Via i cellulari ai giovani violenti e carcere per chi non manda i figli a scuola: cosa c'è nel Decreto Caivano
Tutti i provvedimenti contenuti nel decreto approvato in Parlamento
Dopo aver incassato il voto di fiducia al Senato, il Decreto Caivano passa anche alla Camera e diventa di fatto legge. Un provvedimento che nasce per porre fine a una situazione drammatica, quella appunto della zona di Caivano, a Napoli, ma che si applicherà anche nel resto d'Italia e che prevede una stretta sui giovani e sui comportamenti illegali.
Minori e baby gang: cosa prevede il Decreto Caivano
Ma cosa prevede il decreto? Ecco i punti salienti:
- Nomina di un commissario straordinario che può predisporre un piano straordinario per riqualificare territorio e infrastrutture. Il Commissario, che avrà risorse fino a 30 milioni, può avvalersi del supporto di Invitalia e avere una sua struttura di sostegno per un anno (prorogabile di un altro).
- Progetti anti-degrado finanziati dal Ministero dell'Università per costruire o rigenerare edifici e spazi nel Comune da destinare ad attività educative e formative. Gli interventi saranno finanziati con il Fondo speciale per la ricerca (FISR) per 5 milioni di euro nel 2024.
- Il Comune potrà assumere 15 agenti di Polizia Locale per garantire più sicurezza urbana e controllo del territorio.
- Pene più severe per alcune misure di prevenzione come il Daspo. E si estendono a minori che hanno già compiuto 14 anni. Scatta la reclusione da 1 a 3 anni (era da 6 mesi a 2 anni) e la multa da 10.000 a 24.000 euro (era da 8.000 a 20.000 euro). E si amplia l'ambito di applicazione della misura del divieto di accesso a tutti i luoghi di spaccio.
- Pene più severe per il porto abusivo d'armi e per reati di lieve entità relativi alla produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti (da 4 a 5 anni). Per reati gravi come mafia e terrorismo può scattare la decadenza della potestà genitoriale.
- Più facile per i minorenni finire in carcere. Soprattutto se c'è il pericolo di fuga. Ma si prevede anche un percorso di reinserimento e rieducazione del minore. Si amplia la platea dei reati per i quali può essere disposta la custodia cautelare. I detenuti che abbiano compiuto i 21 o i 18 anni e che hanno atteggiamenti considerati violenti possono essere trasferiti in carceri per adulti.
Obbligo scolastico: cosa cambia
Uno dei provvedimenti che vale la pena approfondire è senza dubbio quello legato all'obbligo scolastico. Il decreto prevede pene più severe per chi non manda i figli a scuola, con la reclusione fino a un anno.
La mancata regolare frequenza a scuola preclude alla famiglia l'accesso all'assegno di inclusione.
Le scuole statali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia possono attivare incarichi temporanei di personale Ata per contrastare la dispersione scolastica e sostenere gli studenti.
Stop all'uso del cellulare
Un altro provvedimento destinato a suscitare un dibattito è quello legato allo stop all'uso del cellulare e del computer per i giovani tra i 14 e i 18 anni responsabili di violenze. In caso di condotte particolarmente gravi il divieto scatta anche per i ragazzi di un'età compresa tra i 12 e i 14 anni.
Il fenomeno baby gang
Il decreto punta a intervenire a gamba tesa sul fenomeno baby gang che in varie zone d'Italia sta assumendo contorni anche piuttosto preoccupanti. Nel tentativo di fotografare la situazione , il report di Transcrime Research in Brief dal titolo "Le Gang Giovanili in Italia", in collaborazione con il Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Ministero dell’Interno e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità Ministero della Giustizia, ha cercato di dare una corretta definizione del fenomeno, fornendo una prima mappatura delle baby gang presenti sul territorio italiano.
Baby gang, cosa sono
Negli ultimi anni, sta avendo un particolare rilievo nel dibattito pubblico italiano il tema delle gang giovanili. Sempre più spesso i media locali e nazionali riportano, infatti, azioni criminali o devianti compiute da gruppi di giovani o giovanissimi. Ad esempio, in Italia da gennaio ad aprile 2022 sono stati pubblicati 1.909 articoli contenenti riferimenti a “gang giovanili” o “baby gang” su giornali o agenzie stampa nazionali e locali.
