Virus sinciziale respiratorio è iniziata l'epidemia: sintomi, cure e prevenzione
Tutte le informazioni necessarie per i genitori relative a questo virus che colpisce, principalmente, i neonati e non va trascurato
Fabio Midulla, presidente della Società italiana malattie respiratorie infantili (Smri), annuncia che è stato isolato il primo caso autoctono di virus sinciziale respiratorio a Roma, in un bambino di tre mesi ricoverato al Policlinico Umberto I. L’esperto ha confermato:
"Sta cominciando l'epidemia stagionale da virus sinciziale respiratorio Vrs. Questo virus può dare luogo a forme gravi ed in questo momento è molto importante la prevenzione primaria: fondamentale è tenere i bambini piccoli lontani da fratelli o altri bambini influenzati; lavarsi spesso le mani; incentivare l'allattamento al seno, che ha funzione protettiva; evitare il fumo di sigarette e l'inquinamento indoor, che predispone alle malattie respiratorie".
Ecco una panoramica informativa generale sulla patologia e come (e quando) per proteggere i più piccoli.
Cos'è il virus sinciziale respiratorio
Partiamo da un presupposto: si tratta di una patologia molto comune, tanto che circa il 90% dei bambini la contrae entro i due anni di vita. Nei più piccoli (o nei bambini più deboli strutturalmente) può dare origine a forme più severe come brionchioliti o polmoniti, che talvolta necessitano di un'ospedalizzazione. Nel mondo ogni anno si verificano all'incirca 33 milioni di casi, con tre milioni di ricoveri ospedalieri.
Come si trasmette
La trasmissione avviene esattamente come per molti altri virus di tipo influenzale. Dunque occhio a starnuti e colpi di tosse, ma il virus può essere trasmesso anche tramite le minuscole goccioline di saliva che espelliamo involontariamente parlando.
Il virus si diffonde da persona a persona molto facilmente, soprattutto attraverso il contatto con le secrezioni del naso e la saliva ma anche attraverso microparticelle disperse nell'aria con gli starnuti o i colpi di tosse da parte di una persona infetta. I lattanti quasi sempre contraggono l'infezione dai contatti con familiari raffreddati. Il virus può sopravvivere molte ore sulle superfici (tavoli, maniglie delle porte, cellulari, tastiere dei Pc) e si può contrarre, dunque, anche semplicemente toccando giocattoli o altri materiali contaminati. Il virus si diffonde rapidamente dove ci sono gruppi di bambini piccoli come negli asili.
Cosa fare?
Ovviamente i genitori devono fare molta attenzione a quello che succede ai piccoli. Fra i fattori da tenere maggiormente d'occhio ci sono l'eventuale mancanza di appetito da parte dei bimbi e l'insorgere di una difficoltà respiratoria. In questo caso è meglio fare una visita tempestiva presso il proprio pediatra per cercare di "prendere in tempo" il virus. Al momento, infatti, la prevenzione primaria è l'unica arma per combattere il virus, in attesa che sia reso disponibile un nuovo anticorpo monoclonale per la terapia. Sarebbe il secondo contro il Vrs, ma il primo, come spiegano gli esperti, ha un'indicazione solo per bambini con gravi comorbilità.
Al Niguarda di Milano, per intervenire ancora più precocemente contro il virus sinciziale è stata avviata una sperimentazione multicentrica internazionale che coinvolge 22 Paesi nel mondo. L’obiettivo di questo studio è verificare l’efficacia e la sicurezza di un nuovo vaccino somministrato alle donne in gravidanza tra la 24a e la 34a settimana di gestazione.
Esistono anche preziosi fattori protettivi per i neonati da questo virus: la prima arma è il latte materno che contiene anticorpi contro numerosi agenti infettivi e riduce il rischio di infezioni gravi da virus respiratorio sinciziale e di ospedalizzazione per bronchiolite. Importante poi lavare le mani con acqua e sapone o con un gel alcolico prima di toccare il bambino, vale per i genitori come per le altre persone che entrano in contatto con il piccolo. Utile, poi, l'uso della mascherina in caso di raffreddore per chi si avvicina al bambino. Con sintomi di raffreddore bisogna astenersi dal baciare il bambino ed evitare di toccargli la faccia.
Quali i campanelli d’allarme?
Ci sono alcuni campanelli d'allarme per avvertire il pediatra. In particolare in presenza di difficoltà respiratoria: respirazione veloce, tosse insistente, movimento delle pinne nasali, comparsa di fossetta al giugulo e rientramenti a livello sternale, respiro rumoroso o respirazione con sibilo udibile avvicinando l'orecchio alla bocca del bambino.
Un segno di allarme è la comparsa di un colore violaceo delle labbra o del viso. Da non trascurarne nemmeno l’inappetenza, ovvero, l'assunzione di latte meno del 50% rispetto al solito, che è il primo segno che indica che il bambino sta peggiorando. Nei lattanti, infatti, la riduzione dell'alimentazione può rapidamente portare a disidratazione (labbra secche, poca pipì, pianto senza lacrime. I lattanti al di sotto dei 3 mesi sono più a rischio e possono deteriorare rapidamente. La scarsa reattività o la sonnolenza sono segni di allarme.
Come curare la bronchiolite
Per quanto riguarda la cura non vi sono terapie efficaci per la bronchiolite. In caso di ospedalizzazione viene messa in atto una 'terapia di supporto' per mantenere un'adeguata idratazione e, se necessario, viene somministrato l'ossigeno. Nei casi gravi si ricorre alla ventilazione meccanica in terapia intensiva. Sono utili lavaggi nasali con soluzione salina e aspirazione delle secrezioni nasali.
Le categorie più a rischio
I bambini più a rischio di una bronchiolite grave sono i lattanti nati prematuri, con cardiopatie congenite, malattie polmonari croniche, malattie neuromuscolari e condizioni di immunodepressione. In questi bambini è possibile – come accennato – intervenire con la profilassi contro il virus respiratorio sinciziale utilizzando un anticorpo monoclonale (Palivizumab) a somministrazione mensile dall'inizio della stagione epidemica. Il 30-40% di bambini che hanno avuto una bronchiolite, in particolare se hanno necessitato di ricovero, possono presentare episodi ricorrenti di broncospasmo fino all'età scolare e in certi casi vi può essere un'evoluzione verso l'asma. Ragione per la quale, una volta guariti, dovrebbero essere seguiti nel tempo ed è utile fare una misurazione della funzionalità respiratoria (spirometria) una volta raggiunta l'età scolare.
La paura dei Ferragnez
A dimostrazione di quanto questa patologia possa essere trasversale, nel dicembre 2021, Fedez aveva sfruttato la propria popolarità per invitare i genitori a prestare attenzione a questo virus. La figlia di Chiara Ferragni e del rapper, infatti, aveva contratto la patologia ed era finita in ospedale. Ai tempi, la secondogenita dei Ferragnez, aveva appena sette mesi.
“Epidemia virus respiratorio in neonati: ospedali italiani pieni”, aveva scritto sui social Fedez, lanciando l’appello all’attenzione da parte delle famiglie. “Un virus che non va preso alla leggera. Si chiama Rsv (Respiratory syncytial virus) e può provocare bronchioliti e polmoniti”.