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Un bambino su due non ha la mensa a scuola; 3 su 5 senza tempo pieno. Le province virtuose e quelle che preoccupano

Evidente il forte divario tra nord e sud del Paese, che contribuisce alla dispersione scolastica: uno spaccato impietoso della scuola italiana a due velocità

Un bambino su due non ha la mensa a scuola; 3 su 5 senza tempo pieno. Le province virtuose e quelle che preoccupano
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Settembre, mese di rientro a scuola per la vastissima platea di studenti italiani. Ma anche occasione per fare un punto - doloroso - su un'istruzione che corre a due velocità nel Paese. Un bambino su due non può usufruire della mensa e della palestra; 3 bambini su 5 non hanno la possibilità di accedere al tempo pieno.

Studenti di una scuola primaria

A restituire il quadro, numeri alla mano, è Save the Children che, in occasione della ripresa dell'anno scolastico, ha diffuso il Rapporto "Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre".

Andiamo a vedere la panoramica nel dettaglio e quali sono le zone in maggior carenza di servizi che, quasi inevitabilmente, corrispondono a una maggiore dispersione scolastica.

Una scuola a due velocità: il report di Save the Children

I fondi del Pnrr della IV Missione, Istruzione e Ricerca, dovrebbero rappresentare un’occasione unica per contribuire ad abbattere i gravi divari educativi oggi esistenti nel Paese e garantire uguali opportunità a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti. Tuttavia, da una analisi puntuale sviluppata nel Rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre” della distribuzione provinciale delle risorse e dei programmi, questo obiettivo di riequilibrio risulta al momento solo parzialmente raggiunto.

Scuola

Si rileva infatti una forte eterogeneità a livello provinciale – anche tra territori in condizioni di pari svantaggio educativo – circa la distribuzione delle risorse e la realizzazione degli interventi.

A mostrare lo spaccato impietoso un report a cura di Save the Children.

La povertà economica va a braccetto con quella educativa: emergenza dispersione scolastica

"La povertà educativa è un fenomeno diffuso nel nostro Paese che priva i bambini, le bambine e gli adolescenti delle opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. È strettamente legata alla povertà economica delle famiglie, che oggi in Italia colpisce 1 milione 300 mila minorenni. Crescere in una condizione di deprivazione materiale può ostacolare l’accesso a un’istruzione di qualità e compromettere le aspirazioni e/o le aspettative di bambini, bambine e adolescenti. I territori dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano le maggiori difficoltà economiche sono anche quelli dove la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre, e di conseguenza dove l’incidenza della povertà educativa è più alta. Conseguentemente, i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono in famiglie con risorse finanziarie molto limitate in media ottengono punteggi più bassi nelle indagini che rilevano le competenze e hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi prematuramente."

Spiega Save the Children in apertura del report.

"Un indicatore chiave della povertà educativa è proprio quello della dispersione scolastica: in Italia, nonostante il trend in diminuzione, un giovane di età compresa tra i 18 e i 24 anni su dieci (10,5%) ha abbandonato prematuramente gli studi. Il tasso di Early School Leavers (ESL) resta tra i più alti d’Europa, dopo la Romania (16,6%), la Spagna (13,7%), la Germania (12,8%) e l’Ungheria (11,6%)5. I divari territoriali sono ancora molto ampi: le regioni italiane del Sud e delle Isole, in particolare, conoscono livelli di dispersione scolastica tra i più alti nel contesto europeo. La Sardegna registra un tasso di ESL del 17,3%, la Sicilia del 17,1% e la Campania del 16%6.

Mensa e tempo pieno

Nella lotta alla povertà educativa, la mensa e il tempo pieno o prolungato rappresentano servizi essenziali per ridurre efficacemente i divari negli apprendimenti e nelle opportunità educative, contrastando la dispersione scolastica. La mensa rappresenta un servizio scolastico fondamentale per garantire a bambini e bambine, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno.

Mensa scolastica

Dai dati più recenti pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito13 risultano, però, forti disparità
territoriali nella presenza di mense a scuola. Soltanto il 36,9% degli alunni e delle alunne delle scuole statali primarie e secondarie di I grado hanno accesso al servizio mensa (il 55,2% nella scuola primaria e il 10,5% nella secondaria).

Le province con percentuali superiori al 50% di accesso al servizio da parte degli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado si concentrano nelle regioni del Centro e del Nord Italia. In alcuni casi, raggiungono il 70% o oltre (ad esempio le province di Biella e Monza e  Brianza) e nel caso della Provincia Autonoma di Trento la copertura raggiunge ben il 91,3%.

Di converso, le province delle regioni meridionali (in particolare quelle siciliane), in larga parte vedono percentuali di alunni che usufruiscono del servizio di refezione inferiori alla media nazionale. Ad esempio, nei casi di Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa, la copertura non arriva neppure al 10%.

Come per le mense, anche le differenze territoriali in termini di tempo pieno o prolungato sono particolarmente marcate, con le province del Centro e del Nord che presentano percentuali di offerta superiori alla media nazionale e, in alcuni casi, come la Provincia Autonoma di Trento, Milano e Monza e Brianza, superiori al 65%.

