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Vaccini per curare i tumori entro il 2030: utilizzeranno l'mRna messaggero

Il professor Mantovani spiega come interpretare gli annunci ottimistici diffusi negli scorsi giorni e lascia ben sperare...

Vaccini per curare i tumori entro il 2030: utilizzeranno l'mRna messaggero
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Da qualche giorno tiene banco la notizia che i vaccini anticancro potrebbero essere un miracolo reale fra pochi anni. Come stanno le cose? Quale sarebbe il loro funzionamento? Che cosa intendiamo quando parliamo di immunoterapia in ambito oncologico e soprattutto, cosa c’entra quella parola, che abbiamo imparato a memoria in epoca Covid, ovvero mRna?

Vaccini anticancro entro 2030

L’ondata di ragionevole ottimismo parte da un’intervista al The Guardian rilasciata da Paul Burton, direttore sanitario dell’azienda americana Moderna: entro il 2030 saranno disponibili vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari grazie alla tecnologia a mRNA, la stessa che è stata sviluppata a tempo di record contro il Covid.

Paul Burton

Sulla stessa linea l’immunologa Ozlem Tureci, fra i fondatori di BioNTech, che in una recente intervista ha dato come possibile un orizzonte temporale che resta compreso entro il 2030.

A fare chiarezza nel dettaglio di queste cure che promettono di salvare milioni di vite (e non soltanto sotto il fronte oncologico, ma anche – per esempio – nell’ambito delle malattie cardiovascolari) Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito di Humanitas University.

Alberto Mantovani

L’esperto ha immediatamente chiarito ciò che gli scienziati, per convincere gli scettici a sottoporsi al vaccino anti Covid, hanno sempre sostenuto:

“Se abbiamo avuto i vaccini contro Covid è stato anche grazie alla ricerca contro il cancro perché i colleghi dell’università di Mainz che hanno dato origine a BioNTech, in particolare Christoph Huber che è un oncologo, stavano cercando da 20 anni di sviluppare vaccini terapeutici contro il cancro e quindi avevano tutta la tecnologia e avevano fatto la sperimentazione nell’uomo. Quindi, dal cancro si è arrivati ai vaccini preventivi contro Covid e ora si torna al cancro, adattando la tecnologia e con una spinta nuova. Questo successo avuto contro Covid ha accelerato il tutto, ha messo risorse. E bisogna dire che i dati iniziali ci sono già, sono già stati resi pubblici e pubblicati su riviste molto autorevoli”.

Confermato quindi che non si trattava assolutamente di una tecnica “messa in piedi” per la pandemia, bensì di un sistema di ricerca che era in atto da decenni.

Diverse strategie

Mantovani ha spiegato che si stanno sviluppando diverse strategie. Una, sempre sulla base di un vaccino a mRna, è una strategia altamente individualizzata: nel tumore del paziente identifico, con approcci di intelligenza artificiale e informatica, i bersagli contro cui dirigere il vaccino. Ma è un vaccino che funziona per quel paziente e non per altri.

La seconda via punta invece a trovare un minimo comune denominatore fra i vari tumori dei vari pazienti al fine di offrire un vaccino diretto contro questo minimo comune denominatore. Infine, una terza strategia, sicuramente la più difficile, è combinare un vaccino a mRna con una terapia cellulare, cioè linfociti T diretti contro un bersaglio. Per tutte e tre ci sono dei dati di sperimentazione clinica iniziale incoraggianti.

Mantovani e il professor Roberto Burioni, ospiti a Che Tempo che Fa, hanno provato a rendere comprensibile la straordinaria impresa che la scienza potrebbe compiere:

“Immunoterapia: il nostro sistema immunitario quando abbiamo un tumore passa al nemico “aiuta il tumore”, mentre dall’altra parte è addormentato. L’immunoterapia dà accelerazione al sistema immunitario, toglie i freni. In questo momento siamo in grado di togliere due freni ma con queste strategie abbiamo, a seconda del tipo di cellule, ancora una trentina di freni da esplorare. In tempi non fantascientifici: siamo in un continente nuovo con grandi speranze. Vent’anni fa c’era grandissimo scetticismo rispetto all’immunoterapia oncologica, ora invece…"

Vaccini anticancro ma anche cellule che addestrate per guarirci: entro il 2030 la scienza farà il miracolo?
Burioni e Mantovani

E ancora:

"C’è poi il tema degli anticorpi: che uniscono una cellula tumorale a una cellula del sistema immunitario che “stende” quella tumorale. Stiamo imparando ad utilizzare le cellule T “Ingegnerizzate con licenza di uccidere”, che stanno dando, per esempio, grandi risultati nei tumori dei sangue."

Burioni chiarisce dunque che non esiste soltanto la strada de vaccino, ma anche quella di “addestrare” le cellule dei pazienti, gettando le basi per un’autoguarigione:

“Si prendono le cellule del paziente, in laboratorio si insegna loro ad attaccare il tumore e poi gliele rimettiamo nel sangue”.

Insegnare alle cellule a guarirci

La particolarità più importante dell’mRNA è che questa macromolecola, prodotta in laboratorio, è in grado di ordinare alle cellule quali proteine produrre, tanto che la terapia consiste in pratica in una “lista di istruzioni”: si può ordinare alle cellule di produrre molecole in grado di riparare organi danneggiati, organizzare la risposta immunitaria contro un virus, migliorare la circolazione sanguigna (e di conseguenza abbassare il rischio di ictus e infarti), combattere le malattie ereditarie e anche i tumori.

“Penso che non sia appropriato avere aspettative miracolistiche, ma anche che questa sia una tecnologia che ci aiuterà ad affrontare alcuni problemi. La rapidità e la versatilità offerte dalla molecola di mRNA e dalla sua ingegnerizzazione stanno facendo fare passi avanti importanti. Ci sono dati pubblicati già da un certo numero di anni, ad esempio, che mostrano come i vaccini a mRNA nelle fasi precoci di sperimentazione clinica contro il melanoma hanno dato risultati clinici estremamente incoraggianti”, ha chiarito Mantovani.

E ancora:

Mi preoccupa che ci sia la speranza di un vaccino universale contro il cancro. Questo, sulla base di quello che sappiamo, non è all’orizzonte. Ci auguriamo però di avere vaccini terapeutici mirati contro diversi tipi di tumori, sia che siano vaccini a mRna sia che siano vaccini tradizionali”.

Quello contro il cancro sarebbe comunque un vaccino di tipo terapeutico: in presenza di un tumore ci sarà una terapia, chiamata “vaccino”, che aiuterà il corpo a reagire. Si può, invece, parlare di vaccini “preventivi” a base mRNA, per quelli contro le malattie infettive, tra cui l’anti Covid (che abbiamo imparato a conoscere) e, allo studio, i vaccini antinfluenzali, quello contro l’herpes zoster e contro il virus respiratorio sinciziale RSV (che starebbe dando buoni risultati già in fase avanzata). Riguardo ai tempi uno degli appelli degli scienziati in questo ambito è quello per le risorse:

“In generale senza risorse non si fa niente – conferma Mantovani —. In questo caso, però, credo che sia molto difficile fare una previsione. Mi auguro siano veri i pochi anni menzionati, ma dobbiamo aspettare i dati. Non bisogna aspettarsi miracoli dalla scienza, ancora meno dalla ricerca biomedica, ma ogni tanto i “miracoli” accadono”.

 

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