Ma di che cosa si tratta nello specifico:
"Il termine gang giovanile - come riferisce il report di Transcrime - nato negli Stati Uniti e successivamente utilizzato anche in Europa, assume varie declinazioni a seconda dei contesti sociali e culturali in cui viene adottato. In Italia una baby gang rappresenta un gruppo di tre o più individui, composto in prevalenza da minorenni o giovani adulti con meno di 24 anni, avente una stabilità temporale, che è coinvolto in attività criminali e devianti, anche se non per forza penalmente rilevanti, eventualmente caratterizzato da una struttura organizzativa, simbologie o denominazioni identificative".
Per realizzare il suo report, Transcrime ha somministrato due differenti questionari, uno ai Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e alle Questure e uno agli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni (USSM), tra i mesi di Novembre 2021 e Marzo 2022 chiedendo informazioni relative agli ultimi tre anni.
Dove si trovano le gang giovanili in Italia
I dati ricavati dai questionari mostrano come nell’ultimo triennio siano state rilevate gang giovanili attive nella maggior parte delle regioni italiane, con una leggera prevalenza del Centro-Nord rispetto al Sud del paese, sebbene fossero state rilevate alcune incongruenze tra i dati forniti dalle Forze di Polizia e dagli USSM.
Metà degli USSM e il 46% di Questure e Comandi Provinciali dei Carabinieri che hanno registrato la presenza di gang giovanili hanno anche indicato un aumento del fenomeno negli ultimi cinque anni. Ad esempio, nel 2021 il numero di soggetti appartenenti a gang giovanili presi in carico dagli USSM (186) ha segnato un aumento rispetto agli anni precedenti (79 nel 2020 e 107 nel 2019). L’aumento registrato non sembra però essere una conseguenza esclusiva dell’avvento del Covid-19. Infatti, dai dati delle Forze di Polizia, solo in meno di una provincia su tre la presenza di gang giovanili è aumentata durante la crisi pandemica.
Da chi sono composte le baby gang e come riconoscerle
Le gang giovanili rilevate sono principalmente composte da meno di 10 individui, in prevalenza maschi e con un’età compresa fra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi i membri delle gang sono italiani, mentre gruppi formati in maggioranza da stranieri o senza una nazionalità prevalente sono meno frequenti.
I dati hanno anche evidenziato situazioni di marginalità o disagio socioeconomico per molti dei componenti delle gang giovanili. É utile notare come queste caratteristiche siano influenzate dal contesto sociale, culturale ed economico e quindi varino a seconda delle diverse aree del paese. Ad esempio, le gang giovanili composte in prevalenza da stranieri di prima o seconda generazione sono più frequenti nel Nord del paese rispetto alla media nazionale. Mentre situazioni socioeconomiche di marginalità e disagio sono evidenziate in prevalenza nelle regioni del Sud.
Qui di seguito un grafico che consente di capire quali fattori siano utili a identificare una gang giovanile, anche se per la maggior parte sono la gravità e la ripetitività dei reati commessi.
Cosa fanno le gang giovanili
Secondo i dati forniti da Comandi Provinciali dei Carabinieri e Questure, i crimini più spesso attribuiti alle gang giovanili sono reati violenti, come risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Tra i reati appropriativi, furti e rapine in pubblica via sono quelli rilevati in misura maggiore rispetto alle altre fattispecie di furti e rapine prese in considerazione. Questo evidenzia la natura spesso occasionale di queste azioni. I coetanei tra i 14 e i 18 anni sono le vittime più frequenti di questi gruppi.
Fattori che influenzano la nascita di baby gang
I fattori motivanti la nascita di una gang giovanile sono molteplici e spesso legati ad una serie di concause, sebbene i risultati di questa analisi esplorativa hanno confermato che il tema delle gang giovanili in Italia è un fenomeno complesso che include gruppi con finalità e modalità operative anche molto diverse. Partendo dai dati raccolti tramite i questionari, è possibile provare a identificare alcuni elementi comuni che stanno alla base della nascita della maggior parte delle gang:
- In primo luogo, queste forme associative possono essere un tentativo di compensare da parte dei giovani l’assenza o la problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche. Questa ipotesi è suffragata anche da diversi studi esistenti sul tema.
- Un altro fattore riguarda invece il rapporto tra pari e la presenza di difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale. Questo appare evidente nella nascita di alcune gang di ispirazione straniera che sono in parte legate alla necessità dei ragazzi di affermarsi in un contesto al quale non sentono di appartenere. D’altra parte, diversi casi riportati evidenziano anche come alcuni giovani, spesso italiani, scelgano di fare parte di gang o aggregazioni più o meno occasionali poiché annoiati, privi di stimoli o incapaci di relazionarsi con i propri pari.
