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Ucraina, Draghi: "L'Italia è pronta a mandare 3.400 soldati"

L'Europa però preferisce insistere sulle sanzioni, che saranno durissime nei confronti di Mosca.

Ucraina, Draghi: "L'Italia è pronta a mandare 3.400 soldati"
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Il presidente ucraino Volodymir Zelensky nelle scorse ore aveva lamentato l'assenza delle forze della Nato, lanciando un'accusa ben precisa: "Ci avete lasciati da soli a combattere". Una sollecitazione cui l'Italia è pronta a reagire: il premier Mario Draghi, nel corso dell'informativa data prima alla Camera e poi al Senato, ha parlato di 3.400 soldati pronti a partire dal nostro Paese per raggiungere Kiev o i Paesi circostanti.

Ucraina, l'Italia è pronta a inviare 3.400 soldati nelle zone di guerra

Il presidente del Consiglio ha risposto alla sollecitazione arrivata da Kiev:

"Le forze saranno impiegate nell’area di responsabilità della Nato e non c’è nessuna autorizzazione implicita dell’attraversamento dei confini. L’Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell’architettura di sicurezza europea.
Voglio ringraziare il ministro Guerini e le nostre forze armate per la loro prontezza e la loro preparazione".

I tempi, però, sono molto stretti, visto che i soldati russi sono arrivati nella capitale già oggi, venerdì 25 febbraio 2022, e la presa di Kiev non sembra molto lontana.

Dialogo impossibile

Draghi è tornato poi sulle difficoltà di un dialogo con il Cremlino, che già aveva sottolineato nei giorni scorsi:

"Il Governo italiano ha sempre auspicato, insieme ai suoi partner internazionali, di risolvere la crisi in modo pacifico e attraverso la diplomazia. Qualsiasi dialogo, però, deve essere sincero e soprattutto utile. Le violenze di questa settimana da parte della Russia rendono un dialogo di questo tipo nei fatti impossibile. La nostra priorità oggi deve essere rafforzare la sicurezza del nostro continente e applicare la massima pressione sulla Russia perché ritiri le truppe e ritorni al tavolo dei negoziati".

Le sanzioni

L'Europa, però, più che a un intervento militare, è più propensa a inasprire le sanzioni, anche se pare che la Russia non si curi particolarmente di questa minaccia:

"Per quanto riguarda le sanzioni, l’Italia è perfettamente in linea con gli altri Paesi dell’Unione Europea, primi tra tutti Francia e Germania.  Le misure sono state coordinate insieme ai nostri partner del G7, con i quali condividiamo pienamente strategia e obiettivi".

"Mercoledì sono state formalmente approvate le prime misure restrittive verso la Russia, in relazione alla decisione di riconoscere l’indipendenza dei territori di Donetsk e Lugansk. Queste misure consistono nel bando alle importazioni e alle esportazioni da entità separatiste, sul modello di quanto fatto nel 2014 in risposta all’annessione illegale della Crimea;  in sanzioni economiche e finanziarie alla Russia, come il divieto di rifinanziamento del debito sovrano sul mercato secondario e il congelamento di asset di tre istituti bancari;  sanzioni mirate nei confronti di individui e entità, come gli oltre 300 membri della Duma che hanno proposto il riconoscimento dei territori separatisti e che hanno votato a favore".

"In seguito all’invasione russa degli scorsi giorni, nel Consiglio Europeo di ieri abbiamo approvato misure molto più stringenti e incisive, che erano in preparazione da settimane. I relativi atti legislativi sono discussi in queste ore a Bruxelles, e per questo non posso renderne conto in modo esaustivo. Saranno finalizzati e adottati in tempi rapidissimi".

"Queste sanzioni includono misure finanziarie, come il divieto di rifinanziamento per banche e imprese pubbliche in Russia, e il blocco di nuovi depositi bancari dalla Russia verso istituti di credito dell’Unione Europea; misure sul settore dell’energia, mirate a impedire il trasferimento di tecnologie avanzate, usate soprattutto per la raffinazione del petrolio; misure sul settore dei trasporti, come il divieto di esportazione esteso a tutti i beni, le tecnologie, i servizi destinati al settore aereo; un blocco dei finanziamenti per nuovi investimenti in Russia e altre misure di controllo delle esportazioni;  la sospensione degli accordi di facilitazione dei visti per passaporti diplomatici e di servizio russi. Prevediamo inoltre un secondo “pacchetto” che includa membri della Duma non ancora sanzionati".

La telefonata mancata (e la commozione di Draghi)

In Parlamento il premier si è commosso parlando del presidente Zelensky.

"È stato un momento veramente drammatico quello della connessione con il Presidente Zelensky. È nascosto in qualche parte di Kiev. Ha detto che lui non ha più tempo, che l’Ucraina non ha più tempo, che lui e la sua famiglia sono l’obiettivo delle forze di invasione russa. È stato un momento drammatico che ha colpito tutti i partecipanti al Consiglio europeo. Oggi, stamattina prima di venire qua, mi ha cercato, abbiamo fissato un appuntamento telefonico, per le 9.30, ma non è stato possibile poi fare la telefonata perché il Presidente Zelensky non era più disponibile".

Zelensky, poco dopo, ha "risposto" con un tweet piuttosto polemico:

"Oggi alle porte di Chernihiv, Hostomel and Melitopol c'erano durissimi combattimenti. Ci sono stati dei morti. La prossima volta proverà a spostare le scadenze della guerra per parlare a Mario Draghi a un orario specifico. Nel frattempo, l'Ucraina continua a combattere per il suo popolo".

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