Una circolare del Viminale boccia le key box: il riconoscimento va fatto di persona
A Como utilizzate (anche) per spacciare cocaina. L'insofferenza dei residenti a Milano
Non sono menzionate direttamente le ormai vituperate key box - simbolo dell'overtourism nel Belpaese -ma la circolare del Viminale, vietando il self check-in, affonda, di fatto, lo strumento. Non sarà più possibile accedere autonomamente all’alloggio, senza incontrarsi fisicamente.
Fine dei giochi, il check in da remoto è vietato come ha chiarito una recente circolare del dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno inviata a tutte le Prefetture del Paese.
La circolare del Viminale mette (di fatto) al bando le key box
Il provvedimento riguarda tutti i tipi di strutture ricettive, ma è plausibile che il suo impatto ricadrà maggiormente sugli appartamenti turistici. Infatti, prenotando su AirBnb, Booking e altri portali simili non è raro che il check-in venga effettuato a distanza. La chiavi dell’alloggio vengono inserite in una piccola cassaforte chiamata key box, e la combinazione per aprirla viene comunicata solo al momento dell’ingresso, senza che ci sia un contatto umano tra locatori e conduttori. Le key box vengono spesso appese su pali e ringhiere nelle città e sono considerate uno dei simboli dell’overtourism.
Stando alle direttive del Viminale, un controllo da remoto, con una foto inviata per email o su WhatsApp come spesso accade, non è sufficiente a garantire il rispetto del requisito. Poiché l’identificazione telematica non può essere considerata certa, si legge nella circolare, questa viene meno alla necessità dell’WAutorità della Pubblica Sicurezza di avere la conoscenza aggiornata degli alloggiati".
Nessun divieto esplicito, dunque, delle key box, dunque; ma l’interpretazione di una norma esistente che rende pressoché inutile il loro utilizzo. La disposizione è del 18 novembre 2024 e prevede l’immediata applicabilità.
Il caso fiorentino
Negli scorsi mesi, le key box, considerate il simbolo del turismo di massa, sono state oggetto di una protesta dei residenti, a Firenze. Le piccole casseforti sono state coperte con delle X rosse tracciate con il nastro adesivo portando alla decisione del Comune di vietarle dal 2025.
Le proteste (e lo spaccio di droga) a Como
Il tema delle key box risulta caldissimo anche a Como: altra località nostrana presa letteralmente d'assalto dai turisti (e vip).
Emblematico il caso - che ben riassumeva l'esasperazione dei residenti lariani - raccontato da Como Zero. Un proprietario di key box aveva ben pensato di affiggerle a un cavo del gas privato, scatenando l'ira di un cittadino:
“Questo è un tubo del gas privato, non un portachiavi! Appendere oggetti è pericoloso e illegale…Rimuovetelo subito o sarò costretto a prendere provvedimenti”.
I comaschi, del resto, sanno bene come da anni ormai, con l’esplosione del turismo e delle case vacanza, le keybox (o Master Block, dal nome del produttore più noto) si possano contare a decine, e più di decine. Ed in centro è stato un fiorire di sistemazioni "alternative", che hanno suscitato non poche polemiche.
Non è mancato neppure un arresto per spaccio di droga: un 37enne aveva ben pensato, infatti, di celare la cocaina all'interno delle key box disseminate per tutta la città.
Insofferenza in molte città
Sono sempre più numerosi i cittadini che manifestano il proprio dissenso in seguito alle conseguenze del dilagare degli affitti brevi.
A Milano, nel novembre 2024, è andata in scena, in Darsena, una manifestazione contro gli affitti brevi, al grido di "questa città non è un albergo". La mobilitazione si fondava su precise richieste: togliere i lock-box dallo spazio pubblico, regolamentare il settore degli affitti brevi, un tetto ai canoni di locazione. Il tema dei lock-box era già approdato in Comune, con una mozione depositata dal consigliere comunale del Pd Michele Albiani per chiedere che ne fosse vietato l'utilizzo nello spazio pubblico, anche per questioni di decoro.
Nell'agosto 2024, Verona è stata protagonista di una protesta contro il fenomeno del turismo di massa: per le vie della città, su lampioni, portoni e mura, sono stati affissi adesivi di denuncia.
Sono comparsi adesivi gialli con un chiaro avvertimento: “Tourist Go Home”, ovvero “Turista vai a casa”, accompagnato dalla frase dialettale veronese “semo alle asse”, e “Stop Airbnb”.