- Un ultimo fattore spesso menzionato e particolarmente rilevante negli ultimi anni è il crescente utilizzo di social network, sia a fini comunicativi tra i membri della gang, che per la diffusione in rete degli atti compiuti come atto di sfida o autoaffermazione. Questi strumenti creano da un lato dei processi emulativi e dall’altro favoriscono dei meccanismi di reciproco sostegno e incoraggiamento tra membri della gang stessa che portano alla deresponsabilizzazione per le azioni criminali compiute.
I tipi di gang giovanili in Italia
- Gruppi senza struttura definita dediti ad attività violente o devianti
Sono la tipologia di gang giovanili più presenti sul territorio nazionale e più numericamente consistenti. Sono caratterizzati da legami deboli, con una natura più fluida, non presentano una chiara gerarchia o organizzazione definita e spesso senza fini criminali specifici. I reati più frequentemente commessi da questo tipo di gang sono attività violente o devianti occasionali.
- Gruppi che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane
Il secondo tipo comprende gruppi che si ispirano o hanno dirette connessioni con le tradizionali organizzazioni criminali italiane. Queste gang giovanili sono state rilevate specialmente nel Sud del paese in contesti urbani in cui vi è storicamente una presenza mafiosa.
In particolare, nelle province di Napoli, Salerno, Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia e Caltanissetta. Tuttavia, casi sporadici sono stati evidenziati anche nelle province di Milano, Modena, Fermo, Firenze e Vercelli.
Diversi Comandi Provinciali dei Carabinieri e Questure hanno dichiarato di aver riscontrato la presenza di legami tra le gang giovanili e organizzazioni criminali di altro tipo. Questi legami sono spesso di tipo familiare o legati alla collaborazione nell’ambito di attività criminali.
- Gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali estere
Il terzo tipo è composto da gruppi con una struttura definita e che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere, come ad esempio maras, pandillas, gang statunitensi, confraternite nigeriane o gruppi delle banlieue francesi.
Queste gang sono spesso caratterizzate dalla presenza di simboli identificativi, da un’organizzazione strutturata o semi-strutturata e da una continuità operativa nel tempo. La nascita di questi gruppi è stata spesso associata alle difficoltà di integrazione di giovani o giovanissimi recentemente immigrati nel paese a seguito di ricongiungimenti familiari. Gang di questo tipo, soprattutto di matrice sudamericana, sono state particolarmente attive nei primi anni 2000 nelle aree urbane di Milano e Genova. Alcuni esempi di questi gruppi erano i Latin Kings, i Latin Forever, i Comando o i Ñetas.
Questo tipo di gang giovanili rimane tuttora presente prevalentemente al Nord e Centro del paese, in maniera significativa nelle province di Milano, Modena, Reggio Emilia e Sassari e sporadica in quelle di Cremona, Genova, La Spezia, Arezzo, Ancona e Roma.
- Gruppi con una struttura definita e dediti ad attività criminali specifiche
Il quarto tipo identificato a partire dai dati forniti è quello caratterizzato dalla presenza di una struttura definita, e quindi di un certo livello di organizzazione, ma senza evidenti legami con altre gang o organizzazioni criminali. Queste gang giovanili sono state rilevate in tutte le macro-aree del paese, sebbene con minore frequenza rispetto a gruppi privi di una gerarchia.
Rilevante è notare come alcuni di questi gruppi siano stati identificati in aree storicamente soggette a fenomeni di criminalità organizzata (Catania, Napoli, Barletta-Andria-Trani, Foggia, Palermo, Trapani) o in alcune province con alta presenza di gang di ispirazione straniera (Milano, Modena, Sassari). Non è quindi da escludere che alcune di queste gang possano avere rapporti con questi altri gruppi criminali più strutturati.
Che l'origine delle baby gang e' da imputare a diversi fattori: Mancanza di genitori perche' costretti a lavorare entrambi Mancanza quindi, di affetto, dialogo e bambini costretti a stare da soli Mancanza di veri amici con sani principi Mancanza di attenzioni da parte dei parenti, es.fratelli o sorelle piu' grandi oppure mancanza di attenzioni da parte di zii, nonni ecc. Ritengo che i bambini non devono essere lasciati mai soli !!!