Bimbo di 2 anni ingerisce psicofarmaco della nonna: è grave. Quali rischi e cosa fare
E' accaduto in Abruzzo; si stima che l’80% delle intossicazioni dei piccoli avvenga in ambiente domestico
In codice rosso, ma cosciente, trasportato con urgenza dall'elisoccorso all'ospedale di Avezzano, provincia dell'Aquila in Abruzzo: queste le conseguenze su un bimbo di due anni che avrebbe ingerito uno psicofarmaco prescritto alla nonna. Il piccolo è tenuto in osservazione, è presto per considerarlo fuori pericolo. Quali sono i rischi per la salute dei piccini se entrano in contatto con psicofarmaci?
Bimbo di due anni ingerisce psicofarmaco della nonna
L'episodio si è verificato ad Opi, piccolo centro dell'Alto Sangro, nella giornata di ieri, mercoledì 16 agosto 2023. Ad allertare il numero di emergenza del 118 sarebbero stati alcuni familiari dopo aver avvertito segnali di malessere da parte del bambino.
Immediatamente si è alzato in volo l'elisoccorso che ha dovuto fare i conti con le avverse condizioni atmosferiche. Il piccolo, portato nell'ospedale di Avezzano, viene tenuto sotto osservazione. È ancora presto, secondo i sanitari, per dichiararlo o meno fuori pericolo. I medici stanno inoltre valutando il trasferimento presso un ospedale romano.
Sull'episodio si svolgeranno gli accertamenti la compagnia dei Carabinieri di Castel Di Sangro che stanno cercando di ricostruire quanto accaduto e valutare eventuali responsabilità.
Psicofarmaci, effetti sui bambini
Partiamo da un presupposto: che siano psicofarmaci, o farmaci generici, i piccoli sono i soggetti più a rischio per intossicazione da molteplici sostanze le più frequenti sono i farmaci e i prodotti domestici. Essendo curiosi, ed imitando gli adulti, se vedono un familiare assumere una compressa saranno tentati di fare lo stesso. L’80% delle intossicazioni avviene in ambiente domestico e più di un terzo in cucina. L’età più a rischio è quella tra tra 1 e 4 anni, quando il bambino comincia a esplorare l’ambiente circostante ma anche nei primi mesi ci possono essere rischi di intossicazione per errore nella somministrazione di farmaci, sovraddosaggio o scambio per confezioni simili.
I farmaci più pericolosi per i piccoli
E’ importante sapere che per alcuni farmaci, anche solo una compressa, può determinare gravi intossicazioni in un bambino: nel caso, anche solo sospetto, di ingestione di farmaci contenenti antistaminici, antidepressivi, calcioantagonisti o betabloccanti è necessario far valutare quanto prima il bambino presso il pronto soccorso più vicino.
Nel caso di intossicazione da benzodiazepine, i sintomi insorgono entro 4 ore e si risolvono nella maggior parte dei casi in 24 ore. L’atassia è il sintomo più frequente, da sola o in associazione con bradicardia, ipotensione, depressione respiratoria, sopore fino al coma. In caso di anamnesi positiva per ingestione di benzodiazepine, ma in assenza di sintomi, il bambino dovrebbe essere osservato, in presenza di sintomi, è necessario disporne il ricovero.
Cosa fare
Se nonostante tutte le precauzioni prese, purtroppo il contatto è avvenuto, o anche è solo sospetto, non si deve perdere la calma: è consigliabile prendere contatto con i sanitari. Nell’attesa assolutamente non far vomitare il bambino o rimuovere forzatamente compresse presenti nella bocca del bambino perché questa manovra potrebbe provocare lo scivolamento del corpo estraneo nelle vie aeree. Nel caso in cui il bambino non manifesti alcun disturbo, non possiamo escludere l’intossicazione perché alcuni farmaci hanno un periodo di latenza prima di manifestare i loro effetti; in questo caso è comunque necessario identificare la sostanza implicata, cercare di calcolare almeno approssimativamente la dose potenzialmente assunta, quanto tempo potrebbe essere passato dal contatto e chiamare il Centro antiveleni. Questi sono nove strutture sparse sul territorio nazionale che rispondono telefonicamente 24 ore al giorno e 7 giorni su 7 a privati e operatori sanitari e forniscono indicazioni sulla tossicità di molteplici sostanze e sui provvedimenti da prendere.