Alessia Pifferi ha dato dei tranquillanti alla figlia Diana prima di abbandonarla in casa e lasciarla morire
Si aggrava la posizione della mamma, a cui la Procura potrebbe contestare la premeditazione.
Era uno dei nodi centrali dell'indagine e ora c'è una prima risposta: gli esami tossicologici sul corpo della piccola Diana Pifferi, la bambina di 18 mesi morta di stenti a Milano a luglio, lascata per sei giorni a casa da sola dalla mamma Alessia, hanno rivelato la presenza di tranquillanti. Dati dalla madre per farla stare buona durante i giorni della sua assenza.
Diana Pifferi era stata sedata con i tranquillanti
Uno dei punti cruciali dell'indagine sulla morte shock della piccola Diana era proprio legato alla presenza o meno di benzodiazepine, un tranquillante, nel biberon che la mamma aveva lasciato alla bimba come unica fonte di nutrimento per affrontare sei giorni in solitudine. Una boccetta del farmaco era stata infatti trovata vicino al lettino.
Le prime analisi avevano fatto capire che la sostanza potesse essere stata diluita nel biberon, ma ora sono arrivati anche gli esiti degli accertamenti sui capelli della piccola Diana, che compariranno nella relazione conclusiva che sarà consegnata settimana prossima al pm di Milano Francesco De Tommasi.
Risposte più chiare sono attese poi con il deposito degli esiti totali dell'autopsia, che chiariranno anche il quantitativo di tranquillante nel corpo della piccola e anche l'eventualità che l'assunzione del farmaco abbia o meno svolto un ruolo nel decesso.
Si aggrava la posizione della madre
Sembra dunque aggravarsi la posizione di Alessia Pifferi. La 37enne che aveva lasciato la piccola per passare sei giorni a Leffe con il compagno (ignaro di tutto quello che stava accadendo a Milano), ha sempre sostenuto di aver somministrato a Diana soltanto del paracetamolo. Ora però, la presenza di tranquillanti nel corpo della bambina potrebbe dare modo all'accusa di contestare la premeditazione.
Nei prossimi giorni, poi, è previst l'incidente probatorio su biberon, bottiglietta d'acqua e boccetta di En, allargato dal gip Fabrizio Filice, su richiesta dei legali della difesa Solange Marchignoli e Luca D'Auria, anche all'appartamento, al pannolino, al cuscino e al materasso.