Il processo entra nel vivo

Autostrade avrebbe il coraggio di uscire dal processo sul crollo del Ponte Morandi approfittando di un cavillo

La richiesta di Aspi e Spea (che hanno già patteggiato 30 milioni) potrebbe essere accettata. Se così fosse a pagare sarebbero solo eventuali condannati.

Autostrade avrebbe il coraggio di uscire dal processo sul crollo del Ponte Morandi approfittando di un cavillo
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Un cavillo per sfuggire alle responsabilità di una delle più grandi tragedie degli ultimi anni. Un tentativo che se andasse a buon fine siamo certi susciterebbe sdegno e indignazione non soltanto nei familiari delle vittime, ma in tutto il Paese. Autostrade sta infatti provando a uscire dal processo sul crollo del Ponte Morandi approfittando di un cavillo.

Crollo Ponte Morandi: Autostrade prova a uscire dal processo

L'eventualità sarebbe clamorosa (e scandalosa, diciamolo).Il processo per il crollo del Ponte Morandi entra nel vivo subito con una sorpresa. Gli avvocati di Autostrade per l'Italia (Aspi) e Spea,   la società che si occupava della manutenzione dell'infrastruttura, sono infatti intenzionati a giocarsi la carta di un salvacondotto per non dover sborsare risarcimenti milionari.

Ma come è possibile?  E' una questione meramente tecnica: Aspi e Spea non hanno partecipato come responsabili civili ad alcuni atti processuali, in particolare gli incidenti probatori, fatto che darebbe loro ragione nel tirarsi fuori da tutta la vicenda. Per la quale ad aprile Autostrade e Spea avevano patteggiato un risarcimento da 30 milioni di euro.

Cosa potrebbe succedere

Il processo si è aperto con 59 imputati, una mole enorme di documenti e testimoni. Le parti civili sono rappresentate da due nuclei famigliari di altrettante vittime (la quasi totalità dei parenti delle 43 vittime ha accettato il risarcimento di Autostrade e non è quindi parte civile) e poi alcune aziende, sfollati, persone che hanno subito ferite e lesioni, associazioni.

Nel caso in cui le due società fossero escluse dalle responsabilità civili a pagare - naturalmente in caso di condanna - sarebbero soltanto gli imputati. I pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno si sono detti favorevoli all'esclusione di Aspi e Spea, mentre (comprensibilmente) i legali delle parti civili si sono opposti. Sarà il Collegio a decidere.

Perché potrebbe davvero finire così

Ma potrebbe davvero finire così? Sì, e forse è anche abbastanza probabile. A far pendere la bilancia verso questa soluzione c'è l'imponente mole del processo. Come infatti ha spiegato in aula il pm Tadile, l'esclusione delle due società - oltre che corretta dal punto di vista procedurale - sarebbe utile per snellire un procedimento che di per sé rischia di essere lunghissimo e arrivare a conclusione quando una buona parte dei reati contestati sarà andata in prescrizione. 

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