Bibbiano, il processo smentisce lo scandalo: assoluzioni a pioggia. Il centrosinistra: "Adesso Meloni si scusi"
Dopo sei anni di accuse e scontri politici, il processo di primo grado ha, di fatto, raso al suolo le accuse. Boschi punge: "Adesso parlateci di Bibbiano"

Il “caso Bibbiano”, che nel 2019 sconvolse l’opinione pubblica italiana e infiammò il dibattito politico, si è rivelato, alla prova del tribunale, molto diverso da come era stato raccontato. Le accuse che descrivevano un presunto sistema illecito di affidi, in cui minori sarebbero stati sottratti forzatamente alle famiglie attraverso la manipolazione dei loro ricordi, non hanno retto all’esame del dibattimento.

Le origini dell’inchiesta
L’indagine, denominata “Angeli e Demoni”, partì nel 2018 a seguito di una serie di segnalazioni da parte dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, un consorzio che comprende sette comuni nella provincia di Reggio Emilia. Le denunce riguardavano presunti abusi sessuali e maltrattamenti su minori da parte dei genitori. A giugno del 2019, l’inchiesta portò a indagare oltre venti persone, sedici delle quali vennero sottoposte a misure cautelari.
Fra gli indagati figuravano amministratori locali (incluso il sindaco dem di Bibbiano), assistenti sociali, educatori e psicoterapeuti. Secondo l’accusa, alcuni di loro avrebbero redatto false relazioni per allontanare i bambini dalle famiglie d’origine e affidarli a conoscenti o amici, dopo presunte sedute di psicoterapia che avrebbero alterato i ricordi dei minori, inducendoli a raccontare falsi abusi.
Si parlò perfino di strumenti come una “macchinetta della verità” usata per manipolare la memoria dei bambini e di disegni a sfondo sessuale modificati per incastrare i genitori. Tali ricostruzioni si rivelarono in seguito infondate o distorte: ad esempio, il presunto macchinario era in realtà uno strumento comune in psicoterapia, privo di qualunque funzione coercitiva.
Il ruolo della onlus Hansel e Gretel
Uno dei fulcri dell’indagine era il centro specializzato in abusi su minori gestito dalla onlus Hansel e Gretel, fondata dallo psicoterapeuta Claudio Foti e dalla sua allora moglie Nadia Bolognini. La struttura riceveva dal Comune compensi di circa 135 euro per ogni seduta, una cifra ritenuta elevata rispetto alla media e superiore a quanto richiesto dalle strutture pubbliche.

Foti, giudicato con rito abbreviato, venne condannato in primo grado nel 2021 per abuso d’ufficio e lesioni dolose gravi, ma è stato assolto in appello nel 2023 e poi definitivamente dalla Cassazione. Nadia Bolognini, per cui la procura aveva chiesto otto anni di carcere, è stata invece completamente assolta nel 2025.
La posizione dell’ex sindaco Carletti
Figura chiave nella narrazione mediatica del caso fu anche Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano e membro del Partito Democratico. Arrestato e sospeso dal suo ruolo nel 2019, era accusato di aver favorito l’attività della onlus Hansel e Gretel, assegnando spazi comunali e incarichi senza seguire le corrette procedure.
Dalle accuse di falso ideologico Carletti fu prosciolto. Nel 2024 è stato assolto anche per abuso d’ufficio, reato nel frattempo abrogato dalla riforma Nordio. Recentemente, il Partito Democratico gli ha restituito la tessera, segno della sua riabilitazione politica.
Il verdetto: accuse demolite
La sentenza di primo grado, pronunciata nelle scorse ore dal tribunale di Reggio Emilia, ha demolito il quadro accusatorio costruito negli anni dall’inchiesta. Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza e principale imputata, è stata condannata a due anni con pena sospesa, ma solo per un reato minore, il falso in bilancio. Per il resto, è stata assolta da tutte le imputazioni più gravi.
Su oltre cento capi d’accusa, solo una minima parte ha resistito al processo. Le altre sentenze parlano chiaro: un anno e otto mesi per l’assistente sociale Francesco Monopoli (contro gli 11 chiesti dall’accusa), cinque mesi per la neuropsichiatra Flaviana Murru, e il resto assoluzioni o prescrizioni.
“Non esistevano demoni contrapposti agli angeli”, hanno dichiarato gli avvocati difensori di Anghinolfi, Oliviero Mazza e Rossella Ognibene. “La nostra assistita non è una ladra di bambini, ha sempre agito per tutelare i minori. La sentenza ci ripaga degli sforzi, ma non cancella la distruzione mediatica subita”.
Lo scontro politico: il centrosinistra chiede le scuse di Meloni
Il processo è finito, ma lo scontro politico è riesploso. Negli anni dell’inchiesta, il caso era stato utilizzato come un’arma contro il Partito Democratico. Fratelli d’Italia e Lega cavalcarono l’indignazione pubblica, diffondendo slogan come “Parlateci di Bibbiano”. Giorgia Meloni in persona si recò nel piccolo comune del Reggiano per manifestare solidarietà alle presunte vittime.
Oggi, dopo le assoluzioni, dal centrosinistra si alza una voce unanime: “Meloni chieda scusa”.
"Non c’erano ladri di bambini, né sistemi organizzati per lucrare sugli affidi. Tutto questo è stato costruito per lucrare politicamente, per ottenere voti. Giorgia Meloni e Matteo Salvini devono scusarsi", ha scritto il deputato PD Marco Furfaro.
Dello stesso tenore il messaggio della capogruppo di Italia Viva, Maria Elena Boschi, che ha postato su X una vecchia foto della premier accanto al cartello stradale “Bibbiano”, scrivendo: "Adesso sì, parlateci di Bibbiano. O non avete il coraggio di farlo?".
Il Partito Democratico di Reggio Emilia, commentando la sentenza, ha parlato di un’occasione mancata di distinguere tra indagini e giustizia:
“Oltre cento capi d’accusa si sono risolti in assoluzioni, proscioglimenti per prescrizione e tre sole condanne lievi. È una lezione su quanto dannosa possa essere la strumentalizzazione politica della giustizia”.
Il centrodestra: “Rispettare le sentenze, ma i bambini sono tornati a casa”
Dal centrodestra arriva invece una risposta più prudente. Fabio Filippi, esponente di Forza Italia, ha ricordato che il processo è solo al primo grado, e ha voluto sottolineare un altro aspetto:
"La cosa più importante è che la maggior parte dei bambini siano tornati alle loro famiglie. Questo ci dice che qualcosa non ha funzionato. Il sistema Bibbiano era malato. E non possiamo ancora dire che sia guarito".