Cop16 bis

Vertice Onu a Roma sulla FAO, raggiunto un accordo: dai Paesi ricchi 30 miliardi di dollari all'anno per la biodiversità

Ruolo cruciale nella mediazione è stato svolto dal Brasile, rappresentante del blocco dei Paesi BRICS, che ha contribuito a trovare un punto di incontro tra le diverse posizioni.

Vertice Onu a Roma sulla FAO, raggiunto un accordo: dai Paesi ricchi 30 miliardi di dollari all'anno per la biodiversità
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Dopo intense trattative e un lungo negoziato protrattosi fino a notte fonda, la Cop16 bis sulla biodiversità, ospitata presso la sede della FAO a Roma, ha raggiunto un accordo fondamentale nella giornata di giovedì 27 febbraio 2025. Questo summit, che ha ripreso il dialogo interrotto lo scorso 1° novembre a Cali, in Colombia, si è concluso con un esito positivo, salutato da un applauso unanime dei delegati.

Fao: l'intesa

L'intesa prevede che i Paesi più ricchi si impegnino a destinare almeno 30 miliardi di dollari all'anno ai Paesi in via di sviluppo per la protezione della biodiversità. L'obiettivo complessivo è quello di raccogliere 200 miliardi di dollari entro il 2030 per tutelare gli ecosistemi naturali senza compromettere lo sviluppo economico e garantire un equilibrio sostenibile tra le specie viventi. Questo finanziamento mira a salvaguardare la salute del pianeta e, di conseguenza, quella umana.

Il Protocollo di Montréal ha fissato traguardi ambiziosi: proteggere entro il 2030 il 30% della superficie terrestre e il 50% di mari e oceani. Attualmente, solo il 17% della terra e l'8% delle aree marine sono sotto tutela, evidenziando la necessità di un'accelerazione negli sforzi di conservazione.

Mediazione del Brasile

Un ruolo cruciale nella mediazione è stato svolto dal Brasile, rappresentante del blocco dei Paesi BRICS, che ha contribuito a trovare un punto di incontro tra le diverse posizioni. Tuttavia, permangono profonde divergenze tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo. Un nodo ancora irrisolto riguarda la creazione di un nuovo fondo dedicato, richiesta avanzata dai Paesi africani ma rinviata al 2028 a causa dell'opposizione delle nazioni più ricche, tra cui l'Unione Europea, il Giappone e il Canada. Questi ultimi hanno espresso contrarietà alla moltiplicazione dei fondi, sollecitando la partecipazione finanziaria delle potenze emergenti, come la Cina.

L'accordo raggiunto assume un significato ancora più rilevante nel contesto geopolitico attuale, caratterizzato dal disimpegno degli Stati Uniti dalle politiche ambientali. Con l'amministrazione Trump, gli USA hanno abbandonato gli Accordi di Parigi sul clima e hanno allentato le normative per la protezione degli habitat naturali, privilegiando lo sfruttamento di combustibili fossili.

Il ministro canadese dell'Ambiente, Steven Guilbeault, ha dichiarato al Guardian: "I nostri sforzi dimostrano che il multilateralismo può essere una fonte di speranza in un periodo di incertezza geopolitica".

Alla conferenza di Roma hanno partecipato delegati di circa 150 Paesi, sotto la presidenza della ministra dell'Ambiente colombiana, Susan Muhamad, che ha definito l'accordo un risultato "storico". Ora lo sguardo è rivolto al prossimo appuntamento: la Cop17, in programma nel 2026 in Armenia.

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