontariato, che dicono di essere state molestate in passato (di questi episodi parlerebbe anche un frate del convento dei Cappuccini): sotto la lente un sessantenne molto legato all’ambiente cattolico, frequentatore del convento e dell’associazione di volontariato Avo, però non è ancora iscritto nel registro degli indagati.

Intanto, "Chi sa parli" è l’appello della Diocesi di Cesena-Sarsina, che ribadisce la propria disponibilità nei confronti degli inquirenti e "invita chiunque possa essere in possesso di informazioni utili alle indagini a farsi parte attiva presso gli uffici competenti e ribadisce la forte vicinanza e solidarietà alle persone coinvolte e alle loro famiglie e l’auspicio è che si arrivi quanto prima alla verità".

La morte di Cristina Golinucci

Di Cristina Golinucci, il 1° settembre 1992, si persero le tracce. La ragazza aveva 21 anni, lasciò la macchina in un parcheggio adiacente il convento dei frati cappuccini di Cesena, ma non entrò mai.

Il suo caso rimase uno dei gialli irrisolti e controversi della storia recente del Paese. A confermare che Cristina non varcò le porte del convento fu Padre Lino Ruscelli, suo confessore, figura che per anni è rimasta centrale nell'inchiesta.

Raggiunto al telefono dai genitori, quest'ultimo aveva dichiarato di essersi accordato con Cristina per incontrarsi alle ore 14.30. Ma, non vedendola arrivare, alle 15.00 si era ritenuto libero dall'impegno. Aggiunse anche che di lei non aveva avuto alcuna notizia.

Cristina Golinucci

Nell'aprile del 2022, il legale dei familiari della ragazza ha presentato un esposto per riaprire il caso, puntando su un nuovo elemento: la trascrizione di una intercettazione tra il frate col quale la ragazza si sarebbe dovuta incontrare il giorno della scomparsa, al convento dei cappuccini di Cesena, ed Emanuel Boke, cittadino di origine africana che era ospite della stessa struttura, già sospettato in passato di essere responsabile in qualche modo della sparizione della giovane e poi finito in carcere per un'altra vicenda, tornando in libertà nel 1998.

Emanuel Boke

“Il colloquio in questione, la cui trascrizione è negli atti, è del 12 dicembre 1995 - ha spiegato a Fanpage il legale della famiglia Golinucci, Barbara Iannuccelli-: venne intercettato perché padre Lino era andato dalla polizia a dire che Boke aveva confessato, in un incontro precedente, l'assassinio di Cristina. A verbale è stato infatti messo che il frate ha riferito come il ragazzo gli avrebbe detto che era stato una bestia e chiedeva perdono a Dio, ecco perché si era deciso di intercettare il successivo colloquio, nella speranza che dicesse la stessa cosa. Sarebbe stata una confessione piena”.

Ma ciò non è mai avvenuto. Padre Lino, però, si contraddice; prima dice di aver aspettato la ragazza sul portone dopo che lei gli aveva annunciato la visita al telefono, poi che dormiva o poi che era impegnato e che, comunque, nessuno ha bussato. I genitori della giovane si convincono che il religioso sappia qualcosa di più di ciò che dice e per verificare se davvero sia il caso di escludere che la 21enne non sia mai entrata in quel convento, si decide di effettuare una perquisizione, con tanto di cani cinofili. Il frate però sbatte le porte in faccia a inquirenti e familiari.

La madre di Cristina, Marisa Degli Angeli, non si è mai arresa, diventando nel frattempo la referente in Emilia-Romagna dell'associazione Penelope, che riunisce familiari e amici delle persone scomparse.

Marisa Degli Angeli, in cerca della verità sulla figlia Cristina

Lo speculare destino di Chiara Bolognesi

Tanti, troppo misteri, soprattutto se si aggiunge un'ennesima, clamorosa, scomparsa. Chiara Bolognesi,  il 7 ottobre 1992, svanisce nel nulla da Ponte di Abbadesse, una località che si estende proprio al di sotto del parcheggio dei Cappuccini dal quale Cristina aveva fatto perdere le sue tracce.

Chiara Bolognesi

Il suo corpo, a differenza di quello di della 21enne sparita un mese prima, venne ritrovato un mese dopo nelle acque del fiume Savio: il caso venne inquadrato come suicidio. Ma troppi sono gli elementi in comune, oltre ai medesimi ambienti cattolici frequentati.

Vicinanza geografica tra il convento dei cappuccini e Ponte Abbadese

Oggi, secondo chi indaga, entrambe conoscevano l’uomo che le ha uccise, che dovrebbe essere - quindi - lo stesso. Motivo per il quale le spoglie di Bolognesi sono state riesumate.

La pista del clero

Nel 1995, tre anni dopo, il programma Chi l'ha visto? mandò in onda la testimonianza di una ragazza che raccontò di essere stata abusata sessualmente. Era il 1994 e la zona coincideva proprio con quella in cui era scomparsa Cristina. Per lo stupro venne arrestato Emanuel Boke che nel 1992 era ospite proprio del convento dei frati cappuccini.

A dare nuova linfa alle indagini, infatti, sarebbero le novità relative ad altre due ragazze, che agli inizi gli anni 90 frequentavano ambienti religiosi vicini a quelli di Chiara e Cristina. E che in quell'epoca sarebbero state vittime a loro volta di violenze sessuali da parte di un uomo: inserito proprio nel mondo cattolico di Cesena. Quegli abusi sarebbero stati denunciati solamente nel 2010.

A fronte di questi nuovi elementi la procura di Forlì, pochi giorni fa, più di 30 anni dopo le due tragedie, ha annunciato la riapertura delle indagini sulla morte di Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci: convinta che vi sia lo stesso responsabile dietro alle scomparse.

Ci si augura che, grazie alle nuove tecnologie, possano emergere nuovi indizi.

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