Mensa scolastica

Le province invece dove la percentuale di classi nella scuola primaria o secondaria di I grado a tempo pieno o prolungato è inferiore al 10% si trovano - ad eccezione di Rovigo (9,9%) e la Valle d’Aosta (2,6%) - nelle regioni del Sud e nelle Isole: Ragusa, Catania, Palermo, Siracusa, Campobasso, Isernia. In molti casi si tratta delle stesse province dove minore è anche l’offerta del servizio di refezione e, come per le mense, dove la percentuale di alunni che provengono da famiglie con livelli socioeconomici bassi è particolarmente elevata.

Sport e palestre

L’attività sportiva rappresenta non solo un’opportunità per lo svago, il benessere fisico e lo sviluppo socio-emotivo di bambini, bambine e adolescenti, ma anche un elemento fondamentale per rafforzare l’apprendimento.

L’assenza in molte istituzioni scolastiche di strutture sportive, come le palestre, potrebbe inficiare il successo delle iniziative di promozione dell’educazione sportiva a scuola, soprattutto in territori deprivati dove la scuola diviene unico presidio di offerta di opportunità per la pratica sportiva e l’educazione motoria. Meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado) sono infatti dotate di una palestra: il 41,5% delle scuole primarie, il 53,2% delle secondarie di primo grado e il 48,1% delle scuole secondarie di secondo grado.

Anche in questo caso, le disuguaglianze territoriali sono particolarmente marcate. A livello nazionale, tra le 10 province dove la percentuale di scuole primarie o secondarie di I o II grado provviste di palestre è uguale o inferiore al 30%36, ben 7 si trovano nelle regioni del Sud e delle Isole. Nello specifico, nelle province di Vibo Valentia, Catania, Catanzaro e Cosenza, la percentuale di scuole statali provviste di palestra è inferiore al 25%. Come per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno o prolungato, le province del Sud e delle Isole con un’offerta limitata di scuole con palestra hanno anche concentrazioni più elevate di alunni provenienti da famiglie in svantaggio socioeconomico.

Palestra scolastica

Allo stesso tempo però alcune province del Sud vanno in controtendenza, in particolare in Puglia: nella provincia di Barletta-Andria-Trani, ad esempio, dove circa un terzo degli alunni (30,3%) vive in famiglie socio-economicamente svantaggiate, il 72,9% delle scuole primarie o secondarie ha una palestra. Percentuali molto alte si registrano anche a Lecce (67,8%), Taranto (66,5%) e Bari (61,7%).

Molte province del Centro (in particolare in Toscana e Liguria) e del Nord rilevano percentuali di presenza di palestre superiori al 60%. In alcuni casi, la copertura si avvicina o supera il 70%, come nelle province di Prato (82,7%), Firenze (68,2%), Savona (67,9%) e Genova (67,8%).

Al contempo, si registrano anche al Nord delle carenze nell’offerta di palestre: ad esempio le province di Reggio Emilia, Ferrara e Gorizia conoscono percentuali inferiori al 30%.

Il Pnrr per colmare il gap

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), con una dotazione finanziaria di quasi 195 miliardi di euro, rappresenta un’occasione preziosa per l’Italia per ridurre i divari territoriali in termini di offerta educativa a scuola.

Le richieste di Save the Children al Governo:

"I fondi del PNRR della IV Missione, Istruzione e Ricerca, rappresentano un’occasione unica per contribuire ad abbattere i gravi divari educativi oggi esistenti nel Paese e garantire uguali opportunità a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti. Con l’allocazione di quote specifiche di risorse destinate al Sud e alle Isole, il PNRR si è posto l’obiettivo di arricchire in modo prioritario l’offerta di servizi, tempi e spazi educativi e ricreativi nelle regioni dove la povertà minorile è più marcata. Tuttavia, da una analisi puntuale della distribuzione provinciale delle risorse e dei programmi (su mense, tempo pieno e palestre), questo obiettivo di riequilibrio risulta al momento solo parzialmente raggiunto. Si rileva infatti una forte eterogeneità a livello provinciale – anche tra territori in condizioni di pari svantaggio educativo – circa la distribuzione delle risorse e la realizzazione degli interventi. Su queste difformità ha senz’altro pesato, in molti casi, la criticità di una assegnazione dei fondi attraverso bandi, in alcuni casi superata a favore di una più efficace attribuzione diretta ai territori più svantaggiati. Save the Children, insieme alle altre organizzazioni di tutela dei diritti, ha chiesto da tempo un intervento mirato alle aree a più alto tasso di povertà educativa."

Commenti
Alma Virgiliola Riganti

Siamo un Paese arretrato; abbiamo ricevuto dalla C.E. molti soldi da spendere con il PNNRR e non siamo in grado di presentare Piani Complessi in Europa. Certo! Non abbiamo persone valide in tutti i Comuni: dobbiamo assumere "professionisti esterni". Poi inviamo in Europa il Ministro Fitto che non e' stato in grado di "approntare" e quindi spendere neppure un 1/4 delle risorse del PNRR. Che delusione!!! Ora dobbiamo "riesumare" il dottor Draghi", con il suo dossier di piu' di 400 pagine per dire come si deve muovere l' Europa. Ma dove sono i "giovani" capaci e meritevoli??? Si sono trasferiti in altre Nazioni o proprio non ne abbiamo in tutta Italia??? E' brutto essere coscienti di quale indirizzo vacuo e vuoto sta prendendo la nostra politica economica e sociale. E' uno strazio.

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