Calciatore dell'Atalanta

Zapata non viene riconosciuto e la vigilanza non lo fa entrare in banca: "Non è un posto per lei"

Un episodio simile era accaduto di recente anche al centrocampista del Milan Tiemoue Bakayoko, scambiato dalla polizia per un criminale ricercato.

Zapata non viene riconosciuto e la vigilanza non lo fa entrare in banca: "Non è un posto per lei"
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L'abito non fa il monaco, ma in certi casi è meglio dare un occhio in più prima di giudicare. Proprio come era accaduto qualche mese fa a Tiemoue Bakayoko, centrocampista del Milan scambiato per un criminale ricercato, anche l'attaccante dell'Atalanta Duvan Zapata non è stato riconosciuto, venendogli così impedito l'accesso alla sua banca. Queste le parole dell'addetto alla sicurezza:

"Non è un posto per lei".

Zapata non riconosciuto e bloccato dalla vigilanza della sua banca

Quando l'apparenza inganna, può giocare brutti scherzi. Come raccontato da Prima Bergamo, l'attaccante dell'Atalanta, Duvan Zapata, non è stato riconosciuto dalla vigilanza della sua banca che gli ha impedito così l'accesso. E' successo ieri, mercoledì 19 ottobre 2022, in piazza Matteotti, proprio nel cuore della città bergamasca.

Il bomber atalantino si era presentato all'istituto Fideuram, la sua private banking, in tuta e felpa con cappuccio, un abbigliamento piuttosto coperto per non farsi troppo notare nel centro di Bergamo. Prima di poter varcare la soglia della banca, tuttavia, gli addetti alla sicurezza lo hanno fermato. Ed è proprio qui che ha inizio la vicenda, che strappa un sorriso, ma invita anche a riflettere.

"Dove pensa di andare? Questo non è un posto per lei, vada da un’altra parte".

Questa sembrano essere state le parole rivolte da un agente della vigilanza al calciatore. Quest'ultimo, basito, ha replicato:

"Sono Zapata, fatemi entrare".

Considerati gli abiti sportivi, quindi, la sicurezza non gli ha creduto, generando un piccolo parapiglia e confusione, fino a quando l'equivoco è stato risolto.

La banca si smarca da responsabilità

Sulla vicenda si è espresso, parlando al Corriere di Bergamo, il responsabile della filiale bergamasca di Fideuram, Marco Beri, smarcando la banca da ogni responsabilità:

"Banca e security sono due cose diverse. Quest’ultima garantisce un servizio di vigilanza in pianta stabile, sia mattina che pomeriggio, in un interspazio tra l’ingresso e la strada. Quanto alla nostra operatività, generalmente ogni cliente ha un suo personale consulente finanziario con cui si interfaccia previo appuntamento".

Un episodio simile avvenuto al milanista Bakayoko

La vicenda accaduta all'atalantino Zapata ha ricordato molto da vicino quanto accaduto la scorsa estate a Tiemoue Bakayoko, centrocampista del Milan. Il calciatore 28enne, infatti, mentre si trovava per le vie del centro di Milano, era stato fermato dalla Polizia per una perquisizione, con tanto di pistola puntate. La scena era stata ripresa col cellulare da qualcuno che era presente in quel momento. Il filmato era stato pubblicato sui social media, diventando virale in pochissimo tempo.

Quello che è accaduto più tardi è stato alquanto eclatante. Bakayoko si è fatto perquisire da cima a fondo senza battere ciglio, ma successivamente, quando alcuni colleghi glielo hanno fatto notare, il poliziotto che lo stava controllando si è accorto di chi fosse, strabuzzando gli occhi e mostrando un'espressione incredula.

Ovviamente i poliziotti si sono accorti tardi del grave errore fatto: pensando di aver individuato un possibile criminale, hanno proceduto alla perquisizione. Sfortunatamente per loro si è trattato di uno sbaglio: subito sono giunte le scuse immediate a Bakayoko e al suo autista, quest'ultimo che si è visto puntate una pistola addosso.

Qualche ora dopo l'accaduto, Bakayoko ha avuto modo di commentare la sua vicenda su Instagram:

"Le autorità milanesi hanno dichiarato che l'arresto è stato un errore. L'errore è umano, non ho alcun problema con questa cosa, ma il modo e la metodologia utilizzati sono un problema, per me. Se non fossi stato un calciatore, cosa sarebbe successo? Penso che si sia andati oltre il dovuto. Perché non mi hanno fatto un controllo adeguato chiedendomi i documenti del veicolo, semplicemente comunicando? Nel video che è stato pubblicato sui social network, non vediamo tutto. Questa è la parte più tranquilla di tutto ciò che è successo. Ho avuto una pistola a un metro di distanza da me, sul lato del finestrino del passeggero".

Stessa dinamica anche per l'ex cestista Joe Blair

Un caso simile è capitato quest'estate anche all'ex cestista americano Joe Blair, indimenditato pivot della Fila Biella e con un passato anche nell'Olimpia Milano e a Pesaro, e ora coach nell'Nba. Mentre era in vacanza in Italia con i suoi tre figli, tra cui Joseph e Jason, nati a Biella, ha avuto alcuni problemi con la polizia di Pesaro.

A raccontare la sua disavventura è stato lo stesso Joe Blair su Instagram:

"Eravamo seduti fuori da una lavanderia in attesa, perché dentro faceva troppo caldo. E' passata la Polizia, sono scesi e ci hanno chiesto i documenti".

Blair ha detto che per i due figli nati a Biella, evidentemente perché di carnagione molto chiara, non c'era problema per il fatto che non avessero con loro i documenti.

"Ma a noi due hanno chiesto i documenti" ha detto Joe Blair indicando il terzo figlio, nato in America. "Non ho mai avuto nessun problema di questo tipo qui a Pesaro e mi dispiace tanto".

Dopo il controllo dei documenti i poliziotti lo hanno riconosciuto. E a quel punto:

"n questo mondo in cui viviamo non possiamo più fare queste cose qui. Gli ho dato la mia patente americana, sono andati a controllare e poi sono tornati dicendo: ma tu sei quel giocatore, va bene ti lascio andare. E se non fossi stato un giocatore, ma solo una persona nera che gira in questa città?".

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