L'emblematica vicenda

Allarme Cpr: a Milano cibo avariato e psicofarmaci ai migranti, a Torino tre indagati per la morte di Moussa Balde

Fratelli d'Italia minimizza: "Polemiche ridicole". Intanto in Piemonte in tre a processo per la morte del giovane guineano che si era tolto la vita nel centro di via Brunelleschi, dov'era finito dopo esser stato incolpevolmente picchiato da tre italiani

Allarme Cpr: a Milano cibo avariato e psicofarmaci ai migranti, a Torino tre indagati per la morte di Moussa Balde
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"La routine è caratterizzata dalla disperazione. Pugni sul portone, grida, richieste di aiuto, calci sferrati alla porta, persone sanguinanti, altre che cadono a terra, crisi epilettiche, tentativi di suicidio, ingestione di lamette, pile, tappi, incendi, fumo, dormire in terra, stare male, nessuna cura tempestiva, nessuna attenzione, nessun aiuto. La disperazione di trovarsi in un non-luogo ed essere ridotti a dei corpi deumanizzati, senza nessuna prospettiva e comprensione del motivo per cui siano finiti in quel buco nero. Molto peggio di una prigione. Gli avvocati parlano infatti di progressiva “zombizzazione” delle persone trattenute. Persone giovani, sane e forti si trasformano in poche settimane in zombie scoloriti e disorientati dagli psicofarmaci."

E’ un report dall’inferno il rapporto dell'associazione Naga sul Centro di permanenza e rimpatrio di via Corelli a Milano.

Cpr, Naga

Vermi nel cibo, abuso di psicofarmaci, violazioni del diritto alla salute e alla difesa. Il periodo preso in esame va dal maggio 2022 al maggio 2023 con due diversi gestori. Racconta di uno spaccato di tragica quotidianità, di cui nessuno parla. Isolati dal mondo, calati in una prigionia che non possono denunciare.

Finché qualcuno non si toglie la vita. Come Moussa. In quel caso qualche risposta andrebbe fornita. Qualche responsabilità spartita. Qualche modifica al protocollo effettuata.

Report Naga sul Cpr di Milano: "Condizioni disumane, psicofarmaci e violenze"

“Dati, testimonianze, ricerche, cartelle cliniche, accessi agli atti, accessi civici generalizzati, sopralluoghi, verifiche ci hanno permesso di intravedere ciò che avviene in un CPR e che rendiamo oggi pubblico. Abbiamo rilevato abusi, violenze e discriminazioni in tutti gli ambiti che abbiamo investigato” affermano le attiviste e gli attivisti del Naga e della Rete Mai più Lager – No ai CPR. “Le persone che vengono portate in un CPR non hanno commesso reati, ma solo un illecito amministrativo, ovvero essere irregolari sul territorio. Già di per sé il trattenimento, la limitazione della libertà personale, risulta essere una misura sproporzionata, ma tutto ciò che ne consegue rende questa misura intollerabile, inaccettabile e disumana”.

E ancora:

“Abbiamo raccolto testimonianze che attestano una sistematica violazione del diritto alle cure; la visita di idoneità al trattenimento o non è svolta o è svolta senza strumenti diagnostici adeguati; la ‘visita medica’ di formale presa in carico da parte dell’Ente Gestore comprende umiliazioni e abusi; abbiamo verificato il trattenimento di persone con malattie gravi e croniche, come un tumore cerebrale e gravi problemi di salute mentale; frequente è la mancanza di personale medico e la sommarietà della gestione delle cartelle cliniche costituisce la regola, come pure costante è una sovrabbondante elargizione di psicofarmaci senza alcuna prescrizione specialistica”.

“Abbiamo ricevuto video che attestano la presenza di vermi nel cibo. Inoltre, evanescenti sono le figure che si occupano di mediazione linguistica, interpretariato e assistenza psicologica, per contro, è debordante la presenza di agenti delle forze dell’ordine. Numerosissime sono le testimonianze di diffusi episodi di autolesionismo, labbra cucite, lamette ingoiate, tentativi di suicidio – soprattutto per impiccagione –  e di percosse. 14 sono i morti, dal 2018 al 2022, nei CPR d’Italia, con un’età media di 33 anni. Persone nelle mani dello Stato che sono state dichiarate in condizioni di salute compatibili con il trattenimento. A queste morti abbiamo provato a dare un’identità, ma 5 deceduti su 14, sono morti senza nome. Per 4 di loro non si sa nulla, né della loro identità né delle cause e circostanze del decesso. Inoltre i rimpatri vengono spesso effettuati con modalità violente (ammanettamento, persone legate alle sedie e spesso stordite dai farmaci) e avvengono anche verso Paesi dove il rimpatriato, nato e sempre vissuto in Italia, non aveva mai messo piede prima” affermano le attiviste e gli attivisti".

