Vaccino anti Covid: ok al bivalente per i bimbi dai 5 agli 11 anni
La panoramica e gli schemi vaccinali per adulti e bambini nel nostro Paese
Anche il vaccino contro Omicron per i bambini dai 5 agli 11 anni ottiene il via libera.
Il Ministero della Salute ha pubblicato la circolare che recepisce il parere della Cts dell'Agenzia del farmaco con l'ok al vaccino Cominarty di Pfizer contro le varianti Omicron Ba.4 e Ba.5. Raccomandata, in primis, ai bimbi più fragili; ma estendibile a tutta la platea degli aventi diritto. Si ricorda, inoltre, soprattutto a tutela dei piccoli fragili, che il vaccino anti Covid è disponibile anche per i sei mesi in su.
Via libera al vaccino contro Omicron dai 5 agli 11 anni
Il vaccino contro Omicron è raccomandato per i bambini più fragili, ma su richiesta dei genitori potrà essere effettuata anche agli altri bimbi compresi nella fascia di età 5-11 anni. Il 16 dicembre, era già arrivata l'autorizzazione anche per il vaccino di Moderna.
“Si estende la raccomandazione della dose di richiamo per i bambini di 5-11 anni, che presentino condizioni di fragilità tali da esporli allo sviluppo di forme più severe di infezione da Sars-CoV-2. Inoltre, tenuto conto dell’indicazione di utilizzo autorizzata da Ema e Aifa, tale formulazione potrà essere resa disponibile anche per il richiamo dei bambini che non presentino tali condizioni, su richiesta del genitore o di chi ne ha la potestà genitoriale”, chiarisce la nota ministeriale.
In Italia attualmente solo il 35% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni ha ricevuto il ciclo vaccinale completo contro il Covid.
La panoramica sull’accesso ai vaccini per i bimbi in Italia
E’ utile rammentare che il vaccino contro il Covid è disponibile anche per i bambini dai 6 mesi in su. Nei mesi scorsi l’Ema ha raccomandato di includere la somministrazione ai bimbi di età compresa tra 6 mesi e 4 anni per Comirnaty (Pfizer) e ai bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni per Spikevax (Moderna), entrambi nella loro formulazione originale.
Nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, Comirnaty (Pfizer) può essere somministrato nell’ambito di un ciclo di vaccinazione primaria costituito da tre dosi (da 3 microgrammi ciascuna): le prime due dosi sono somministrate a distanza di tre settimane l’una dall’altra, mentre la terza dose è somministrata almeno 8 settimane dopo la seconda dose.
Nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni, Spikevax (Moderna) può essere somministrato nell’ambito di un ciclo di vaccinazione primaria costituito da due dosi (da 25 microgrammi ciascuna), somministrate a distanza di quattro settimane l’una dall’altra
In queste fasce di età i vaccini sono somministrati tramite iniezione nei muscoli della parte superiore del braccio o della coscia.
Rapporto rischi benefici
La comunità scientifica non ha dubbi:
"Per entrambi i vaccini - spiega l’Aifa - gli effetti indesiderati sono stati in genere di entità lieve o moderata e sono migliorati entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Pertanto, il CHMP (il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema, ndr) ha ritenuto che i benefici di Comirnaty e Spikevax nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 o 5 anni sono superiori ai rischi”.
Gli effetti indesiderati più comuni osservati per entrambi i vaccini nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 o 5 anni, spiega l’Aifa, “erano paragonabili a quelli osservati nelle fasce di età maggiori”, ovvero “irritabilità, sonnolenza, perdita di appetito, eruzione cutanea e dolorabilità nel sito di iniezione sono stati gli effetti indesiderati comuni di Comirnaty nei bambini di età compresa tra 6 e 23 mesi, mentre irritabilità, pianto, perdita di appetito e sonnolenza sono stati gli effetti indesiderati comuni di Spikevax nei bambini di età compresa tra 6 e 36 mesi”.
E le dosi booster per gli adulti? Cosa si fa dopo la quarta dose?
Veniamo agli adulti: per coloro che hanno portato avanti tutti i booster di richiamo anti-Covid (e sono quindi già alla quarta dose) che scenario si prospetta?
Le indicazioni per la quinta dose del vaccino contro il Covid sono contenute in una circolare del ministero della Saluta, diffusa lo scorso ottobre, all’interno della quale si spiega:
“Al fine di realizzare ulteriore consolidamento della protezione nei confronti delle forme gravi dell’infezione e nel rispetto del principio di massima precauzione, si raccomanda a determinate categorie una ulteriore dose di richiamo con i vaccini a mRna bivalente, dunque quelli efficaci anche contro le sottovarianti di Omicron”.
Richiami #vaccini #COVID19
Quale, a chi, quando e con che #vaccino bivalente#GIMBE pic.twitter.com/Msc8e6usv3— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) January 24, 2023
Sarebbe il terzo booster che è raccomandato alle categorie di persone considerate più a rischio: ai soggetti con 80 anni o più; agli ospiti delle strutture residenziali per anziani; agli ultrasessantenni con fragilità motivata da patologie concomitanti o preesistenti, che hanno già ricevuto una seconda dose di richiamo con vaccino a mRna non bivalente. Per tutte le categorie a cui è raccomandata la quinta dose del vaccino, prima della nuova somministrazione è necessario che siano trascorsi almeno 120 giorni dall’ultimo richiamo o dall’avvenuto contagio. In questo caso occorre fare riferimento alla data del test risultato positivo.
Le istituzioni sanitarie ricordano che tutti i vaccini attualmente utilizzati possono essere somministrati in concomitanza ad altri vaccini, compresi quelli basati sull’impiego di patogeni vivi attenuati. L’unica eccezione è data da quello contro il vaiolo delle scimmie, per il quale è necessaria invece una distanza di almeno 28 giorni, ossia quattro settimane. Visto il periodo invernale e la conseguente diffusione dei virus della stagione, l’invito delle autorità ai soggetti più fragili è quello di considerare la possibilità di ricevere anche nella stessa seduta sia la somministrazione anti-Covid che quella anti-influenzale.
Va infine sottolineato che, la comunità scientifica, si è più volte espressa auspicando una sorta di appuntamento annuale con il richiamo anti-Covid, al fine di mantenere – per tutti i cittadini – non soltanto i fragili, una dose di anticorpi “di salvataggio”.
I dati nazionali
Secondo il monitoraggio settimanale indipendente della Fondazione Gimbe, sono circa 11,8 milioni le persone che non hanno ricevuto la quarta dose di vaccino contro il Covid-19, mentre la quinta dose è stata effettuata solo dal 13% delle persone a cui è raccomandata: over 80, ospiti delle Rsa e over 60 con fragilità per patologie concomitanti o preesistenti.
Complessivamente il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,4% con nette differenze regionali: dal 13,7% della Calabria al 43,9% del Piemonte.