Non denuncia il bottino di un furto, condannato per evasione fiscale
Antonio Di Stazio fu l'unico arrestato per una rapina del 2016 ad Arezzo. Il bottino fu da 4,5 milioni e lo Stato vorrebbe ne vorrebbe 1,9 di tasse
Pure i malviventi devono fare la dichiarazione dei redditi. Lo dimostra questa vicenda parecchio bizzarra, che vede protagonista Antonio Di Stazio, sessantenne ex guardia giurata, complice di un furto commesso nel 2016. Un colpo da 4,5 milioni di euro, che avrebbe dovuto dichiarare al Fisco. E così, una volta uscito dal carcere, è stato condannato anche per evasione fiscale. Peccato che lui sia l'unico della banda a essere stato rintracciato e - soprattutto - a non aver visto un soldo del bottino. (immagine copertina archivio)
Non denuncia il bottino di un furto, condannato per evasione fiscale
La surreale vicenda ha inizio l'11 luglio del 2016. Di Stazio - come è stato ricostruito in fase processuale grazie alle immagini delle telecamere della zona - si trovava a bordo di un furgone della Securpol. Una volta giunti presso un'azienda orafa ad Arezzo, le immagini mostrano il collega scendere dal mezzo e il sessantenne accelerare e dileguarsi con un carico d'oro, che ha poi consegnato in una piazzola che conduce all'area di servizio di Badia al Pino, scappando con i complici.
Che però, molto probabilmente, lo hanno tradito. Chi se lo immagina già in un paradiso tropicale si sbaglia di grosso: l'uomo viene trovato cinque giorni più tardi a Lucca, stravolto e ancora vestito con gli abiti che indossava durante il colpo. Non vuole raccontare nulla, forse per paura, e spiega di aver vagato per tutto quel tempo e di aver dormito all'addiaccio. Alla fine paga da solo il conto con la giustizia.
La condanna
Unico arrestato e unico condannato, Di Stazio si becca tre anni e nove mesi con sentenza definitiva. Ma non racconta ancora nulla del colpo, fino al momento in cui finalmente lascia il carcere. Convinto di aver chiuso per sempre i conti con la legge. E invece non è così, perché il Fisco è in agguato.
L'evasione fiscale
Già, perché anche i proventi illeciti andrebbero inseriti nella dichiarazione dei redditi. Tra l'altro, essendo l'unico protagonista accertato dei fatti, il Fisco addebita a lui l'intero ammontare del bottino, 4,5 milioni di euro. E pertanto dovrebbe pagare poco meno di due milioni di euro di tasse. Il più classico dei casi in cui si può dire oltre il danno la beffa.
Alla fine del processo, Di Stazio è stato condannato a un anno e 10 mesi di reclusione. C'è però almeno una buona notizia: la pena è stata commutata in lavori socialmente utili.