"Il fatto non sussiste"

Assoluzione piena per il bengalese accusato di picchiare la moglie: "Questione culturale"

L'avvocata di parte civile ha definito le affermazioni del pm: "inaccettabili, inammissibili e lesive dei diritti fondamentali delle persone"

Assoluzione piena per il bengalese accusato di picchiare la moglie: "Questione culturale"
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"Il fatto non sussiste". Si è conclusa con un'assoluzione piena la storia del cittadino bengalese accusato di picchiare la moglie. La vicenda era stata oggetto di numerose polemiche mediatiche dopo che il pubblico ministero Antonio Bassolino aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato motivandola con "l’impianto culturale" del paese d’origine. La procura di Brescia aveva preso le distanze dal pm. Il 17 ottobre 2023 è arrivata la completa assoluzione.

Assoluzione piena per il cittadino bengalese accusato di violenze sulla moglie

In apertura di udienza è stato lo stesso magistrato a integrare la sua discussione scritta. Precisando che "esaminati gli atti, rivaluta l’istanza precedente e la riformula chiedendo l’assoluzione perché — appunto — il fatto non sussiste". E riportandosi alla prima parte delle sue conclusioni. In cui spiega che "il reato di maltrattamenti difetta del suo presupposto" cardine: "l’abitualità della condotta".

"Solo" 3 episodi di violenza

Dai racconti della presunta vittima, una 27enne, emergevano infatti tre presunti episodi di violenza in sei anni di convivenza.

Secondo il pm, dal 2018, durante i colloqui con i servizi sociali la donna non ha mai confidato le violenze del marito. "Ha dato diverse versioni, non è attendibile. Lo fa sui presunti abusi sessuali, sulla mancata possibilità di uscire, sulle motivazioni che l’avrebbero spinta a chiedere la separazione.

E ancora:
"Aveva un altro uomo, più volte si sarebbe vantata dei suoi stessi tradimenti al marito, con il quale lei raccontò, nonostante le difficoltà iniziali perché era cresciuta in Italia, di aver poi creato un buon rapporto".

Nell'agosto 2023, Bassolino scriveva:

"I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine".

Diverso il parere dell'avvocata di parte civile Valentina Guerrisi, che ha definito "inaccettabili, inammissibili e lesive dei diritti fondamentali delle persone, oltre che della Costituzione" le affermazioni del pm.

La legale ha inoltre sottolineato che la donna non aveva indipendenza economica, dopo essere stata venduta per cinquemila euro dalla famiglia al cugino affinché lo sposasse, a soli 17 anni, in patria.

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