Il tema dei suicidi e la storia emblema di Moussa

Autolesionismo e suicidi, ironia (amara) della sorte, nelle medesime ore in cui viene diffuso questo report, la procura di Torino ha chiesto di mandare a processo tre persone nell'ambito dell'inchiesta sul Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di corso Brunelleschi e in particolare sull’uso improprio dell’‘ospedaletto’, un locale inizialmente destinato a ospitare i nuclei familiari che invece sarebbe stato usato per isolare, anche per lunghi periodi, i migranti meno ‘docili’ o con disturbi mentali.

PIAZZAPULITA: L'INFERNO DEI CPR TRA VIOLENZA E PSICOFARMACI

L’aggiunto Vincenzo Pacileo e il pubblico ministero Rossella Salvati hanno chiesto il rinvio a giudizio per la direttrice (delegata dalla società Gepsa, che aveva in gestione il centro) e un medico con l'accusa di omicidio colposo in relazione alla morte di Moussa Balde, il giovane originario della Guinea che il 23 maggio 2021 si è tolto la vita nel Cpr dopo esservi arrivato da Ventimiglia, dove aveva subito una violenta aggressione. Un brutale pestaggio, con bastoni e spranghe.

Il brutale pestaggio

Dopo l'episodio Musa era finito in ospedale con una prognosi di 10 giorni. Una volta dimesso il trasferimento al Cpr di Torino per il rimpatrio, in quanto non in regola sul territorio nazionale. Ma all'interno del centro le sue condizioni fisiche e psicologiche sono peggiorate fino al tragico epilogo. Il suo avvocato lo descrive come triste, angosciato, provato, spaventato dopo l’aggressione. Il 22enne è stato vittima di soprusi e abusi di varia natura, di quel futuro migliore che sognava, alla fine non è rimasta che un’ombra che si è inghiottita tutto.

Moussa Balde

Evidentemente le condizioni disumane, psicologicamente sfibranti, di cui parla il report di Naga tornano anche nella storia di Moussa – emblema di un dramma sociale più grande – per cui la macchina della Giustizia ha individuato chiare responsabilità.

E’ stato, inoltre, chiesto il rinvio a giudizio anche per un ispettore, accusato di falso e favoreggiamento per aver alterato delle relazioni di servizio in cui si documentavano gli spostamenti dei trattenuti.

Nella richiesta di rinvio a giudizio i pubblici ministeri torinesi hanno documentato gravi violazioni dei diritti dei migranti trattenuti nel Cpr e carenze a tutti i livelli imputabili sia al gestore, sia alle istituzioni preposte a vigilare, Prefettura in primis. Dopo l’inchiesta e gli incendi che l’hanno resa inagibile, a marzo di quest’anno la struttura è stata chiusa in via definitiva su decisione del Ministero degli Interni.

Cpr Torino

Medesime problematiche in tutto il Paese

Come racconta, dunque, la cronaca delle ultime ore, quanto documentato a Milano è trasponibile anche nei Cpr di altre città nostrane. A proposito del caso milanese, in una nota, l'ex vicesindaco di Milano e deputato di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato parla di polemiche ridicole e della necessità di un altro centro perché il solo Corelli non è sufficiente.

Naga, dal canto proprio, tiene il punto:

"Tutti gli elementi raccolti dimostrano che tutto ciò non è frutto di una malagestione dei Centri, ma di chiare scelte politiche che si traducono in prassi e pratiche amministrative e di gestione illecite e disumane, finanziate dai soldi pubblici. Il tutto è ancora più grave perché le persone che vengono portate in un CPR non hanno commesso reati, ma solo un illecito amministrativo, ovvero essere irregolari sul territorio. Già di per sé quindi la limitazione della libertà personale è una misura sproporzionata, ma tutto ciò che abbiamo descritto nel Dossier, oltre a tutto il resto che rimane accuratamente nascosto e che osiamo immaginare, rende questa misura intollerabile, inaccettabile e disumana."

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